FISCO: Sanatoria a pagamento per i vecchi reati (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Delega fiscale. Oggi in Consiglio dei ministri il secondo passaggio per i decreti su abuso del diritto, internazionalizzazione e fattura elettronica

Sanatoria a pagamento per i vecchi reati

 

ROMA. La voluntary disclosure allarga il raggio d’azione ma a caro prezzo. Chi vorrà ottenere la protezione penale anche sugli anni d’imposta per cui sono già decaduti i termini di accertamento potrà farlo, ma pagando le tasse e le sanzioni (seppur con lo sconto) dovute.

Oltre ai chiarimenti della circolare 27/E/2015 pubblicata ieri, il Governo prova a sbloccare la partita del rientro dei capitali con una norma ad hoc nel decreto sulla certezza del diritto che approda oggi in seconda lettura in Consiglio dei ministri insieme agli altri due provvedimenti su internazionalizzazione e fattura elettronica estesa ai privati. Un passaggio necessario per recepire le indicazioni delle commissioni parlamentari a cui poi i testi torneranno per un altro parere sprint entro una decina di giorni, che consentirebbe di approvare definitivamente i tre decreti legislativi prima della pausa estiva.

Nel Dlgs sulla certezza del diritto, che contiene la delimitazione dell’abuso del diritto molto attesa da imprese e professionisti e si prevede ora che l’interpello vada presentato prima della dichiarazione dei redditi o dei versamenti, entra anche la possibilità di sanare attività, imponibili, imposte e ritenute relativi ad annualità per le quali sono scaduti i termini per la notifica degli atti del fisco con la pretesa impositiva o sanzionatoria. In sostanza, chi vorrà ottenere i vantaggi della voluntary per gli anni precedenti al 2009 (attualmente preclusi) potrà salire sul treno della collaborazione volontaria e garantirsi così una copertura sugli stessi reati tributari «protetti» dalla procedura, naturalmente senza sconti sulle imposte dovute. È una delle novità dell’ultima ora che fa il paio con il chiarimento più dettagliato sulla disciplina del raddoppio dei termini. Il primo schema di Dlgs trasmesso alle Camere prevedeva, infatti, che il raddoppio dei termini di accertamento per imposte sui redditi e Iva in presenza di reati tributari dovesse scattare solo per i casi di presentazione delle denunce da parte dell’«amministrazione finanziaria» entro la scadenza ordinaria (quattro anni o cinque per l’omessa dichiarazione) e che fossero fatti salvi gli effetti degli «atti impositivi» notificati alla data di entrata in vigore del decreto legislativo. Due indicazioni, tra l’altro, che recepiscono quanto previsto dalla delega (legge 23/2014, articolo 8, comma 2) anche per evitare un uso strumentale della denuncia di reato solo per accedere ai tempi supplementari per chiudere le rettifiche.

Le commissioni di Camera e Senato hanno chiesto al Governo nei pareri di precisare che nella dizione di «amministrazione finanziaria» fossero ricomprese anche le denunce della Guardia di Finanza e di chiarire il concetto di «atti impositivi» per evitare di cancellare con un colpo di spugna gli atti di controllo chiusi con i processi verbali di constatazione. La nuova formulazione sul periodo transitorio in arrivo oggi in Cdm dovrebbe venire incontro a queste richieste e salvare non solo accertamenti, contestazioni di sanzioni e rettifiche delle Entrate. Ma attenzione perché sarà prevista un’ulteriore condizione: salvi sì gli atti di controllo ma a patto che poi vengano tradotti in veri e propri accertamenti o atti di contestazione sanzioni o di rettifica dalle Entrate entro la fine dell’anno.

Un chiarimento tra atti di controllo e accertamento che potrebbe anche portare a maggiori certezze per chi intende aderire alla voluntary disclosure. Le troppe incognite si sono trasformate finora in un fattore frenante. Non a caso, le istanze presentate quando mancano due mesi e mezzo dal termine ultimo (30 settembre) si aggirano intorno a un paio di migliaia, tra l’altro concentrate in appena tre regioni: Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. E anche se il gettito stimato formalmente da tutta l’operazione è di appena un euro, va ricordato come 671 milioni siano stati già prenotati dal decreto Milleproroghe (Dl 192/2014) per evitare l’aumento delle accise su benzina e carburanti dal 1° gennaio scorso. Marco Mobili Giovanni Parente

 

 

 

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