IL FATTO QUOTIDIANO
A ogni reato il suo processo-tipo: così si esce dall`impasse
di Bruno Tinti
Marchionne ha deciso: voglio una vettura che trasporti 4 persone a 150 km/ora e che consumi un litro di benzina per 40 km. Gli arriva un progetto: la macchina porta 4 persone ma pesa 2 tonnellate; ragion per cui consuma 1 litro per 10 km; se non supera i 100; a 150 se ne fanno 5 km. Lui licenzia gli ingegneri e comincia da capo.
Ecco, il processo penale è come quella macchina; per funzionare consuma da morire e comunque va pianissimo. Ma si insiste a modificarlo qua e là: di progetti innovativi non se ne parla. In particolare si progetta di aumentare il serbatoio del carburante e di metterci più benzina: più giudici, più cancellieri, più computer, più dipendenti delle Provincie, più … Che poi, proprio come per le automobili con la benzina, significa più soldi; che – come è noto non ci sono.
Questa soluzione è sbagliata: il sistema giudiziario non può funzionare solo
richiedendo risorse sempre più numerose e costose. E non è una semplice questione di soldi. L`Italia più di 200 magistrati all`anno non ne dà; si tratta di quella percentuale di laureati in giurisprudenza preparati e che hanno voglia di fare il magistrato: gente all`altezza di un lavoro del genere. Di gente così ce n`è poca. I concorsi attirano – è vero – migliaia di candidati ma così poco preparati da coprire sempre meno dei posti disponibili; tanto che si progetta l`immissione in servizio di magistrati onorari, con ovvie conseguenze in tema di professionalità.
TRA QUELLI che chiedono sempre più benzina ci sono i magistrati: siamo pochi, non abbiamo mezzi, non ci sono i cancellieri e via così. Il che è comprensibile. La gente con loro se la prende; l`imputato innocente o il creditore che aspetta i suoi soldi da 8 anni non stanno a pensare che
è il sistema che è progettato male. La colpa è dei giudici che non lavorano, punto. Ed è più facile giustificarsi con la scarsezza di risorse che con elaborati scientifici che denunciano i difetti del sistema.
E poi c`è la disperazione: la politica ha un interesse preciso a mantenere la giustizia in stato comatoso; funzionasse, ne sarebbe decimata. Sicché di riforme innovative lo sanno che non se ne parla. Almeno dateci un cucchiaio più grosso per svuotare il mare.
Non è una buona cosa. Si concede una facile via d`uscita. Faremo, troveremo le risorse, abbiamo stanziato i soldi… E intanto tutto rimane com`è. Si devono pretendere riforme innovative, tutte di natura processuale. Non ha senso depenalizzare l`ingiuria, per esempio: l`ingiuriato che non ha la possibilità di rivolgersi al giudice, presto a tardi ricorre alla violenza; e così dicasi per i reati cosiddetti bagatellari, le lesioni lievi, le percosse, le minacce… Lo Stato deve garantire ai suoi cittadini la difesa dai prepotenti anche nelle piccole cose. Il problema è che non si può utilizzare per questo tipo di reati lo stesso processo che si usa per un omicidio: tre gradi di giudizio e adempimenti pseudo garantistici demenziali (depositi, notifiche, nullità maniacali). Un giudice,
anche di pace…, un solo grado di giudizio, una pena pecuniaria, se i soldi non
saltano fuori qualche giorno di prigione, questa è la soluzione. Quanto ai reati
“maggiori”, bisognerà pur rendersi conto che se nella maggioranza dei Paesi civili non si conosce l`Appello, si fanno le notifiche solo ai difensori e non si scrivono tomi di scienza giuridica per ogni sentenza, forse l`Italia sta utilizzando un sistema sbagliato.