L’INTERVENTO: Ma giustizia e divieti non fermano i violenti di Francesco De Luca (Il Mattino)

IL MATTINO

Il commento
Ma giustizia e divieti non fermano i violenti

di Francesco De Luca

Giustizia è fatta anche se nessuno restituirà a Giovanni e Antonella
Esposito il loro ragazzo, Giro, ucciso dai colpi di pistola dell `ultrà romanista Daniele De Santis, condannato a ventisei anni dal tribunale di Roma. Non si può esultare per questo verdetto emesso dopo la morte di un giovane uomo.
Vittima di un agguato nei pressi dello stadio Olimpico, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli del 2014. Tuttavia la rapidità dell`indagine e l` efficienza della magistratura romana danno una risposta ferma: vi sono la percezione della legalità e il valore della giustizia, un balsamo per la ferita che quell`omicidio ha provocato nei familiari e nella grande comunità napoletana. Naturalmente restano aperti molti interrogativi. Ci si può
chiedere cosa è cambiato in questi due anni: è stata di insegnamento la drammatica storia di Ciro?
A leggere le recenti cronache, sembra di no. Sabato notte, dopo un`altra finale
di Coppa Italia, quella tra Juve e Milan, lontano dall`Olimpico c`è stato un raid di ultrà rossoneri in un pub. Due feriti gravi, un diciannovenne arrestato, settantuno Daspo emessi dalla Questura. All`interno dello stadio non si erano registrati incidenti e se n`erano rallegrati il prefetto Franco Gabrielli, neo capo della Polizia, e il presidente della Lega serie A, Maurizio Beretta. Ma fuori, in una zona distante dall`Olimpico, sì. Gli stadi blindati risolvono il problema della violenza per i 90 minuti della partita, ovviamente là dove
vi sono accurati controlli: dieci giorni fa a Cava de` Tirreni ultrà locali hanno aggredito, all`interno dell`impianto, tifosi di Reggio Calabria prima della partita di serie D, sorprendendo le forze dell`ordine.
Nella capitale c`è stata una decisa reazione degli ultrà di Roma e Lazio alla misura restrittiva decisa dall`ex prefetto Gabrielli, che ha segmentato le curve per individuare meglio i gruppi: intere fazioni della tifoseria non hanno assistito alle partite, neanche al derby. Quanto ai napoletani, hanno raramente potuto seguire la squadra in trasferta perché l`Osservatorio del Viminale fissava divieti per i tifosi residenti in Campania. Una discriminazione ingiustificabile. Ovviamente i napoletani non hanno assistito a Roma-Napoli e i romani non si sono presentati a Napoli-Roma perché le tensioni sono forti, a due anni dalla tragedia avvenuta a Tor di Quinto.
Tutto questo fino a quando potrà durare? Antonella, la coraggiosa mamma di
Ciro, frequenta il San Paolo non perché sia tifosa del Napoli ma perché «voglio continuare a vedere quello che vedeva mio figlio», come ha spiegato in un` intervista a Daniela D e Crescenzo prima della sentenza. E vuole, forse, anche lanciare un ulteriore messaggio di pace in una tifoseria ancora profondamente scossa da quella morte, nella quale però vi sono evidenti
tracce di malavita organizzata. Sarebbe un errore non ricordare che la magnifica stagione degli azzurri di Sarri si era aperta con gli accoltellamenti in Curva A durante Napoli-Sampdoria, tra esponenti di clan in lotta per il controllo delle piazze di spaccio. I bambini che quella domenica di fine agosto si trovavano là e hanno assistito alle scene di violenza saranno poi tornati con la sciarpa azzurra a urlare per i gol di Higuain e a cantare «Un giorno all`improvviso»?
Il calcio deve recuperare la sua piena legalità e lavorare seriamente sul rapporto con le tifoserie per tentare di portare le famiglie negli stadi, ambizione chissà quanto concreta di molte società. La soluzione, o la riduzione, del problema non può essere un confronto come quello organizzato in Senato il 6 aprile tra rappresentanti del mondo politico e 25 capi ultrà,
tra i quali Claudio Galimberti, detto il Bocia, leader della curva dell`Atalanta,
uno che ha accumulato Daspo e condanne per lesioni ed è sorvegliato speciale.
Quali suggerimenti ha avanzato un personaggio simile? Abolire la Tessera del tifoso, lo strumento introdotto nove anni fa, dopo l`omicidio dell`ispettore di Polizia Filippo Raciti a Catania, perché limiterebbe la libertà di essere ultrà. Cos`è questa, una presa in giro? A poche ore dalla più pesante sentenza che si ricordi per un assassinio nel mondo del calcio, si cominci a fare una seria riflessione non soltanto legata agli aspetti dell`ordine pubblico e delle leggi, ma anche sociale e culturale. Bisogna saper prevenire, non più reprimere. Non basta allontanare gli ultrà dagli stadi: i violenti del calcio possono fare danni anche altrove, perfino mortali.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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