IL SOLE 24 ORE
Il quadro. Verso la decisione del Consiglio dei ministri
Per le correzioni al Jobs act ormai si stringono i tempi
Scade il 24 settembre il termine per presentare altri correttivi ai decreti delegati del Jobs act, sebbene nemmeno il primo provvedimento abbia ancora completato l’iter per la sua definitiva approvazione.
La vicenda
Dopo aver acquisito i previsti pareri delle commissioni lavoro di Camera e Senato e la prescritta intesa in Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 7 luglio, questo primo parere era stato già iscritto all’ordine del giorno dell’ultimo Consiglio dei ministri per la sua approvazione definitiva.
Nel suo testo originario conteneva modifiche al decreto di riordino delle tipologie contrattuali (decreto legislativo 81/2015), a quello di riordino degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro (decreto legislativo 148/2015) e a quello di riordino dei servizi all’impiego e delle politiche attive (decreto legislativo 150/2015).
Il contenuto
Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, il testo del primo correttivo introduceva misure restrittive all’uso dei voucher per il lavoro accessorio con l’obbligo di comunicare i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, il luogo e la durata della prestazione, 60 minuti prima del suo inizio.
Per quanto riguarda gli ammortizzatori in costanza di rapporto, lo stesso correttivo prevedeva la possibilità di trasformare i contratti di solidarietà «difensivi» in contratti di solidarietà «espansivi».
, per quanto riguarda il decreto dei servizi all’impiego e delle politiche attive, modificava la denominazione dell’Isfol in Inapp (Istituto nazionale analisi politiche pubbliche), assegnava all’Anpal l’ulteriore funzione di coordinare anche gli interventi formativi per i disoccupati e prevedeva il ripristino dell’istituto della conservazione dello stato di disoccupazione, in caso di percezione di redditi da lavoro autonomo e dipendente inferiori al limite minimo di tassazione.
Il confronto con le Regioni
A queste modifiche governative, le Regioni hanno proposto altri emendamenti relativi all’inserimento delle schede anagrafico professionali già in loro possesso, nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro e alla specificazione che all’Anpal non vengano assegnate ulteriori funzioni in materia di formazione professionale, se non quelle già svolte dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali in materia di formazione professionale dei disoccupati. Invece, sul riordino delle tipologie contrattuali, hanno proposto emendamenti alla disciplina dell’apprendistato di alta formazione e ricerca, per cui non sarebbe più necessario l’accordo con le associazioni datoriali maggiormente rappresentative e gli istituti di formazione e ricerca, limitandosi alla loro consultazione.
Inoltre, hanno proposto che nelle Regioni prive di una propria disciplina dell’apprendistato di alta formazione e ricerca, possano continuare ad applicarsi le convenzioni attivate tra i datori di lavoro e le istituzioni educative ai sensi della precedente normativa, fermo restando gli standard formativi definiti a livello nazionale (Dm 12 ottobre 2015). Infine, hanno proposto di estendere la possibilità di proroga di un anno nel caso di mancato raggiungimento del titolo, anche ai contratti di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, già attivati con la precedente disciplina del previgente Testo unico.
Oltre a queste proposte di integrazione, in Conferenza Stato-Regioni, le Regioni avevano sostanzialmente condizionato il loro parere favorevole al rinvio nel secondo correttivo dell’eventuale reintroduzione della conservazione dello stato di disoccupazione, in quanto le stesse non sono tutte favorevoli alla sua reintroduzione.
Ora, all’approssimarsi della scadenza dei termini per un eventuale secondo correttivo, il rischio è che altre modifiche o la reintroduzione della conservazione dello stato di disoccupazione vengano inserite nel primo correttivo, senza l’ulteriore confronto con le Regioni e nonostante l’intesa raggiunta in Conferenza. Gianni Bocchieri