IL CORRIERE DELLA SERA
L`intervista
Legnini: «Nelle intercettazioni
le frasi personali non devono uscire»
Il vice del Csm: presto offriremo indicazioni alle Procure su «buone prassi»
Lun.18 – ROMA. Vicepresidente Giovanni Legnini, vuole spiegarci che cosa sta facendo il Consiglio superiore della magistratura a proposito di intercettazioni telefoniche? «La settima commissione sta elaborando linee guida per indicare a tutte le Procure italiane “buone prassi” assumendo il contenuto delle importanti e positive circolari emanate dai procuratori di Roma, Torino, Napoli e Firenze, dalle quali può evincersi che a legislazione vigente è possibile conciliare l`utilizzo necessario di uno strumento investigativo essenziale con i diritti alla riservatezza e di cronaca, costituzionalmente garantiti».
Dunque si tratta di semplici consigli ai pubblici ministeri? «Qualcosa più di un consiglio e qualcosa in meno di una disposizione obbligatoria, giacché il potere organizzativo e di direzione di una Procura
spetta per legge al capo dell`ufficio e quello di valutazione della rilevanza di un`intercettazione al pm titolare dell`indagine. Ma che esista un problema
relativo alla trascrizione, allegazione agli atti e diffusione dei contenuti di colloqui estranei ai tema d`indagine, mi pare incontestabile».
Si dice ogni volta che vengono coinvolte personalità politiche, soprattutto se non inquisite, da ultimo con l`indagine di Potenza. Quali intercettazioni, secondo lei, non dovevano uscire? «Il rispetto del diritto alla riservatezza per colloqui privati non rilevanti vale per tutti,
non solo per i politici. Ciò che in ogni caso non dovrebbe essere pubblicato sono i colloqui personali irrilevanti».
Sei pm di Potenza li hanno inseriti nei provvedimenti, c`è da ritenere che li considerassero rilevanti. «Ripeto che la valutazione
spetta agli inquirenti, è una loro prerogativa essenziale. I pm di Potenza certamente avranno fatto le loro considerazioni tuttavia, letto da chi come me
non conosce gli atti, qualche colloquio pubblicato sulla stampa mi è sembrato appartenere alla sfera intangibile dei rapporti personali».
Ma se i rimedi sono già nelle leggi vigenti, come dimostrano le circolari, perché parlare ancora di riforma delle intercettazioni? «La decisione su questo spetta al governo e al Parlamento. Sulla legge in discussione al Senato il Csm ha espresso un parere sostanzialmente
positivo pur sottolineando la genericità dei principi di delega. Peraltro il testo approvato dalla Camera non contiene alcuna limitazione, ma anzi misure per rendere più snello l`utilizzo delle intercettazioni. La nostra iniziativa non è in contraddizione con un`eventuale riforma».
Ai pm di Potenza il premier Renzi ha contestato di indagare su una legge di cui ha rivendicato la paternità. Lei che ne pensa? «Mi pare che Io stesso Renzi abbia chiarito quanto intendeva dire. Che l`attività legislativa sia insindacabile lo stabilisce la Costituzione e questo è un
principio che va rigorosamente rispettato al pari di quello dell`autonomia della magistratura. Per quel che è possibile comprendere dalle iniziative
dei pm, mi sembra che il limite non sia stato valicato e che nessuno abbia mai messo in discussione tale principio costituzionale dettato nell`interesse
dei cittadini».
Renzi ha anche sfidato i magistrati a concludere i processi prima della prescrizione, ma la riforma su quel tema sembra caduta nel dimenticatoio. «Che la riforma sia necessaria è fuor di dubbio. Il Csm ha
già fornito un parere favorevole a bloccare il decorso della prescrizione dopo la condanna di primo grado, e il disegno di legge del governo in parte va
in quella direzione».
Evidentemente non è considerato una priorità come le intercettazioni. «Entrambi sono temi che dovrebbero essere affrontati per trovare soluzioni efficaci e risolutive».
L`indagine di Potenza ha messo in luce il nuovo reato di traffico di influenze, che molti già contestano. Lei come lo valuta? «Chiunque ha svolto attività parlamentare conosce l`ingorgo di rappresentazioni di interessi in alcune circostanze, e questo in una democrazia è naturale e legittimo. Il problema non è ciò che accade nel procedimento legislativo, che
resta insindacabile, ma semmai ciò che si muove all`esterno, dove in teoria è possibile rinvenire attività illecite penalmente rilevanti. Ho fiducia nella grande professionalità dei magistrati italiani e nella loro capacità di interpretare correttamente la nuova fattispecie di reato».
E il Csm riuscirà a scegliere il miglior procuratore di Milano? Dopo il voto in commissione già si parla di mercato tra le correnti. «La commissione ha indicato, in tempi del tutto fisiologici, tre candidati di altissimo profilo. Ho letto ricostruzioni molto fantasiose circa trattative
e scambi che non ci sono. Basta riflettere sul fatto che per tale importantissima Procura sono in campo tre magistrati che appartengono alla stessa area politico-culturale. Io sono stato e sono tra i primi a sostenere che bisogna arginare la degenerazione correntizia, e anche per questo il Csm
si è dato regole nuove».
Le state rispettando? «Rispetto al passato la durata media di una nomina si è dimezzata: da oltre un anno siamo passati a sei mesi, ed è un dato che rivendico anche in considerazione di un carico di lavoro senza precedenti; in 18 mesi abbiamo varato quasi 30o nomine. Quanto al merito delle scelte, i ricorsi al Tar contro le nostre decisioni si sono anch`essi più che dimezzati, e
per oltre il 70 per cento dei casi le nostre decisioni sono state confermate. Credo di poter dire che stiamo procedendo nella direzione giusta anche se
resta molto da migliorare per rendere le scelte più comprensibili e condivise». Giovanni Bianconi