INTERCETTAZIONI: Legnini: mai più abusi, è discredito per le toghe (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

 

 

 

Intercettazioni. Telefonata Renzi-Adinolfi

Legnini: mai più abusi, è discredito per le toghe

 

 

 

Roma. «Se una intercettazione telefonica appare manifestamente irrilevante va stralciata». A Napoli il vice presidente del Csm (consiglio superiore della magistratura), Giovanni Legnini, parla chiaro: «Ogni distrazione, errore o la non corretta applicazione di norme vigenti rischia, oltre che di ledere i diritti delle persone interessate, di determinare discredito sui magistrati, e di questo non abbiamo bisogno, e sugli uffici giudiziari. Mentre abbiamo un disperato bisogno – sottolinea Legnini – di difendere e valorizzare il prestigio e l’autorevolezza del lavoro della magistratura».

Il caso è quello noto: le intercettazioni di dialogi confidenziali tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi – all’epoca sindaco di Firenze – e il generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, agli atti dell’inchiesta Cpl concordia. Prima omissate dalla procura partenopea, dunque non leggibili nei documenti depositati alle parti per il dibattimento; poi, invece, tornate in essere nei documenti e dunque rivelate dalla stampa.
Dice Legnini: «Per quello che riguarda l’ultima vicenda (quella delle intercettazioni in cui compare il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ndr) siamo in attesa che il procuratore della Repubblica riferisca al procuratore generale che ha aperto un fascicolo per accertare cosa sia accaduto». «Sulla base di questo accertamento – ha proseguito Legnini – valuteremo cosa fare». Al momento, ha detto ancora il vice presidente del Csm, «c’è una costatazione di un’evidenza. Il procuratore, a breve, farà le sue valutazioni». Per ora, ha sottolineato Legnini, «non è stato richiesto nulla, perché non abbiamo elementi: sono in contatto con il procuratore generale e con il procuratore della Repubblica di Napoli» ma «tutto dipenderà dagli esiti di questi accertamenti».
Il fronte giudiziario è ormai concentrato sulle conseguenze dell’iniziativa della Cassazione più, eventualmente, quella del Csm. Quello della Gdf, invece, oggi si arroventa nella discussione sul nuovo comandante generale, visto che nel 2016 l’attuale numero uno, Saverio Capolupo, lascerà al termine del secondo incarico. In questa fase c’è un valzer di nomine al comando generale. Michele Adinolfi, comandante in seconda, ha lasciato il posto del reparto aeronavale: lì approderà, come reggente, l’attuale “C3”, come si dice in gergo, il capo di stato maggiore Fabrizio Cuneo, in valutazione a generale di corpo d’armata.
Promosso invece a tre stelle Edoardo Valente, finora vicecapo di gabinetto all’Economia, che si trasferisce al comando interregionale Italia centro-settentrionale, con sede a Firenze, dov’era Adinolfi prima di tornare a Roma. Per Valente il capoluogo della regione Toscana non è una novità: c’era già stato come comandante provinciale dal 2005 al 2008. Peccato che una circolare Gdf e le prassi consolidate vogliano che non si ritorni con un nuovo incarico nello stesso territorio dove si è già avuto un comando. M.Lud.

 

 

 

 

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