SETTE – Il Corriere della Sera
I furbetti dell`incidentino
Possibile che il distretto giudiziario di Napoli registri un numero di sinistri stradali pro capite 11 volte e mezzo più alto di una città come Roma? Possibile
Passi per il doppio, il triplo, il quadruplo e perfino il quintuplo, ma vi pare possibile che il distretto giudiziario di Napoli registri un numero di incidenti stradali pro capite undici volte e mezzo più alto di una città dal traffico caotico come Roma, sedici più di Palermo, venti più di Genova, cinquantadue più di Milano, cento più di Brescia e centocinquanta volte (centocinquanta!) più del Trentino Alto Adige?
Eppure è così. Presi i recenti dati ufficiali del Ministero della Giustizia sul lavoro dei Giudici di pace, distinti per distretto giudiziario e materia, il battagliero esperto di Adr («Alternative Dispute Resolution») Leonardo d`Urso, collaboratore de Lavoce.info, ha accertato un paio di cose. Primo,
lo sbandieramento da parte del governo di una riduzione del 20% del carico delle cause civili grazie all`adozione di alcune procedure alternative sembra un po` troppo ottimista: il calo c`è, ma non così vistoso.
Secondo, il peso delle cause giudiziarie in Campania sul fronte degli incidenti
stradali denunciati spesso per truffare le assicurazioni come se si trattasse di
una specie dí ammortizzatore sociale, non solo non è diminuito ma è addirittura aumentato. Se tre anni fa, quando già scrivemmo dell`andazzo, i giudici di Pace della regione erano alle prese con il 61% delle cause di questo tipo, oggi, tra Napoli e Salerno, sono arrivati a maneggiare addirittura il 68% dei procedimenti pendenti in tutt`Italia.
Il solo distretto di Napoli, con 265.483 fascicoli pendenti al 31 giugno (ultimo dato disponibile) accumula più incartamenti che tutte le Marche, l`Emilia-Romagna, la Lombardia, la Sardegna, la Basilicata, il Piemonte, il Molise, il Friuli, la Toscana, la Liguria, l`Umbria e il Veneto messi insieme. Gli unici distretti a reggere un po` il confronto, sia pure con distacchi enormi, sono quelli di Salerno (un terzo della mostruosa media napoletana di 16,68 denunce di incidenti stradali ogni 1000 abitanti), Catanzaro (poco più di un quinto), Lecce (un sesto), Messina e Reggio Calabria, un ottavo ma comunque
2,o8 denunce ogni mille anime: dodici volte di più che a Trieste.
Abbiamo già scritto e lo ripetiamo: guai a fare di ogni erba un fascio. Napoli,
Salerno e la Campania sono piene di persone perbene e avvocati (652 ogni
100.000 abitanti secondo i dati della European Commision for the Efficency of Justice: il quintuplo della media europea di 127) che fanno il loro mestiere in modo pulito senza raccattare clienti disposti a inventare falsi incidenti per truffare le compagnie di assicurazione. A volte anche con una strafottente sfida al senso del ridicolo. Come quando alla guida di una potentissima Suzuki 1000, che con una impennata da circuito motociclistico era piombata su una macchina facendo danni per migliaia di euro, figurò una vecchia di
85 anni che non usciva di casa, accertarono i segugi, «da tempo immemorabile».
A ME GLI OCCHI. Certo, i computer e la possibilità di incrociare i dati hanno reso la vita meno facile ai «testimoni professionisti». Come il mitico Gerardo «Tapparella» Oliva, un tappezziere che (un tamponamento il lunedì, un «frontale» il martedì, uno stop mancato il mercoledì e così via…) ebbe la ventura di assistere («con i miei occhi, signor giudice!») a 65o incidenti. Il fatto che nonostante tutto il fenomeno abnorme non si riduca, però, dimostra che evidentemente le sanzioni per chi fa il furbo (due fratelli indiani sono arrivati simulare perfino la propria morte con tanto sangue finto, funerali e cremazione) sono ancora così bonarie da incoraggiare le furbizie. Dio ci salvi dal giustizialismo, ma qui la manica è davvero troppo larga… Gian Antonio Stella