L’UNITA’
La cricca mirava agli appalti per software di Giustizia e procure Hanno avuto contatti con il Csm, la procura e gli uffici di via Arenula. Tra i Pizza e gli Alfano un continuo scambio di favori. Dai tempi della Dc…
Il ministero della Giustizia, il Viminale, soprattutto il Consip, la società del ministero delle Finanze che si occupa degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche, la centrale che gestisce e controlla tutti gli appalti pubblici. Puntava in alto la cricca di Raffaele Pizza. Ed in alto è arrivata a giudicare dalla capacità di infiltrazione e di tessere relazioni in Poste Italiane, Inps e Inail. «Ma Lino Pizza è un poveraccio, non conta nulla» minimizzavano ieri alcuni deputati. Raffaele Pizza, detto Lino, contava eccome. Il gip scrive e ribadisce delle sue «solide entrature in ambienti politico-istituzionali e con soggetti apicali di enti e società pubbliche, in particolare, come Inps, Inail, Poste italiane, Consip, Ministero della Giustizia, Ministero dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca ed Enel». Entrature «strumentali a gestire e condizionare le procedure di pubblici affidamenti ed agevolare l`assegnazione
degli stessi a predeterminati soggetti legati da contiguità affaristica». Cioè le
decine di società che fanno capo al consulente Orsini, il secondo vertice della
cricca. L`accusa, l`aggiunto Paolo lelo, il pm Fava e il valutario della Guardia di Finanza, ne hanno individuato anche un terzo vertice, Antonio Marotta, il deputato di Ncd. Ma il gip ha negato gli arresti per lui e altri dieci indagati.
La tela tra Poste e Viminale
Lino Pizza è di casa al ministero dell`Interno. Racconta di essere stato lui e il
fratello Giuseppe a sdoganare la carriera del giovane Angelino Alfano «portandolo da Berlusconi». Di certo anche nella seconda Repubblica la vecchia Dc (i Pizza sono titolari del simbolo storico che nel 2008 era in coalizione con il Pdl) ha Continuato ad avere qualche peso. Il 28 gennaio 2015 Pizza-faccendiere spiega nel suo ufficio come, grazie al peso politico della Dc, l`allora premier Berlusconi designò «Antonio Marotta al Csm; mio fratello Giuseppe al Ministero della Pubblica istruzione e alla nostra componente
politica il controllo del consiglio di amministrazione di Poste Italiane». Vero o no, è un fatto che la famiglia Alfano, anche Angelino muove i primi
passi con la Dc, è riconoscente alla famiglia Pizza. L`ex sottosegretario Giuseppe è stato consulente dell`ufficio stampa del ministero dell`Interno dal primo settembre 2013 (poco dopo il giuramento di Alfano) al febbraio 2014. Cinque mesi di lavoro per un compenso di 41 mila euro.
Il fratello faccendiere, Raffaele detto Lino, è spesso al telefono con Davide Te desco, fedelissimo di Alfano e proprietario del simbolo Ncd. È ormai nota la
telefonata in cui Pizza spiega come il fratello del ministro, Alessandro Alfano,
sia diventato (nel 2013) dirigente a Postecom grazie al suo interessamento
e al ruolo dell`allora ad di Poste Massimo Sarmi. Alfano jr si lamentava del fatto che, per pelosa decenza, lo stipendio annuale era stato bloccato a 160 mila a 170 mila euro.
Stupefacente come anche il Padre del ministro dell`Interno fosse di casa
alle Poste in nome, si vede, della vecchia Dc e dei fratelli Pizza. 1117 maggio 2015 due segretarie di Poste italiane si sfogano al telefono. Elisabetta Cotugno: «Marzia, ti ho spiegato cosa ci ha fatto a noi Angelino…». Marzia Capocci: «Cioè, noi gli abbiamo sistemato la famiglia.
La sera prima mi ha chiamato suo padre e mi ha mandato ottanta (80) curriculum, ottanta e dicendomi…non ti preoccupare….tu buttali dentro…la situazione la gestiamo noi…e il fratello comunque è un funzionario di Poste….anzi è un amministratore delegato di Poste».
Spiare le indagini
Quando Pizza e Orsini sanno, grazie alle solite amicizie, che ci può essere un`indagine su di loro, impazziscono: distruggono le memorie dei pc conta candeggina, fanno montare gli jammer (disturbatori di frequenze) negli uffici,
fanno bonificare tutte le stanze. Le cimici della Finanza sono più resistenti.
Nei piani della cricca c`è un progetto molto più ambizioso: mettere le mani
sui computer dei magistrati. C`è una frase intercettata nell`ufficio in via in Lucina che dice: «I tecnici avranno la possibilità di guardare la fase di indagine preliminare. Quindi quando ancora …(inc) fatto nulla, io però c`ho tutto sotto». È un passaggio molto delicato dell`inchiesta. Due imprenditori (D.L e G.N.) si sono rivolti a Pizza e Orsini per, scrivono gli investigatori,
«sviluppare un progetto affaristico legato alla gestione del sistema
di Trattamento informatizzato degli atti processuali (TIAP) in uso preso gli uffici giudiziari». Entrambi sono titolari di varie società (Skymedia e Siline) che si occupano di telecomunicazioni ed affini.
La Siline spa «risulta aver progettato e realizzato il sistema TIAP».
Varie intercettazioni raccontano come i due imprenditori, abbiano cercato
contatti a livello di ministero della Giustizia, Parlamento e Csm per «implementare il sistema TIAP con uno simile che si chiama EXISQUERE in tutti gli uffici giudiziari».
Ora, sempre da intercettazioni, risulta che il gruppo ha cercato contatti con il
vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. «Mai incontrate queste persone ha
detto ieri – in ogni caso il Csm non aveva e non ha alcun molo sull`appalto
del trattamento informatizzato degli atti processuali trattandosi di competenza esclusiva del Ministero della Giustizia.
Il che è quanto mi sono limitato adire a chiunque mi abbia parlato del tema».
Contatti sono stati presi o millantati con il procuratore aggiunto Laviani a
cui viene chiesto di scrivere al ministro. Con il capo di gabinetto del Guardasigilli Giovanni Melillo; con il deputato del Pd Ernesto Carbone. Cercano di arrivare persino al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti perché temono che possa incontrare aziende rivali. Le indagini della procura hanno bloccato tutto. Verità e millanterie. Intanto ieri sono iniziati i primi interrogatori. E sono arrivate anche le prime ammissioni degli imprenditori. Claudia Fusani