L’UNITA’
La Marcia dei radicali, un`occasione per i detenuti
di Walter Verini
Come in occasione della precedente Marcia del Natale 2013 – l`ultima di e con Marco Pannella – anche stavolta ho deciso di aderire personalmente alla
Marcia promossa dal Partito Radicale per l`amnistia e l`indulto che domenica prossima, 6 novembre, partirà da Regina Coeli per arrivare in Piazza San Pietro, dove il Papa celebrerà il Giubileo dei Detenuti e dove all`Angelus le sue parole saranno certamente dedicate anche all`umanità
reclusa. Papa Francesco, lo stesso Pontefice che il 28 marzo 2013, appena quindici giorni dopo la sua elezione al soglio di San Pietro entrò nel carcere minorile di Casal del Marmo dove, in occasione del giovedì santo, lavò i piedi a dodici ragazzi, tra i quali una ragazza musulmana.
Papa Bergoglio, che nei primi tre anni di Pontificato ha scelto più volte di far sentire la sua vicinanza ai detenuti: a Poggioreale come a Rebibbia, a Castrovillari come a Ciudad Juarez in Messico o attraverso lettere e interventi. Dico subito che non credo sia attuale e realizzabile la prospettiva di un provvedimento come quello di amnistia o indulto. Non perché non sia giusto e coraggioso parlarne e battersi per questo obiettivo. Ma non ne
vedo, per diversi motivi, le condizioni. E ritengo quindi innanzitutto moralmente doveroso evitare di generare troppe aspettative presso la popolazione carceraria. Sarebbero aspettative, allo stato, poco realistiche. Non sarebbe responsabile suscitarle. Tuttavia la Marcia dei radicali e, su un piano diverso ma assolutamente contiguo, il Giubileo dei detenuti scuotono le coscienze e chiamano tutti, a partire da chi ha responsabilità istituzionali e politiche, a misurarsi con il tema della condizione carceraria in Italia.
Non è, si sa, un tema facile. In tempi di paure vere, percepite e anche irresponsabilmente indotte, di incertezze, di insicurezze non è questo il primo tema dell`agenda politica. Anche se la visita del Presidente del Consiglio al carcere di Padova ha rappresentato un fatto di grande rilievo e significato non solo simbolico. Così come tutti considerammo di straordinario spessore il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano, dedicato alle incivili condizioni delle carceri italiane. Anche per questo la Marcia ha un valore che va ben oltre il tema dei provvedimenti di clemenza. È un`occasione per contribuire a ricordare a tutti come la Costituzione e basilari principi di umanità considerino la pena (che deve essere giusta ed equa per chi ha sbagliato) non come vendetta, ma come occasione di recupero e reinserimento. In questi tre anni l`Italia ha ottenuto risultati importanti.
Come capogruppo Pd in Commissione Giustizia ho seguito passo dopo passo i cambiamenti. Le carceri italiane conoscevano una situazione di drammatico e disumano sovraffollamento. Prima ancora delle incombenti sanzioni
europee, dopo la sentenza Torreggiani, a farci vergognare erano quei quattro-sei detenuti costretti in celle da due. Erano quegli spazi interni destinati ad attività sociali occupati da brandine e materassini a terra. Erano la mancanza di prodotti per l`igiene, spesso reperiti grazie a donazioni volontarie. Erano la riduzione fin quasi al prosciugamento dei fondi per le attività di formazione, studio, lavoro interno. La mancanza di figure professionali specializzate, che affiancassero il lavoro difficilissimo e delicatissimo della Polizia penitenziaria, il cui rilievo è aumentato anche in seguito all`estensione delle esperienze di sezioni aperte e delle conseguenti procedure di vigilanza dinamica.
Questo toccavamo con mano in occasione delle visite in carcere. Ora la
situazione è migliorata. Grazie a provvedimenti di Governo e Parlamento, a
misure legislative che hanno consentito di avviare reali processi di de-carcerizzazione per reati di non grave allarme sociale.
Grazie all`introduzione e all`intensificazione di misure alternative alla pena in carcere e di messa alla prova. Anche le esperienze di formazione, lavoro, socialità e cultura hanno visto un aumento di risorse finanziarie. È ancora poco, ma la direzione è quella giusta. Il Ministro Orlando, la squadra di Via Arenula e il Dap hanno guidato con determinazione il lavoro e l`esito degli Stati Generali dell`Esecuzione Penale, dai quali sono emerse indicazioni di grande valore civile e di grande concretezza, diverse delle quali contenute nel disegno di Legge di Riforma del processo penale che a breve il Senato
approverà. Per questo la Marcia dei radicali merita l`adesione. Perché al di là delle questioni dell`amnistia e dell`indulto ha il merito di tenere alta e viva l`attenzione sul tema della pena in Italia e della condizione dei detenuti. Non ci stancheremo mai di ripetere: un carcere dove chi ha sbagliato sconta la giusta pena, ma in condizioni di civiltà, significa rispettare la Costituzione e
non significa solo investire in umanità ma anche in sicurezza. Ce lo confermano i dati: chi esce dal carcere con un diploma conseguito, con un mestiere in mano, difficilmente torna a delinquere, a commettere reati. E vuoi dire abbassare le tensioni dentro quelle mura, potenziando le possibilità di affettività con le proprie famiglie, i propri partner. Vuol dire contrastare le tendenze al suicidio. O monitorare meglio e contenere le stesse potenzialità di «radicalizzazione» da parte dell`estremismo islamico presente negli istituti di pena. Ecco, per me, qualche buon motivo per raccogliere l’appello dei radicali che su questi temi hanno sempre fatto, con Pannella, da apripista per le coscienze.