IL CORRIERE DELLA SERA
Renzi e il nodo intercettazioni
«Non metterò mano alla riforma»
Il premier: ma vicende familiari e pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali
lun.11 – ROMA Per il capo del governo il rapporto con le toghe è ormai un pensiero fisso. Intervistato ieri sera al tiggì di Canale 5, Matteo Renzi ha chiarito i suoi obiettivi sul fronte della magistratura. Ha detto che «il governo non ha intenzione di mettere mano alla riforma delle intercettazioni» e ha avvisato i giudici, invocando «buon senso e responsabilità».
Di tempistica il premier non parla, dunque non accelera e non frena. Ma l`orizzonte è tracciato, perché la riforma è già in cantiere sotto forma di
delega al governo contenuta nel ddl sul processo penale. ll punto non è più il se, è il come Palazzo Chigi intenda modificare le regole del gioco una
volta che il testo della delega sarà stato approvato anche dal Senato. «Ci sono molti magistrati che sono molto seri nell`utilizzo delle intercettazioni»
è il ragionamento di Renzi, il quale ne riconosce l`utilità ai fini delle indagini: «Chiariamolo subito, certo che le intercettazioni servono a scoprire i
colpevoli… Ma tutte le vicende familiari e tutti i pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali».
Ecco il punto. In discussione non è lo strumento, quanto l`uso che se ne fa: «Molti magistrati non passano queste informazioni e io spero nel buon
senso e nella responsabilità da parte di tutti». Che sia un appello,
o un avvertimento, il leader del Pd non intende arretrare rispetto all`energico altolà con cui, nei giorni scorsi, ha sollevato l`ira dei magistrati
di Potenza. Parlando sabato alla scuola di formazione del Pd, Renzi aveva gridato il suo no a una politica subalterna ai pm e ieri, in tv, è tornato sul tema
per rimarcare la distanza da Berlusconi: «A differenza di quando i politici si inventavano legittimi impedimenti per evitare gli interrogatori, ora c`è gente che dice ai magistrati lavorate di più, non di meno».
Ma le toghe, è la conclusione, «devono farsi sentire attraverso le sentenze». Stando bene attenti a non invadere il campo della politica.
Oggi, per il premier, è anche il giorno delle riforme. Nel pomeriggio
spiegherà alla Camera e al Paese perché ha deciso di giocarsi l`osso del collo sulla revisione della Carta costituzionale.
Per il capo del governo, che si dice «emozionato e quasi commosso» dopo sei
letture in due anni, la rivoluzione del Senato è «un gigantesco passo avanti per l`Italia», perché «ci saranno meno politici, meno soldi per i consiglieri
regionali, più chiarezza di poteri e più velocità nel modo di fare le leggi». Lui ne è così convinto da sfidare le opposizioni, che si preparano a un duro ostruzionismo: «Spero che votino, poi se hanno i numeri vinceranno loro. Cercare di non far votare il Parlamento è quanto di più antidemocratico
ci sia. Se tu sei forte proponi un`alternativa, non cerchi di bloccare tutto».
Pressato anche sul fronte economico, Renzi insiste nel dire che «l`Italia va meglio di un anno fa», anche se non tutto ovviamente è risolto. Ma se
ci fossero meno polemiche e tutti si rimboccassero le maniche, forse persino i conti pubblici potrebbero andar meglio… «L`Italia possiamo rimetterla in moto, se tutti ci proviamo e se non passiamo il tempo a far polemiche».
Le ultime parole del giorno sono per Giulio Regeni e Renzi dice che non mollerà la presa: «Noi abbiamo sempre avuto un buon rapporto con l`Egitto,
ma qui un giovane italiano è stato torturato e ucciso e per rispetto alla sua famiglia e al nostro Paese abbiamo il diritto e il dovere di conoscere la verità».
Una battaglia che Renzi promette di condurre fino alla fine, per fermarsi solo «di fronte alla verità vera». Monica Guerzoni