IL GIORNALE
Cause tra aziende, il sospetto è l’arbitro
L’ultimo caso a Milano: guerra tra Siram e Gestione integrata, che ricusa l’esperto super partes
Milano – Arbitri, ma non di calcio. Decidono contenziosi tra aziende che valgono milioni, persino miliardi di euro.
In cambio di parcelle stellari offrono una merce sempre più rara: l’imparzialità. Purtroppo però sta capitando sempre più spesso che l’arbitro venga ricusato (cioè, messo in discussione) da una delle parti in causa. E quindi sottoposto lui stesso a un giudizio.
L’episodio più recente è appena approdato al Tribunale civile di Milano. In ballo c’è una montagna di denaro. A darsi battaglia sono la multinazionale francese Siram e Gestione Integrata, società del gruppo piemontese Sti spa. Gestione Integrata è il promotore dell’arbitrato, chiede i danni alla controparte per 300 milioni di euro a causa di un controverso acquisto di ramo d’azienda. Ma non è questo il punto. Il punto è che l’arbitro super partes non piace a Gestione Integrata. Che l’ha appunto ricusato. Si tratta del professor Luigi Arturo Bianchi, avvocato molto quotato in città e docente alla Bocconi. Bianchi è stato designato dalla corte d’Appello milanese a presiedere il collegio arbitrale. Ma, secondo il ricusatore non sarebbe affatto indipendente. Avrebbe cioè avuto in passato rapporti (professionali o personali, non è dato sapere) con Siram. A decidere sulla rimozione o meno di Bianchi sarà la Settima sezione del Tribunale civile. L’udienza è fissata per il 13 giugno.
Perdendo il prestigioso incarico, il docente avvocato perderebbe anche l’onorario da centinaia di migliaia di euro. Il compenso degli arbitri infatti è proporzionato al valore della causa «madre». Non è solo la materia iper tecnica a rendere difficile la decisione del giudice. Ma anche le ragioni in campo. Da una parte l’istanza di ricusazione, depositata lo scorso 11 maggio alla sezione Volontaria giurisdizione, deve essere motivata. Gestione Integrata quindi, seguita dallo studio legale Rappazzo di Roma, ritiene di avere basi solide per considerare Bianchi non imparziale. Dall’altra – sostengono alcuni arbitri – la ricusazione è il tentativo spesso pretestuoso di una parte di liberarsi di un esperto non gradito.
C’è un precedente recente, sempre a Milano, che si è chiuso a sfavore dell’arbitro presidente ricusato. In questo caso la disputa vede contro la compagnia di assicurazioni americana AmTrust e il suo ex agente generale in Italia Antonio Somma. E vale – come ha riportato il Corriere della Sera – ben 2,9 miliardi di euro (3,9 milioni il compenso stabilito per gli arbitri). AmTrust ha ricusato il presidente del collegio Marco Lacchini, docente, prorettore all’università di Cassino e sindaco di Eni. Al loro arco gli statunitensi avevano alcune registrazioni in cui Somma avrebbe ammesso di poter pilotare a suo piacimento il cattedratico, in cambio di una percentuale sulla causa vinta. Il 6 maggio scorso il giudice civile Laura Cosentini ha dato ragione all’assicurazione e ha rimosso Lacchini dall’incarico. Non è entrata nel merito della presunta corruzione dell’arbitro. Ma ha stabilito che ormai c’è «grave inimicizia» tra lui e una delle parti. Visto tra l’altro che AmTrust ha citato Somma e Lacchini in nuove cause. In questo modo l’arbitrato sarà deciso da un altro esperto, che deve essere ancora nominato. Intanto il professore di Economia aziendale ci rimette un bonus milionario e il «collega» Bianchi spera in meglio.