ANSA
Ue divisa sui migranti, slitta il piano di Bruxelles
Su obbligo e criteri di ripartizione non c’è l’accordo
10 giugno, 10:31
BRUXELLES – Sull’immigrazione sarà “una discussione molto complicata”. Fonti del consiglio europeo prevedono battaglia politica e nessuna decisione formale alla riunione Affari interni Ue di martedì 16 giugno a Lussemburgo. I nodi principali restano i criteri individuati per la chiave di ripartizione e l’obbligatorietà proposta dall’esecutivo comunitario per il ricollocamento intra-Ue di 40mila richiedenti protezione internazionale in due anni (24mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia), contro la base volontaria stabilita dai leader Ue nel summit straordinario di aprile. “La situazione è molto volatile, le divisioni tra gruppi di Stati membri ancora nette, e il lavoro tecnico resta in larga parte da fare”, spiegano le fonti del Consiglio europeo. Per questo è inevitabile che la chiusura del dossier, dopo una possibile luce verde politica dei leader al vertice del 25 e 26 giugno, slitti sotto la presidenza del semestre del Lussemburgo, al via dal primo luglio. E non si esclude che si arrivi ad ottobre.
Secondo più voci raccolte a Bruxelles, la presidenza lettone non ha facilitato l’iter. Troppi pochi gli incontri in vista del 16 giugno per una “maturazione tecnica e diplomatica”: solo due riunioni degli ambasciatori – l’ultimo è previsto per venerdì mattina – e un unico meeting tecnico (a livello di Comitato strategico su immigrazione, frontiere e asilo). D’altra parte la Commissione Ue non è disposta a fare concessioni. “Non cambieremo niente della proposta” in vista del consiglio Interni, indicano fonti dell’istituzione. L’esecutivo comunitario produrrà anche un documento sui rimpatri dei migranti economici, che sarà al centro della colazione di lavoro. La linea è quella di intensificarli, velocizzandoli, rafforzando il ruolo di Frontex, e lavorando ad una maggiore collaborazione con i Paesi di origine per la riammissione (un grosso scoglio). L’obiettivo è di innalzare la soglia dei rimpatri ben oltre il 39,2% della media Ue del 2013. Un tema legato anche ai fotosegnalamenti e alla raccolta delle impronte digitali: l’altra faccia della medaglia dell’accoglienza, all’insegna del rigore, e volta ad una funzione di deterrenza.
Dal canto suo per Roma (il capo del Viminale Angelino Alfano ne ha parlato ieri con il commissario Ue Dimitris Avramopoulos) i 24mila profughi in 24 mesi proposti per il ricollocamento sono un “numero insufficiente” (nelle prime bozze si era parlato di 50mila per la sola Italia, cifra poi ridotta per trovare più consensi). “Ma se i numeri rappresentano una goccia nel mare ed è ormai abbastanza chiaro che l’Italia nel 2015 se la dovrà cavare da sola – sottolineano fonti di Bruxelles – la partita vale la pena di essere giocata per far passare il principio politico della solidarietà sulla base di una ripartizione tra Stati membri, che la Commissione Ue vuole far diventare un sistema permanente”. Anche Atene ha fatto sapere che il numero proposto per i ricollocamenti non è abbastanza, anche se lo stesso governo ellenico ha ben chiara quanto la strada sia in salita. A remare nettamente contro il dossier sono Ungheria e Repubblica Ceca. Polonia, Bulgaria e Romania, con i Paesi baltici, e la Spagna chiedono che il meccanismo sia su base volontaria. A favore sono Germania, Francia, Austria, Olanda, Svezia, Lussemburgo, Cipro, Malta, Belgio, ma tra questi c’è chi vuole una revisione dei parametri per la ripartizione. E anche questa discussione richiederà tempo. (ANSAmed). Patrizia Antonini
Data: 10/06/2015