IMMIGRAZIONE: Controlli Ue, al via il test in Sicilia (Il Sole 24 Ore)

Controlli Ue, al via il test in Sicilia

ROMA. Parte la sperimentazione dei punti di sbarco immigrati così come li vuole l’Unione europea. Il ministero dell’Interno accelera: forse già lunedì sarà decisa la sede – in Sicilia, probabilmente Pozzallo – del primo porto dove l’approdo dei migranti e le procedure successive si svolgeranno con la presenza dei funzionari Easo (European asylum support office). È uno dei punti proposti dal piano della Commissione, il porto con le regole Ue viene definito «hotspot». L’agenzia europea sull’asilo ieri era a Roma, rappresentata dal direttore, Robert Visser, in una riunione al Viminale presieduta dal sottosegretario Domenico Manzione, presenti tra gli altri Mario Morcone, capo del dipartimenti Libertà civili, e Giovanni Pinto, numero uno direzione centrale Polizia delle frontiere e immigrazione.

L’idea di partire a breve con un primo hotspot sperimentale è un segnale italiano di buona volontà: in attesa della discussione sul piano generale sull’immigrazione, uno dei suoi punti si prova già a realizzarlo. Per dimostrare all’Europa che gli sbarchi si fanno in regola, i migranti sono tutti identificati e non ci sono sbavature o superficialità. Tanto che gli hotspot sono previsti, appunto, con la presenza di personale Easo, a garantire procedure ortodosse. Ci sono 47 funzionari europei disponibili ad arrivare in Italia e due o tre già parteciperanno al primo punto sperimentale. Le modalità della presenza dei funzionari europei nei punti di sbarco dovranno essere definite con cura, non sono dettagli di poco conto: determineranno, infatti, il grado di invasività che l’Italia decide di accettare sulle proprie procedure. La partita in gioco, però, è molto più ampia. Il governo ha detto con chiarezza che il piano Ue è insufficiente, a partire dalle quote di 24mila migranti destinabili in altri stati o i 60 milioni di euro, tra Italia e Grecia, assegnati per l’emergenza. E un ruolo politico strategico lo gioca il progetto di un piano europeo di rimpatri: se passa, per il governo italiano sarebbe prezioso anche per rintuzzare gli attacchi ripetuti di Lega e Forza Italia. Ma la partita in gioco a Bruxelles rischia di slittare a settembre se non si troverà a fine mese una mediazione efficace. Con il rischio di infiammare in Italia uno scontro politico sull’immigrazione gia in alta fibrillazione.

Sul suo blog Beppe Grillo sostiene che «l’Italia sta diventando un immenso campo profughi. Molti immigrati vogliono raggiungere in ogni modo parenti o comunità presenti in altri Paesi europei, si accalcano al Brennero, alla stazione di Milano e i francofoni a Ventimiglia. Alla stazione di Trento sono presenti agenti della polizia austriaca e tedesca. Per cautelarsi, i Paesi confinanti hanno sospeso Schengen»: scelta che, secondo Grillo, anche l’Italia dovrebbe adottare. Per il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, l’invio nelle regioni settentrionali di migranti da accogliere «sembra una sorta di ritorsione contro il Nord da parte di un Governo incapace di risolvere la situazione» e che «viene costantemente sbeffeggiato» dalle istituzioni europee.
Il premier Matteo Renzi non nasconde che l’immigrazione «è un problema, anche perché sul tema c’è un derby ideologico, con una parte che dice “mandiamoli a casa” e magari sono gli stessi che hanno tagliato i fondi per la cooperazione, che hanno votato al Parlamento europeo contro la distribuzione degli immigrati in tutti i Paesi Ue e che quando hanno amministrato hanno fatto le stesse cose». Mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, loda la Marina Militare per aver affrontato con «abnegazione e professionalità l’estenuante e tragica situazione dei flussi migratori via mare». Proseguono intanto i trasferimenti di stranieri dai luoghi di sbarco verso le regioni del Nord, secondo il piano stabilito dal Viminale che punta a riequilibrare le presenze (90mila di cui 76mila adulti e il resto minorenni) sul territorio nazionale. «Mi auguro che il senso di responsabilità istituzionale prevalga» dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ma Luca Zaia, presidente del Veneto, ribadisce il suo no: ha convocato i prefetti della regione, cui chiede di informare in tempo reale sui flusso di migranti. Zaia ha invitato poi il sindaco di Treviso a sgomberare un’ex caserma requisita dalla prefettura per ospitare un gruppo di profughi. Ma il primo cittadino Giovanni Manildo respinge l’invito: «Sicuramente – dice – i profughi lì non lo abbiamo messi noi quindi è inutile che Zaia lo chieda a me».

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