IL CORRIERE DELLA SERA
Magistrati e avvocati guardino dietro il sipario
di Luigi Ferrarella
dom.17 – «Non possiamo imporre di essere ascoltati in audizione, ma ci pare uno sgarbo non essere stati ascoltati, perché chi vive la macchina giudiziaria
dall`interno la conosce perfettamente», ha lamentato ieri il presidente dell`Anm Piercamillo Davigo a proposito dell`iter parlamentare del disegno di legge di riforma del processo penale (per la verità frutto anche di una Commissione ministeriale ampiamente nutrita di magistrati quanto di
avvocati e professori), e il segretario Francesco Minisci ha rincarato: «All`Anm non è stato chiesto neanche un parere in forma scritta su una riforma definita epocale, che per alcune norme può paralizzare le
Procure».
Il bello è che gli avvocati delle Camere Penali storicamente protestano per l`esatto contrario, cioè perché sempre e solo i magistrati verrebbero ascoltati;
perché monopolizzerebbero i ministeri negli uffici legislativi e di gabinetto; e perché – con il diplomatico commento del ministro alla recente formazione in seno all`Anm di 14 commissioni permanenti di studio – si sarebbe riconosciuto a un`indebita consultazione obbligatoria con la magistratura associata il potere di veto sulle leggi non gradite.
A giudicare dalla qualità delle norme che vengono poi approvate, per la verità,
il duello sembra un «derby» tra poveri: che sul palcoscenico si scornano, e invece farebbero meglio a guardare dietro il sipario dove sembrano essere
altre «mani» meno visibili a orientare davvero i testi normativi. Nei quali, a volte e per caso, soltanto la forzatura magari di un emendamento a cui
slitta la frizione tradisce l`impronta (ben più marcata di quelle di magistrati e avvocati) di qualche associazione imprenditoriale, o di mutevoli staff di «consiglieri» dal gassoso inquadramento governativo, o di compromessi parlamentari al ribasso tra segmenti di partiti seduti a collaterali tavoli politici.