L’INTERVENTO/1: Gli avvocati scioperano ma qui va solo il pm-show di Davide Giacalone (Libero)

LIBERO

Gli avvocati scioperano ma qui va solo il pm-show

di Davide Giacalone

L`Associazione nazionale magistrati fiata e l`intero mondo politico e giornalistico viene messo a rumore, in un fiorire di adesioni, distinzioni, messe a punto e varie considerazioni. L`Unione delle camere penali
(associazione degli avvocati penalisti) proclama tre giorni di sciopero ed è già
un miracolo se qualcuno ne ospitale motivazioni, comunque destinate a cadere nel silenzio generale. I magistrati lamentano un nocumento alle proprie ferie e giù chiacchiere sulla libertà, l`autonomia e la giustizia.
Gli avvocati protestano contro «il processo senza fine, le intercettazioni
senza limite, l`interpretazione senza confini» e nessuno se li fila. Quasi che la prima questione abbia rilievo generale e le seconde un interesse corporativo. Basta questo a capire perché ce la meritiamo, la malagiustizia. La politica, senza significative distinzioni di schieramento, imbastisce discorsoni sul bisogno di far funzionare la giustizia in tempi ragionevoli ed efficacemente,
perché anche da questo dipende l`affidabilità di un Paese, quindi la capacità di attirare investimenti dall`estero e attivare quelli dall`interno.
Chi mai vuol rischiare in un sistema in cui possono non pagarti e se t`imputano qualche cosa ci metti due o tre lustri a cavarne fuori le gambe, da innocente? Poi, però, insegue i magistrati associati che chiedono la prescrizione più lunga, ovvero l`esatto contrario. Così come li insegue
e ossequia su ogni cosa. Perché? Perché sono un potere, anche se la Costituzione lo escluderebbe. E sanno esercitarlo contro chi governa. Non dico che lo esercitino a sproposito, perché i lestofanti non mancano, dico una cosa diversa: il potere non è quello del giudizio, ma dell`accusa, dell`imputazione, della menomazione irrimediabile che può colpire chiunque.
Il giornalismo finge inchieste e articolesse pensose, ma poi corre a elemosinare carte in procura, meglio ancora se registrazioni. Perché? Perché l`informazione è spettacolo e lo spettacolo è quello dell`accusa. La spettacolarizzazione riguarda ogni cosa (pensate alle previsioni del tempo,
oramai incapaci di dire che in estate fa caldo e le nuvole portano pioggia, esiste solo l`arsura torrida e il diluvio), ma nel campo della giustizia s`è giunti a far recitare le intercettazioni a degli attori. E se non è spettacolo
quello in cui si chiamano gli attori, solo il cielo sa cosa sia. Passa come niente
che se la legge proibisce di riprendere persone in manette le si riprende lo
stesso, mettendo un pallino bianco sulle mani.
Gli avvocati che potere hanno? Che spettacolo portano? Nessuno. Quindi: chi
se ne importa. A destra e a sinistra ci sono legioni di orecchianti e ignoranti, ma anche folte schiere di persone che sanno quanto il sistema accusatorio (quello in vigore, che presuppone la prova si formi nel processo) sia incompatibile con il fatto che l`accusa e il giudizio siano incarnati da colleghi. E di una ovvietà assoluta, senza bisogno di scomodare la memoria di Giovanni
Falcone, che chiaramente lo disse. Sanno bene che il processo nasce bacato, se
tre anni prima l`imputato è già stato lapidato mediante l`esibizione di verbali, foto, filmati e telefonate. Tutta roba proveniente dall`accusa.
Lo sanno, ma non sanno cosa farci. Porre la questione in maniera netta e
pulita è complicato, quando si hanno idee confuse e curricula non proprio a prova di bomba.
Così la scena si ripete uguale: l`Anm tiene banco e l`Unione camere penali
parla nei convegni. Oggi, su iniziativa dei penalisti, ospiti della Fondazione Piccolo e con la collaborazione della Fondazione Luigi Einaudi, si ritrovano a Capo d`Orlando. Parleranno Piercamillo Davigo, presidente Anm, Beniamino Miliucci, presidente Ucp e il ministro della giustizia, Andrea Orlando. Vedremo se le cronache smentiranno l`andazzo o, più probabilmente,
confermeranno quanto ce la meritiamo, la malagiustizia.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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