IL MATTINO
La giustizia e le parcelle indifendibili
di Antonio Galdo
Rischio paralisi nei Tribunali italiani: è quanto paventano gli amministratori
giudiziari e alcuni magistrati.
Il motivo? Un decreto del governo, firmato dal ministro Andrea Orlando
che si è permesso, lesa maestà, di calmierare i compensi dei professionisti
chiamati dai giudici ad amministrare, temporaneamente, le aziende sequestrate ai clan della malavita organizzata.
L`intervento di Orlando, ispirato a un minimo di buonsenso e di trasparenza,
mette le mani su una torta finora spartita senza alcun controllo. Cosicché
l`unica vera paralisi di cui sotto sotto ci si preoccupa riguarda se mai un carrozzone costruito, pezzo su pezzo, nel nome di una lotta per la legalità
non priva di effetti paradosso. Un`inchiesta del Mattino, a firma di Andrea
Bassi, ha dimostrato, cifre alla mano, l`enorme spreco che avvolge la nube
dei beni sequestrati. Stiamo parlando di 8mila aziende confiscate (solo a Napoli sono più di duecento), e di immobili per un valore complessivo di oltre 30 miliardi di euro. Un patrimonio che potrebbe alleggerire i conti dello
Stato se si procedesse, con tempestività e regole chiare, a farlo fruttare
o a rimetterlo sul mercato. E invece la vendita dei beni risulta quasi
impossibile e il destino delle imprese coincide molto spesso con il fallimento.
In un caso e nell`altro non senza che i Tribunali, cioé lo Stato, cioé noi, abbiano corrisposto agli amministratori parcelle quasi sempre laute, talvolta imbarazzanti. Il tutto nella più totale discrezione dei singoli tribunali, senza un criterio omogeneo, senza alcuna pubblicità, come in una qualsiasi una trattativa privata. Una procedura che, se fosse adottata nello stesso modo
da un normale amministratore pubblico, finirebbe nove volte su dieci con un avviso di garanzia a suo carico, una denuncia della Corte dei Conti e un processo con relativa condanna. Invece accade il contrario.
In un momento in cui l`intera pubblica amministrazione è sottoposta
a un controllo di legalità pervasivo e puntiglioso da parte della magistratura, l`unica zona franca rischia di essere quella di casa propria.
Non c`è alcuna forma di pubblicità sulle modalità e sull`entità delle tariffe riconosciute a ciascun amministratore giudiziario. Poi ogni tanto si scopre che, per esempio, a Napoli l`amministratore di alcune aziende sequestrate al gruppo Rago sta si è visto riconoscere un credito di un milione e 800mila euro e liquidare un anticipo di 75mila euro, facendo così infuriare i dipendenti in cassa integrazione.
L`anomalia non è sfuggita a Raffaele Cantone, presidente dell`Autorità contro la corruzione, e allo stesso governo che finalmente ha deciso di intervenire in questa zona grigia della burocrazia giudiziaria. Apriti cielo. Mentre il decreto si prepara ad approdare in Consiglio dei ministri per l`approvazione definitiva, il muro corporativo delle due categorie cointeressate si è alzato come un riflesso condizionato. Con i soliti slogan: se passa il provvedimento è rischio paralisi. Ma la tesi addotta per difendere la
giungla delle parcelle a molti zeri è la seguente: un amministratore giudiziario
non può essere equiparato a un curatore fallimentare, poiché il suo compito è molto più complesso.
Nella percezione del cittadino tuttavia la distinzione tra i due suona così: il curatore fallimentare amministra il patrimonio di un`impresa fallita, l`amministratore giudiziario la porta nella maggior parte dei casi al fallimento. Insomma, se il timore di chi si oppone al provvedimento è la paralisi, non c`è niente di più paralizzato di una gestione amministrativa nel complesso fallimentare, che induce il cittadino a nutrire una sfiducia radicale nei confronti dello Stato.
Un singolare gioco delle coincidenze vuole, infine, che la picaresca protesta nei tribunali arrivi nello stesso giorno in cui l`Inps comunica le classifiche sulle pensioni degli italiani. Indovinate quale categoria è in cima alla lista? I magistrati ovviamente, con 9.573 euro lordi mensili, ben 6mila euro in più della seconda classificata, quella del personale universitario. Non sarà che
da una simile altezza retributiva sia difficile riconoscere lo scandalo di
parcelle esagerate?