IL VENERDI’ – La Repubblica
Lo strano caso del reato di immigrazione clandestina
ROMA. Non c`è peggior sordo di chi non vuol sentire e quando si parla di contrasto all`immigrazione clandestina e di lotta ai trafficanti di esseri umani, il ministro dell`Interno Angelino Alfano si distingue con particolare impegno. Nonostante le sollecitazioni dell`intero apparato giudiziario, dal ministro della Giustizia Andrea Orlando ai magistrati sul campo, Alfano si oppone ostinatamente all`abolizione del reato di «immigrazione clandestina» introdotto nel 2009 dal quarto governo Berlusconi. Per come è concepita, la
legge genera ridicoli paradossi. Nel momento in cui le navi della Marina Italiana intervengono per salvare i migranti, poiché formalmente favoriscono l`ingresso di clandestini nel nostro Paese sbarcandoli in territorio italiano, anche i nostri marinai sarebbero teoricamente passibili di conseguenze penali, al pari degli scafisti che imbarcano i migranti su pescherecci malconci e li lasciano alla deriva. A risolvere il problema ha pensato la Corte di Cassazione decretando che i marinai agiscono in «stato di necessità», per soccorrere i clandestini, e quindi non sono perseguibili.
Lo sono invece i migranti che approdano in Italia. Sono automaticamente indiziati di reato (immigrazione clandestina, appunto) e dunque non solo debbono essere assistiti da un avvocato (ovviamente d`ufficio, che paga lo Stato italiano), ma, se interrogati, debbono essere informati del loro diritto a non rispondere alle domande del magistrato. Molti non aspettano altro, ringraziano e salutano, e vengono così meno testimonianze Alfano lo difende, Orlando lo critica. Gli effetti paradossali di una legge nata per bloccare gli sbarchi illegali e che invece li sta favorendo che potrebbero invece essere utilissime per l`individuazione e l`arresto degli scafisti. E le Procure della Repubblica (ovviamente in particolare quelle della Sicilia sud orientale, Agrigento, Ragusa, Catania) sono sommerse da inutili processi. Non per nulla sia il capo della procura della Repubblica di Agrigento Renato di Natale e il Procuratore Nazionale Antimafia non perdono occasione per invocare l`eliminazione del reato. La legge che Alfano continua a difendere ha ricevuto di recente un altro colpo dalla Corte di Giustizia dell`Unione Europea. Esaminando il caso di una cittadina del Ghana fermata in Francia senza documenti, la Corte ha stabilito che nessun extracomunitario può essere messo in prigione solo per essere entrato illegalmente in uno stato membro della Ue.
Nel frattempo il fatturato degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani è in piena espansione. Si stima che solo nel 2014 e solo dalla Siria siano arrivate in Italia clandestinamente circa 50 mila persone, ognuna delle quali ha pagato dai 4 mila ai 6 mila dollari per il passaggio via mare. Una semplice moltiplicazione dà l`idea delle dimensioni del business che infatti raffina sempre di più le sue procedure.
Le organizzazioni di trafficanti di uomini tendono a servirsi di navi madri che
trascinano in acque internazionali barche più piccole e gommoni mal in arnese. Una volta al largo ma tenendosi a distanza dalle acque territoriali italiane, spingono i profughi a salire su pescherecci colabrodo, danno loro un telefono satellitare per chiamare i soccorsi e tagliano la corda.
Tecnicamente, il reato di traffico di esseri umani viene così compiuto fuori
dalle acque italiane e quindi anche fuori dalla giurisdizione delle nostre forze di polizia. Anche questo ostacolo è stato però superato interpretando lo sbarco dei migranti dalle navi madri ai gommoni come il primo atto di un delitto che si perfeziona poi in territorio italiano.
Da questo punto di vista dunque, si può andare a caccia di scafisti anche oltre le acque territoriali italiane. «Non sapremo mai davvero quante sono state e saranno le vittime del traffico di uomini», ha scritto di recente Giovanni Salvi ex procuratore capo della Repubblica a Catania (ora Procuratore Generale a Roma). Solo nel triennio 2013-2015 i procedimenti della Procura di Catania hanno riguardato oltre 2.000 tra morti e dispersi. Luigi Irdi