LA VOCE DELL’AGORA’
Consiglio Nazionale Forense: guardare la qualità e non il costo
di Mario Napoli – Presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Torino
Caro Tom,
ho letto come sempre con interesse l’ultimo numero dell’Agorà ed in particolare il Tuo articolo di apertura relativo ai gettoni di presenza regolamentati dal nostro Consiglio nazionale forense per le cariche ed i Consiglieri: come spesso accade, la tua penna graffiante suscita interesse e riflessioni e di queste ultime vorrei fare parte a Te ed ai
Tuoi lettori.
Tu mi conosci e sai che, personalmente, ma anche come tradizione di un abito di tutto il nostro Consiglio (sono io l’interlocutore di Domenico Sorrentino nel colloquio che riferisci!), valorizzo ed apprezzo il volontariato istituzionale ed il risparmio nelle nostre trasferte (low cost, B&B economici, bus e non taxi se si può, ecc.: ad un collega che mi domandava perché viaggiassi in seconda classe risposi “perché non c’è più la terza!”); ma ciò attiene alla nostra realtà locale, diverso discorso a mio parere deve valere per la nostra istituzione nazionale.
Il Consiglio Nazionale Forense è la più alta istituzione dell’Avvocatura ed il suo Presidente è, dunque, la figura professionale scelta dagli avvocati italiani perché li rappresenti al massimo livello: è la persona che noi abbiamo giudicato degna di interloquire con le più alte cariche dello Stato (dalla Presidenza della Repubblica al Ministro di Giustizia) e della Magistratura ed abbiamo ritenuto in grado di esprimere nel migliore dei modi le nostre istanze. Se così non è, abbiamo sbagliato noi a scegliere le persone (e talvolta, con riferimento a taluni Consiglieri nazionali, il dubbio francamente mi viene), ma ciò non toglie che a loro dobbiamo chiedere il massimo impegno in termini di tempo e qualità di servizio: ma un tale impegno non può essere senza remunerazione, altrimenti a tale ruolo potrebbero proporsi solo pochissimi avvocati perché solo pochissimi sacrificare e fare a meno pressoché totalmente del loro reddito professionale (l’attività del CNF è oggi frenetica, se Ti interessasse Ti posso mandare una relazione di sintesi dei primi mesi davvero impressionante).
Io credo che oltre 200.000 avvocati italiani possano permettersi di remunerare i loro massimi rappresentanti: quel che non possono permettersi è di essere mal rappresentati, per qualità o tempo dedicati alla missione. So di andare contro corrente, in un momento in cui sempre più spesso si privilegia l’indignazione del primo momento (ho letto nella relazione di Mascherin all’Anno Giudiziario, io non ho la televisione, di trasmissioni televisive che promuovono fiaccolate contro una sentenza di assoluzione o raccolte di firme contro una archiviazione, vissute come il fallimento della giustizia: ma è esattamente il contrario, ciò significa che vi è uno Stato che ha garantito il cittadino, che nel dubbio non ha condannato); ma penso davvero che, se vogliamo riportare la nostra professione al livello che merita ed a potersi proporre come classe dirigente, il problema non è il costo, ma la qualità che dobbiamo pretendere e che non possiamo sacrificare per qualche risparmio. E ciò nell’interesse di tutti.
Grazie, caro Tom, della Tua attenzione e del Tuo impegno; un abbraccio.