IL SOLE 24 ORE
Dl giustizia civile. Testo blindato alla Camera – Voto finale tra domani e venerdì, poi Senato
Sui nuovi fallimenti il governo mette la fiducia
Sul 20% e silenzio assenso la partita è ormai chiusa
Milano. Il Governo metterà la fiducia sulla legge di conversione del decreto legge sulla giustizia civile. A confermarlo è lo stesso relatore, David Ermini, responsabile giustizia del Pd: «scelta opportuna. Il regolamento della Camera non prevede un contingentamento dei tempi per la discussione sui decreti legge. A questo punto, davanti a centinaia di emendamenti presentati, la dilatazione dei tempi di approvazione sarebbe stata eccessiva)». Particolarmente agguerriti i parlamentari del Movimento 5 Stelle che in Aula, nel corso del pomeriggio, hanno iniziato e proseguito con l’ostruzionismo. Al centro della contestazione soprattutto l’inserimento nel testo del decreto della norma salva Ilva, dopo che, anche in questo caso per ragione di tempi, il Governo aveva deciso di spacchettare l’originario decreto sulle imprese di rilevanza nazionale (norma Ilva nel decreto giustizia e norma Fincantieri nel decreto enti locali).
Il voto finale della Camera sul testo è atteso tra la serata di domani e venerdì, ma le norme sono di fatto blindate: le uniche due correzioni dell’ultimissima ora, sollecitate dalla commissione Bilancio, hanno riguardato il processo telematico e i suoi costi. Da parte di Ermini non c’è stata disponibilità ad accogliere emendamenti presentati anche da esponenti “di peso” dello stesso Pd. Segnatamente quelli di Yoram Gutgled, consigliere del premier Matteo Renzi, tesi a sopprimere le due modifiche di maggiore spessore introdotte dalla commissione Giustizia sul fronte dei concordati preventivi: il ritorno di una percentuale minima di soddisfazione per i creditori chirografari (20%) nel concordato liquidatorio e la cancellazione della disposizione della Legge fallimentare sul silenzio assenso che consente (consentiva?) di conteggiare tra i favorevoli al piano di concordato quei creditori che non avessero manifestato un dissenso.
Alle due misure, al centro delle polemiche di queste ore, dopo la loro approvazione con un blitz notturno, ma a larga maggioranza, in commissione, si attribuisce da settori della magistratura e dalle imprese un valore sia simbolico sia pratico. Sul primo versante, rappresentano il segnale di un riequilibrio della Legge fallimentare che molto (troppo?) ha scommesso in questi anni su un’impostazione mercatista in nome della quale il mercato trova sempre un suo punto di sintesi tra esigenze dei creditori, tra loro, e posizione dell’imprenditore-debitore; sul secondo, viene certo incontro, in una realtà che testimonia di plurimi piani di concordato con pagamenti irrisori dei creditori oltretutto a scadenze bibliche, alle richieste di quelle tante piccole e medie imprese che hanno visto un utilizzo spregiudicato del concordato, anche come strumento di concorrenza sleale.
Se però le due norme hanno polarizzato l’attenzione in questi giorni, altre non vanno ignorate e sono anch’esse assai significative, ma solo un po’ più note. Vanno annoverate in questo contesto, le disposizioni sulla presentazione di piani concorrenti di concordato, come pure sul via libera offerte in competizione per la cessione di asset aziendali; o ancora sull’accordo di ristrutturazione con controparti intermediari finanziari e sulla convenzione di moratoria.
E ancora, per quanto riguarda i curatori, la disposizione introdotta anch’essa in commissione che ancora la nomina del curatore ai rapporti riepilogativi già previsti dalla Legge fallimentare.
Ma nel testo sono comprese anche misure per agevolare la fase di esecuzione, rendendo finalmente possibile la ricerca dei beni dei debiti sulle banche dati pubbliche; disposizioni di organizzazione giudiziaria sui giudici di pace e la riqualificazione del personale. Confermate le misure sul trattamento temporale delle esposizioni delle banche. Giovanni Negri