Giudici diventate mamme a Vicenza negli ultimi due anni
Le sentenze si discutono da casa
Webcam per le giudici-mamma
L`iniziativa del Tribunale di Vicenza. «Così si conciliano famiglia e lavoro»
VICENZA. C`è la cameretta del bambino, i pannolini, le pappe e tutto il resto. E accanto un`altra stanza, con il computer e la webcam accesa. Mamma
oggi lavora da lì, in casa, a pochi metri dal suo bambino. Partecipa a una video conferenza e si confronta con i suoi due colleghi, riuniti in una sala piena di schermi e telecamere.
Sembra una storia di «normale» telelavoro. E invece no. Perché la donna a casa è un giudice che, dialogando a distanza con gli altri togati del
Collegio, sta decidendo quale sia la sentenza più equa in un processo civile. E la novità introdotta dal Tribunale di Vicenza, che ha l`obiettivo di salvaguardare il rapporto tra le mamme-magistrato e i loro bambini. Il tutto, si spera, migliorando la produttività. Al centro del progetto, la sala allestita al secondo piano del Palazzo di Giustizia. All`interno si svolgono le camere di
consiglio, quando al termine delle udienze i giudici si ritirano per stabilire chi abbia torto e chi ragione. Il presidente del tribunale, Alberto Rizzo, ha fatto installare un sistema che trasmette le immagini attraverso una piattaforma chiamata «Linch», superprotetta e a prova di hacker. In questo modo,
uno dei togati può collegarsi dall`esterno utilizzando un computer portatile (munito di webcam) e partecipare alla camera di consiglio, discutendo con i colleghi come farebbe se fosse presente.
L`idea è di consentire ai giudici con figli piccoli di lavorare da casa qualora il bambino abbia bisogno di assistenza, ad esempio quand`è malato. «Funzionerà soltanto per i procedimenti civili» precisa Rizzo. Lo scopo è evidente: «Rispettare il ruolo e le esigenze di una mamma, significa anche metterla nelle condizioni di poter lavorare con serenità, senza dover rinunciare ad accudire i propri figli in caso di necessità».
Naturalmente ci sono alcune regole da rispettare, a cominciare dal fatto che nessuno dovrà avere accesso alla stanza durante la «diretta» da casa. Ma i vantaggi non ricadono soltanto sui magistrati: aziende e cittadini coinvolti nelle cause giudiziarie non rischieranno di trovarsi alle prese con i rinvii dovuti all`assenza di un componente del Collegio. Insomma, sentenze più rapide.
Negli ultimi due anni, cinque giudici del Tribunale di Vicenza sono diventate mamme. Tra queste, c`è Martina Rispoli: «Si può essere una brava madre, presente nei momenti che contano, senza per questo dover rinunciare a impegnarsi nel proprio lavoro. Perciò è positivo che chi torna dal congedo
di maternità abbia la possibilità, in situazioni di emergenza, di lavorare da casa».
Ed è solo il primo passo. Tra poche settimane, in un`ala del seminterrato dello stesso tribunale, aprirà un asilo destinato ai figli di magistrati,
avvocati e di tutti i professionisti che ogni giorno frequentano il Palazzo di Giustizia. Il presidente Rizzo ne fa una questione di principio: «Dimostreremo che famiglia e carriera non sono due ambizioni in contrasto tra loro». Andrea Priante