INTERCETTAZIONI: Intercettazioni, cento milioni di tagli della riforma (L’Unità)

L’UNITA’

 

 

Intercettazioni, cento milioni di tagli della riforma
Nel disegno di legge sulla Pa prevista una riduzione del 60% delle tariffe dei gestori

 

Il governo nega ogni accelerazione sul fronte delle intercettazioni. La
norma resta là dove l`avevamo lasciata nei mesi scorsi: una delega nell`ampio disegno di legge che riforma tutto il processo penale e che dovrebbe affacciarsi in aula a fine luglio. E però poi, le intercettazioni, spuntano fuori dove meno te le aspetti: articolo 6, comma d) del disegno di legge sulla riforma della Pubblica amministrazione. Che recita: “Riduzione del 60 per cento delle tariffe riconosciute ai gestori telefonici con particolare riguardo alle intercettazioni di cui agli articoli 266 e seguenti del codice
di procedura penale”.

Il ddl, che incardina quella che dovrebbe essere la più grossa e tanto attesa rivoluzione nella pubblica amministrazione con taglio di sprechi e burocrazia, sarà votato entro la settimana alla Camera. Già alla seconda lettura, è previsto un passaggio veloce al Senato entro l`estate per il via libera definitivo. Nei 17
articoli del testo, il numero 6 affronta la “revisione e semplificazione delle
disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza”. Sono previste qui quelle correzioni e integrazioni alla legge
Severino sollecitate anche dal presidente dell`Anac Raffaele Cantone. Ed
è stata inserita qui, durante le discussione al Senato (era aprile), la parte
che riguarda le intercettazioni.

Il senso della norma (delega che il governo dovrà esercitare entro sei mesi dall`approvazione) risponde ad una esigenza sacrosanta e più volte sollecitata anche dai procuratori nei vari briefing al mistero: razionalizzare le spese e realizzare un “Sistema unico nazionale delle intercettazioni”, in pratica un`unica stazione appaltante che fissi un prezzo uguale per tutte le procure. Il progetto, già previsto nel 2008, è sempre rimasto inattuato. Il timore di un gigantesco grande fratello ha intimidito ogni iniziativa reale. E ancora oggi ogni procura è una stazione appaltante che indice gare e procede con inviti in
una girandola di prezzi che varia in ogni distretto giudiziario.

Nel 2013 Palermo ha, ascoltato 9.339 utenze e ha speso 37 milioni e 300 mila. Roma sembra la più virtuosa: ne ha ascoltate 18.787, il doppio di Palermo, per
andare a spendere meno di 6 milioni.

Il caso è Catania: per 6.217 utenze ha speso la bellezza di dieci milioni. In tutto, sempre nel 2013, il ministero della Giustizia haneso,214 milioni di euro per tenere sotto controllo: 141 mila bersagli (che non sono persone ma utenze telefoniche). Siamo migliorati rispetto al 2005, ad esempio, quando con il 40 per cento dei bersagli in meno abbiamo speso di più (234 milioni). In media tra il 2008 e il 2013 la spesa annua per le intercettazioni si è aggirata sui 230 milioni. Troppi. E troppe differenze tra una procura e l`altra. Spese pazze che vanno messe a regime.

Da qui l`emendamento della senatrice Lo Moro (Pd). Che punta a tagliare i costi delle intercettazioni. E non certo lo strumento investigativo. Costringendo i gestori telefonici (Tim, 3, Wind) a fare qualcosa che stupisce, anzi irrita, scoprire non sia già avvenuto. Meno che mai imposto. I gestori infatti, quando lo Stato chiede di allacciare le utenze a fini investigativi, e quindi per un interesse pubblico come la sicurezza, applicano allo Stato le tariffe ordinarie. Non c`è alcuna agevolazione nè sconto. Cosa che invece esiste negli altri Paesi dove, spesso, per motivi di giustizia i gestori forniscono il servizio gratuitamente. L`anomalia sembra finita. L`Associazione nazionale magistrati chiede da tempo “il calmieramento delle tariffe dei gestori nazionali nell`ottica di un abbattimento dei costi”. E l`obiettivo della delega – taglio del 60% – significa risparmiare cento milioni e spiccioli. Che magari potrebbero essere destinati a qualche cancelliere o fotocopiatrice.

Nella relazione tecnica che accompagna il disegno di legge si elencano
tutte le difficoltà che in questi anni hanno impedito un obiettivo già definito a partire dal 2008 e su cui i Ministri Guardasigilli hanno consumato
ore e ore di confronti. Il sistema prevede “un Sistema unico delle intercettazioni articolato nel territorio nazionale nei vari distretti di Corte d`Appello legato a tariffe fissate a livello nazionale”. Poi però c`è la difficoltà di trovare le aziende giuste e fidate a cui affidare il servizio. E c`è il timore,

mai rimosso, di concentrare una massa di informazioni – gli ascolti – in poche mani.
Abbassare i prezzi è quindi doveroso e necessario. E` chiaro però che questo passaggio non deve in alcun modo diventare, avverte Maurizio Carbone segretario generale dell`Anm, “l`occasione per limitare lo strumento di indagine magari introducendo un tetto di spesa massimo”. E allora stupisce che l`emendamento taglia-tariffe non sia stato sottoposto al parere della Commissione Giustizia della Camera.  Claudia Fusani

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