IL SOLE 24 ORE
Restano irrisolti i problemi strutturali
di Giovanni Negri
La fine era nota. Ma non per questo del tutto soddisfacente. La proroga del mantenimento in servizio dei vertici degli uffici giudiziari investe alla fine soprattutto la Corte di cassazione, la magistratura amministrativa e quella contabile. Misura di buon senso si dirà ora, alla quale il ministro della Giustizia Andrea Orlando avrebbe preferito non arrivare e che comunque solleva le perplessità anche dell’Anm, pur rimediando al vuoto che si sarebbe venuto a creare in snodi assai delicati nell’esercizio della giurisdizione. E tuttavia, misura che conferma una delle più ricorrenti accuse al nostro legislatore, quella di essere assai poco attento alle conseguenze dei propri interventi di riforma. Magari anche meritevoli.
Così, se un abbassamento dell’età pensionabile dei magistrati a 70 anni è misura senza dubbio condivisibile, tra l’altro sta portando a uno svecchiamento ampio e sostanziale dei ruoli apicali, alla prova dei fatti, è emersa l’assenza di gradualità e la mancata previsione dell’impasse cui si sarebbero esposti gli uffici, malgrado l’oggettivo impegno del Csm. Conseguenze improvvide che, a essere sinceri, emersero subito. Costringendo a interventi d’urgenza. Quella deliberata ieri non è infatti la prima proroga: altre due l’hanno preceduta nel 2014 e nel 2015.
A mancare nel decreto, inoltre, sono interventi più strutturali che pure in un primo tempo erano stati inseriti. Per fare un esempio, l’emergenza Cassazione non riguarda solo presidenza e procura ma i carichi di lavoro, soprattutto sul versante fiscale, e l’arretrato. Per questo si era pensato a misure procedurali per accelerare il giudizio di legittimità e a un reclutamento straordinario di giudici per smaltire lo stock di controversie tributarie mentre, sul civile, era apparsa, ancora una volta, la tentazione di un’estensione del procedimento sommario di cognizione. Poco è rimasto del piano iniziale. Solo una chance di utilizzo nei collegi dei consiglieri del massimario, un taglio dei tirocini e più garanzie di permanenza in servizio per chi intende concorrere per le funzioni direttive e semidirettive. Forse troppo poco; certo non abbastanza.