IL MESSAGGERO
Appalti, con Anac e Codice nata la rete anticorruzione
di Paolo De Angelis – Sostituto procuratore presso il Tribunale di Cagliari
Da pochi giorni è in vigore il nuovo Codice degli appalti pubblici che ha sostituito il precedente, risalente al 2006, che dopo 10 anni mostrava
tutte le crepe di una normativa inadeguata ed insufficiente. La finalità delle nuove disposizioni è proprio quella di velocizzare le gare e l`esecuzione delle opere pubbliche, secondo principi di efficienza e di trasparenza dell`azione amministrativa, per raggiungere il duplice obiettivo di completare le opere appaltate in tempi ragionevoli nonché di garantire la correttezza e la
legalità dei rapporti con le imprese. Sono traguardi ambiziosi e condivisibili la cui effettiva realizzabilità si potrà vedere solo alla prova dei fatti, quando cioè le norme verranno concretamente applicate e si potrà verificarne la reale
capacità di garantire che i fini dichiarati siano raggiunti; d`altronde, la normativa del 2006 venne introdotta con analoghe dichiarazioni di intenti e quasi identiche certezze sulle potenzialità del codice di risolvere i problemi degli appalti pubblici in Italia e, dopo 10 anni, si è dovuto constatare quanto
quelle previsioni fossero inesatte. Questo dimostra che l`idoneità di una norma a realizzare i fini che il legislatore le assegna non risiede (solo) nel suo testo, più o meno curato, ma piuttosto negli strumenti che le permettano di operare in modo concreto; le nuove norme, sotto questo aspetto, sono collegate alle funzioni assegnate all`Anac, l`autorità anticorruzione, che avrà il compito di sovrintendere ai controlli ed alle verifiche su tutti gli appalti, per assicurare il concreto raggiungimento degli obiettivi di trasparenza, efficienza e legalità delle opere pubbliche da eseguire. La costante presenza dell`Authority nelle dinamiche degli appalti rappresenta per il legislatore la garanzia che le nuove norme attueranno i principi della riforma poiché il controllo di legalità dell`anticorruzione assicurerà rispetto delle regole e percorsi lineari e trasparenti delle opere pubbliche. Ed allora, aldilà degli aspetti tecnici della nuova normativa, emerge l`aspetto più significativo ed insieme più problematico dello spirito del nuovo codice, quello della lotta alla corruzione, agli sprechi ed alle inefficienze, insomma a quella zona grigia che avvolge il mondo degli appalti e favorisce le pratiche illegali; da tempo, vi è la consapevolezza che il problema della corruzione in Italia vada affrontato in modo sistematico, con interventi sui diversi livelli nei quali la corruzione si annida e si sviluppa, dai bilanci delle imprese alle procedure amministrative, per bloccare sul nascere i comportamenti illegali di cui si nutre la corruzione. Si chiama prevenzione ed è lo strumento che consente di affrontare il problema dell`illegalità in base a schemi di controllo in tempo reale
sull`andamento degli appalti, evidenziando deviazioni ed anomalie rispetto alle regole, col duplice vantaggio di dissuadere le intenzioni illecite e di acquisire in modo immediato le prove del malaffare, mentre esso si
compie; uno strumento efficace e diretto che segnala i comportamenti scorretti, bloccandoli in tempo, prima ancora che l`illegalità dilaghi. Già
la Legge Severino del 2012 aveva impostato in questi termini la lotta alla corruzione, affiancando ai controlli di legalità della magistratura i controlli
preventivi delle autorità amministrative; la nuova legge sugli appalti completa questo disegno, assegnando all`Anac il compito di verificare in modo
preventivo il rispetto delle linee guida nella gran parte degli appalti pubblici. E il segno di un` evoluzione culturale perché segue l`idea di affrontare il
pericolo della corruzione prima ancora che esso si trasformi in un danno effettivo per le procedure, per l`opera pubblica, per i valori della legalità.
Non c`è alcun antagonismo tra la repressione dei reati, che compete alla magistratura, e la prevenzione degli illeciti, che riguarda la fase amministrativa degli appalti, anzi: sono due strumenti sinergici e collegati,
uniti nell`unico obiettivo istituzionale della garanzia del rispetto della legge. La moltiplicazione dei controlli, ai vari livelli, è un fattore di diminuzione del rischio corruzione e la strategia vincente è quella di coordinare le diverse
forze in campo, per ottimizzare l`azione di contrasto. Condannare i corrotti è compito della magistratura che ha fatto la sua parte contro la corruzione, facendo emergere le incredibili connessioni criminali nel mondo degli appalti e dimostrando che le norme precedenti non erano affatto efficaci nel contrasto all`illegalità. Ma anche la prevenzione è un valore fondamentale perché aumenta le capacità di controllo in un settore particolarmente esposto.
È dunque nata la rete anticorruzione, un sistema integrato che, dalla prevenzione alla repressione, realizza e rende concreto, nel settore degli
appalti, il concetto di legalità. C`è da augurarsi che funzioni ma in ogni caso il futuro (del rispetto delle regole) è già cominciato.