IL SOLE 24 ORE
Studi di settore, l’addio riduce i dati da inviare al Fisco
Pagella di affidabilità calcolata su 8 anni
ROMA. C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico. Nel futuro degli studi di settore, o meglio degli indicatori di compliance, ci sarà uno sguardo molto più profondo sul passato. La pagella sulla fedeltà fiscale del contribuente sarà costruita, infatti, sulla base dei valori dichiarati dai contribuenti di ciascuno studio per otto anni. Un modo per arrivare a degli indici più stabili e allo stesso tempo più affidabili rispetto all’effettiva situazione economica dell’impresa. Questo perché un arco temporale più lungo dovrebbe consentire di sfumare eventuali anomalie registrate in un singolo anno nel settore di applicazione dello studio. Ecco perché la fedeltà e la veridicità dei dati dichiarati in passato si trasforma in un assist utile sia al contribuente stesso sia al settore di appartenenza.
Il progetto di revisione presentato da Sose e agenzia delle Entrate alle associazioni di categoria (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) punta a incentivare l’adeguamento spontaneo anche con lo stimolo dei vantaggi del regime premiale. Il “termometro della compliance” ideato per superare gli studi di settore dovrebbe servire proprio a graduare l’affidabilità fiscale, in modo da garantire a imprese e magari anche ai professionisti (finora sempre esclusi dal regime premiale) più virtuosi i benefici di un percorso accelerato per i rimborsi fiscali, l’esclusione da alcuni tipi di controlli e la riduzione dei termini di accertamento. Tutto dipenderà da come – molto probabilmente nella prossima legge di Bilancio – sarà effettuata la correlazione tra livello dell’indice raggiunto (che va da 1 a 10) e riconoscimento dei vantaggi. Anche per questo la Cna ieri è tornata ad auspicare che siano previsti almeno due diversi livelli di premialità.
In attesa però che il progetto di riforma raggiunga una piena convergenza anche alla luce di eventuali altre proposte che potrebbero arrivare, il processo di semplificazione per il prossimo anno si è già messo in moto. L’agenzia delle Entrate ieri sera ha pubblicato sul proprio sito istituzionale le bozze dei modelli per gli studi di settore da utilizzare il prossimo anno in riferimento, quindi, al periodo d’imposta. La novità principale è rappresentata dal drastico taglio di informazioni richieste ai contribuenti. Ad esempio considerando lo studio relativo al commercio al dettaglio di strumenti musicali e spartiti i campi in meno da compilare sono addirittura 30. Con un doppio vantaggio. Da un lato, il minor tempo richiesto alle imprese e ai professionisti che li assistono nel reperimento dei dati e nell’individuazione dell’esatta collocazione. Dall’altro, la possibilità di minimizzare il rischio di errori nella compilazione anche alla luce di un quadro sanzionatorio che a riguardo è diventato molto più rigoroso nell’ultimo anno.
Una riduzione delle informazioni richieste che dovrebbe essere garantita sia con la già annunciata diminuzione del numero degli studi di settore esistenti attraverso una serie di accorpamenti, sia attraverso una contrazione dei cluster (termine tecnico che indica i gruppi omogenei di elaborazioni statistiche) .
A questo si aggiunge un’ulteriore spinta alla compliance nel solco del «cambia verso» inaugurato dalla legge di Stabilità 2015 e finalizzato a incentivare l’adeguamento spontaneo anche attraverso una maggiore convenienza (e più tempo a disposizione) per il ravvedimento operoso. Così le Entrate hanno implementato i dati disponibili con riferimento all’anno d’imposta 2014. Oltre a quelle già presenti – come sottolineato da una nota dell’Agenzia – potranno essere consultati le anomalie telematiche, gli inviti a presentare i modelli, le risposte alle comunicazioni di anomalie da studi di settore e le segnalazioni presentate dai contribuenti utilizzando il software ad hoc sviluppato proprio per questo tipo di finalità. Marco Mobili Giovanni Parente