FISCO: Più indipendenza per i giudici tributari (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Più indipendenza per i giudici tributari

Sab. 23 – Torino. Nessuna pregiudiziale. Ma grande attenzione al dibattito in corso sulla riforma del processo tributario e dei suoi organi giudicanti. A Torino il primo convegno nazionale sotto le insegne del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Un appuntamento che arriva a pochi mesi dalla possibile revisione della disciplina del processo tributario e che propone le relazioni sulle principali novità del 2016, dalla nuova formulazione dell’abuso di diritto, alle novità per conciliazione e strumenti deflattivi del contenzioso, fino all’impugnabilità e la riforma del sistema sanzionatorio. Un appuntamento dove però si impone il tema della futura riforma del giudice tributario, come ricorda in apertura Mario Cavallaro, presidente di Giustizia tributaria: «La giustizia tributaria rappresenta un ambito rilevante per il Paese, consideriamo le 289mila sentenze del 2015 e i 30 miliardi di valore dei contenziosi attualmente pendenti. Preoccupa allora l’ipotesi di trasferire tale materia a un sistema di giustizia e a un ordinamento che ha carichi pendenti importanti» ricorda Cavallaro. Questo il primo dei nodi secondo i giudici tributari – «si è parlato di assumere 750 magistrati, ce ne vorrebbero almeno 1.000-1.250» aggiunge Cavallaro – accanto all’ipotesi di un giudice monocratico per il primo grado e alla possibile abolizione delle commissioni tributarie provinciali e regionali.
Il cantiere è aperto. Per i commercialisti la posizione è espressa dal presidente Gerardo Longobardi: «I futuri organi giudicanti, quale sia la denominazione o la collocazione che si voglia dar loro, dovrebbero continuare a essere composti da giudici “togati” e giudici “laici”, tutti insieme, indistintamente, inclusi nel ruolo dei magistrati tributari a tempo pieno». Un passaggio chiave ribadito in questa fase di dibattito politico «in cui i professionisti – aggiunge il consigliere Luigi Mandolesi, delegato nazionale per la fiscalità – pretendono di essere coinvolti». Condivisa dunque la necessità di introdurre nella giustizia tributaria la figura del un giudice a tempo pieno, professionale, «in grado di assicurare autonomia, terzietà e indipendenza della funzione giudicante, oltre che una maggiore produttività. Ma giudice a tempo pieno non equivale a dire giudice togato». Secondo i commercialisti, dunque, sarebbe rischioso abolire le commissioni tributarie. Serve invece andare in una direzione di maggiore indipendenza, professionalità e autorevolezza, mantenendo una composizione mista, «che consente un approccio multidisciplinare e un apprezzabile livello di competenze specifiche» conclude Longobardi.
Il tema dell’autorevolezza degli organi giudicanti è al centro dell’intervento del consigliere del Cpgt, Alfredo Montagna, che parla di doveri di vigilanza sulle regole deontologiche non adempiuti in passato. «Abbiamo offerto il fianco a un attacco – sottolinea – e gli scandali emersi in passato lo dimostrano. Senza formazione e senza deontologia non c’è professionalità». Filomena Greco

Foto del profilo di Andrea Gentile

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