IL FATTO QUOTIDIANO
Giustizia e minori: un futuro possibile
di Piergiorgio Morosini
Controllo dei costi”, “indicatori di rendimento”, “smaltimento flussi”. Sono
le voci di bilancio di una società? Nient`affatto. È la grammatica quotidiana della giustizia italiana. Con magistrati “pressati” dalla tabella di marcia dei giudizi da definire, che rischiano di influire sulla qualità delle decisioni. E la politica, sempre alle prese con la “coperta corta” delle risorse, ad
escogitare riforme a “costo zero”.
Scelte necessarie, si dirà.
Certo. Ma quale futuro per la tutela dei diritti dei più deboli?
UN INTERROGATIVO legittimo, dopo il disegno di legge che sopprime
tribunali e procure per i minorenni ritenuti più che una “risorsa” un “costo”. La proposta (n. 2953), votata lo scorso marzo dalla Camera e ora al Senato,
desta perplessità nella” galassia del minorile”.
Ed è oggetto anche di un parere del Consiglio Superiore della Magistratura. Il tema non è da prime pagine. Eppure la giustizia per bambini e adolescenti è cosa seria. Si occupa del loro disagio, dei maltrattamenti subiti, delle relazioni familiari difficili, del loro recupero quando sbagliano. Da anni l`Italia,
a parere di tanti, è all`avanguardia in Europa. Tribunali e procure ad hoc riescono a cooperare con i Comuni per i servizi sociali; con le Ausl sulla neuropsichiatria infantile; con le scuole; con le prefetture sugli “stranieri
non accompagnati” in età preadolescenziale.
Magistrati specializzati, giudici onorari esperti di psicologia e uffici dedicati,
garantiscono quella sensibilità idonea a cogliere dinamiche complesse sul piano affettivo e relazionale. Sono le “conquiste di civiltà” di un paese che intende prendersi cura dei più deboli.
LA RIFORMA votata alla Camera ridimensiona quel sistema. In nome dell`efficienza e dell`abbattimento dei costi, accorpa la giustizia minorile ai tribunali e alle procure ordinarie, quelle per gli adulti. Nell`ambito di più ampie strutture, prevede sezioni specializzate per i giudici e gruppi di lavoro peculiari per i pubblici ministeri. Così recupera personale ausiliario, locali, polizia giudiziaria. Ma basterà a mantenere l`elevata specializzazione degli operatori richiesta dagli standard europei? In tanti nutrono dubbi.
LE STRUTTURE “generaliste”, come le procure per adulti, sono esposte alle “emergenze di turno” (ad es. sicurezza urbana, crimine organizzato, corruzione, immigrazione). Non garantiscono l`esclusività delle funzioni
“minorili” dei singoli magistrati. Tutto dipende dalla sensibilità di chi dirige l`ufficio, con il rischio concreto di indebolire presidi di tutela.
Ma, poi, la riforma abbatte davvero i costi per lo Stato? Le procure dei minori,
ogni anno, “filtrano” migliaia di casi di disagio degli adolescenti,
“stoppando” processi inutili. Scuole, stazioni dei carabinieri, operatori
sociali segnalano tante vicende. Bambini scappati di casa, maltrattamenti fisici e psicologici, inadeguatezze di certe comunità di recupero.
Ebbene, spesso, le verifiche preliminari, grazie a professionalità collaudate, sfociano in archiviazioni.
Ciò evita lauti e sborsi allo Stato. Ad esempio quelli per il patrocinio gratuito,
davvero notevoli in certi settori.
Secondo l`associazione dei magistrati minorili, invece, è tempo di scelte coraggiose. Occorre un modello di giustizia culturalmente avanzato, che si
faccia carico del rapporto costi-benefici. E l`idea del tribunale autonomo per le relazioni familiari e lo status personale; accompagnato da una procura
speculare.
LE NUOVE STRUTTURE sommerebbero competenze del civile e del penale, oggi coperte dai tribunali per i minorenni e dalle sezioni “famiglia” dei tribunali ordinari. Come richiedono le fonti europee, avremmo un solo tribunale per tutti i possibili momenti di “incontro” tra giustizia
e minore. E, ottimizzando le risorse, magistrati dedicati in via esclusiva; formule che realizzano la giustizia di prossimità; dotazioni di mezzi e personale specializzato.
La proposta vanta un merito ulteriore. E in antitesi con il modello
strisciante di giudice conformista, “tutto statistiche” e “combinato disposto”, intellettualmente disimpegnato e “senza una anima”. Anche questo è
un lascito di quella “tradizione del minorile”, che ha i suoi padri in Alfredo Carlo Moro, Paolo Vercellone, Umberto Radaelli. L`idea di chi crede che il processo non sia mai una pratica burocratica. Soprattutto quando sono in gioco gli “ultimi”. E di questi tempi non è poco.