FISCO: Voluntary, calcoli in appalto (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

La scadenza è sempre più vicina. Spesso i conteggi affidati in outsourcing a grandi società

Voluntary, calcoli in appalto

E gli studi professionali ritoccano le parcelle al rialzo

La voluntary disclosure alza i prezzi. In attesa di una proroga ancora dai contorni piuttosto incerti e con la scadenza del 30 settembre (termine per aderire alla procedura) che si avvicina, chi decide oggi di avvalersi della collaborazione volontaria va incontro a preventivi più elevati da parte dei professionisti.

Tempo e risorse dei professionisti sono infatti sempre più scarsi. E per ottomizzarli, nelle ultime settimane, si sta verificando un ulteriore fenomeno, vale a dire l’appalto dei conteggi (ossia la fase più complessa della procedura) da parte degli studi professionali medio-piccoli alle realtà di consulenza più grandi e strutturate, che hanno sviluppato in questi mesi software in grado di automatizzare (almeno in parte) il calcolo dei redditi di capitale e diversi derivanti dagli asset finanziari detenuti all’estero. I costi dei calcoli in esterna variano in proporzione alla consistenza del patrimonio oggetto di regolarizzazione: si passa dai 3-5 mila euro per le pratiche fino ai 2 milioni di euro (che potenzialmente potrebbero rientrare nel meccanismo forfettario) ai 10-15 mila euro per quelle di valore superiore, secondo quanto previsto per esempio da un contratto di incarico che ItaliaOggi ha avuto modo di consultare. Naturalmente le cifre sono indicative e devono essere adeguate a ogni singola procedura, dal momento che intervengono fattori ulteriori quali il numero delle operazioni, la presenza di uno o più intermediari depositari, il periodo temporale oggetto di mappatura. In taluni casi subentra anche un ulteriore soggetto in «subappalto», previamente indicato nel contratto di consulenza, al quale vengono delegati in tutto o in parte i calcoli. A farsi carico dell’adeguata verifica e degli adempimenti antiriciclaggio dovrebbe essere sempre il professionista committente, che a sua volta ribalterà il costo dei conteggi in outsourcing sul proprio cliente.

Anche a causa del ritardo nell’approvazione del decreto sulla certezza del diritto, contenente la nuova disciplina del raddoppio dei termini, la maggior parte delle pratiche giace infatti ancora nei cassetti dei professionisti da diversi mesi. Ciò ha «ingolfato» il lavoro di molti studi, che si ritrovano con tanti fascicoli di disclosure in carico e nuovi clienti che bussano alla porta, due mesi di tempo (con in mezzo le ferie estive) e una certa difficoltà a effettuare un recruitment mirato in tempo così ristretti. Alcune realtà hanno fissato delle asticelle di valore al di sotto delle quali non vengono accettati più mandati, altre addirittura non acquisiscono ulteriori incarichi rispetto a quelli già presi (si veda ItaliaOggi del 9 aprile 2015).

A ciò deve aggiungersi il fatto che le banche estere impiegano in media dalle 4 alle 6 settimane per rispondere alla richiesta della documentazione di supporto alla voluntary disclosure. Estratti conto e rendiconti, peraltro, possono costare da 500 a 2.500 mila euro per ogni annualità oggetto della procedura, e ciò fa salire ulteriormente il costo della regolarizzazione (specie in presenza di più intermediari). Al di là dell’onere economico, chi si attiva soltanto ora potrebbe essere fuori tempo massimo rispetto alla scadenza ordinaria del 30 settembre, entro la quale istanza, relazione e documenti dovranno essere inviati all’Agenzia delle entrate (salvo eventuali proroghe).

Senza dimenticare che, per i patrimoni di minore consistenza, le best practice professionali suggeriscono di effettuare le simulazioni di disclosure forfetaria e analitica, al fine di valutare ex post quale strada sia più conveniente. Il metodo a forfait, infatti, prevede l’applicazione di un’imposta sui rendimenti pari al 27% su un rendimento presunto del 5% annuo. Un tasso attivo elevato, difficilmente raggiunto soprattutto dai piccoli portafogli, che con il metodo analitico in molti casi pagherebbero meno imposte rispetto all’1,375% annuo previsto dal forfettario, ma una parcella del professionista maggiore. I calcoli di convenienza vanno operati caso per caso. Fabio Tassi 

 

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