Costi della politica Ma non solo. Acceso confronto anche sul rinnovamento degli organi dirigenti. Nel mirino della base, oltre 250 mila professionisti, il Consiglio nazionale forense. Accusato di fare l’asso pigliatutto. Pansini, presidente dell’Anf: “Ma è normale che il Cnf decida di fare un giornale con i soldi degli avvocati o di attribuirsi gettoni senza dare conto a nessuno?” di Ilaria Proietti | 7 ottobre 2016 Al Congresso nazionale degli avvocati di Rimini volano gli stracci. L’atmosfera è quella della resa dei conti. “Lo spargimento di sangue non è previsto in questo congresso. Almeno me lo auguro, se l’intenzione è che si tratti del mio”, ha detto il presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf), Andrea Mascherin aprendo i lavori. Con un intervento che non ha risparmiato le consuete critiche all’Associazione nazionale magistrati e ai giornalisti. Ma anche ai processi in tv: “Non è possibile assistere a indagini in diretta. Che quanto ad ospitate, tra criminologhe e sociologhe, è come vedere ‘Colpo grosso’”, ha detto riferendosi alla trasmissione cult degli anni ’80, per gli amanti del genere scollacciato. Ma nel mirino ci sono soprattutto i nemici interni. “Cercare di bloccare le novità è sbagliato oltre che indecoroso”, ha detto senza mezzi termini contro le voci polemiche. E non solo per via del legame strettissimo tra il Cfn, che ha la rappresentanza istituzionale dell’Avvocatura, e il ministero della Giustizia. “Il Consiglio nazionale forense è eletto con un meccanismo antico, indiretto e lontano dalla base che dice di rappresentare come dimostrano le ultime scelte contestate dall’avvocatura. Una per tutte quella di lanciarsi in un’avventura editoriale, costosa, e al momento in perdita economica”, ha detto Mirella Casiello, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua), la rappresentanza ‘politica’ delle toghe quale espressione diretta del Congresso. E che senza troppi giri di parole ha tirato in ballo i costi, coperti con i soldi degli avvocati, per tenere a battesimo il quotidiano ‘il Dubbio’ di Piero Sansonetti.
Ma in realtà, in discussione, è proprio il dualismo tra Consiglio nazionale e l’Organismo unitario. Destinato, quest’ultimo ad essere cannibalizzato o quasi, se dovesse passare il progetto di riforma della rappresentanza delle 250 mila toghe italiane. “L’Oua ha fatto il suo tempo”, ha detto il presidente del Consiglio dell’Ordine di Roma, Mauro Vaglio. Che ha fatto eco ad un altro presidente di peso. Quello dell’Ordine di Genova, Alessandro Vaccaro: “La nuova legge professionale riconosce la rappresentanza dell’Avvocatura esclusivamente al Cnf e ai Consigli dell’Ordine”. Per l’Oua, il trentatreesimo Congresso rischia di essere fatale. “L’avvocatura non vuole arroccamenti elitari, ha altre esigenze. Mi sta bene che il Consiglio nazionale forense si prenda la rappresentanza di tutte le 250 mila toghe italiane. Ma solo se viene eletto da noi. Oggi non è così: viene nominato dai Consigli dell’Ordine. E dunque, se sbaglia, non lo possiamo neppure cacciare”, commenta il presidente dell’Associazione nazionale forense, Gigi Pansini con ilfattoquotidiano.it. Che di Mascherin è una specie di spina nel fianco: “Ma è normale che il Cnf legiferi, amministri e poi giudichi dei propri atti? E’ normale che decida di fare un giornale con i soldi degli avvocati o di attribuirsi gettoni senza dare conto a nessuno?”, tuona Pansini che non ce l’ha con Mascherin. Ma con la sua idea della professione. “Un’idea ottocentesca, di quando gli avvocati erano pochi e contavano molto. Ecco, quella figura di avvocato lì, non esiste più”.