IL CORRIERE DELLA SERA
Cassazione a rischio default
di Nicola Ferri – già Sostituto Procuratore Generale della Cassazione
sab. 19 – Il disastrato panorama della giustizia italiana è connotato, da un
lato, dallo spaventoso moltiplicarsi delle cause pendenti e, dall`altro, dalle crescenti difficoltà per i tribunali di farvi fronte, irretiti da vetuste, spesso irrazionali norme procedurali che, tra inutili formalismi, termini intermedi e decisionali inesorabilmente lunghi, ritardano a dismisura le sentenze definitive, senza contare i 130.000 procedimenti penali bruciati ogni anno dalla prescrizione. Tutto questo genera un sentimento diffuso di sfiducia
nella Giustizia e nelle istituzioni rappresentative, e per quella civile incide negativamente anche sull`economia del Paese tenendo lontani gli investitori stranieri, spaventati dai nostri tempi biblici di risoluzione delle controversie. In questo quadro così fosco appare drammatica la crisi della Corte di Cassazione. Organo supremo della Giustizia, istituzionalmente preposto ad assicurare l`esatta osservanza e l`uniforme interpretazione della legge nonché l`unità del diritto oggettivo nazionale (art. 65 dell` Ordinamento giudiziario), soffre non solo a causa della mancanza di adeguate strutture di supporto (uffici studi e ricerche per le singole Sezioni,
assistenti dei consiglieri, ecc.), ma soprattutto per la gigantesca
massa dei ricorsi, arrivati nel 2015 a 80.000 di cui 53.000 penali,
con un arretrato civile di ben 105.000 processi. Il Primo presidente
Giovanni Canzio il 1° marzo, nella Giornata di studio sulla crisi in cui
versa la Giurisdizione di legittimità, ha lanciato un accorato grido di
allarme sul suo possibile «default», chiedendo un decreto-legge
per semplificare le procedure, snellire il rito della camera di consiglio e reclutare per le udienze i magistrati del Massimario (Corriere, 2 marzo). Si tratta di misure importanti, volte a ridurre le statistiche della crisi, che Canzio definisce «mostruose e strabilianti». Ma esse potrebbero rivelarsi insufficienti se non accompagnate da più avanzate riforme ordinamentali e
organizzative quali: 1) limitazione del ricorso per cassazione alla sola «violazione di legge» come previsto dall`art. 111 della Costituzione, vizio che comprende anche la nullità della sentenza impugnata e l`omesso esame di fatti rilevanti e prove decisive; 2) riduzione dei membri dei Collegi da 5 a 3 magistrati, al fine di recuperare le risorse umane necessarie all` aumento dei Collegi giudicanti; 3) nomina di Consiglieri di cassazione, per meriti insigni, di professori universitari e avvocati cassazionisti ai sensi dell`art.
106 della Costituzione, da destinare alle Sezioni specializzate «Lavoro» e «Tributi» maggiormente oberate dall`arretrato e dai ricorsi sopravvenienti;
4) adozione, per la sentenza, della formula sintetica dell`ordinanza. Si tratta di riforme audaci e forse «visionarie»: ma senza il coraggio di spezzare obsolete tradizioni non avremo mai, per la Corte Suprema, una vera rivoluzione nel segno della modernità e dell`efficienza.