IL FATTO QUOTIDIANO
Ferie dei giudici, la demagogia e l`impopolarità
di Bruno Tinti
Il Tar del Lazio ha stabilito che le ferie dei magistrati sono di 30 giorni, come
dice Renzi, e non 45 come dice l`Anm. Va bene così, 45 più le cosiddette festività soppresse davano un totale di 51 giorni, effettivamente un po` tanti.
Si prestavano a una diluizione delle ferie nel corso dell`anno che rendeva
difficile la gestione degli uffici giudiziari: tra vacanze estive, e natalizie,
settimane bianche e ponti vari talvolta non si riusciva a comporre collegi o succedeva che il pm non fosse in servizio quando il processo da lui istruito era celebrato in Tribunale. Toccava rinviare i processi, insomma un discreto casino. Del tutto contrario ai principi di buona amministrazione.
La legge dice che le ferie devono coincidere con la sospensione dei termini nel
periodo feriale, quando si fanno solo le cose urgenti e non si possono celebrare processi salvo quelli con detenuti. Il che è ovvio, servono pochi magistrati; gli altri si riposino e, a settembre, tutti al lavoro.
Quelli che hanno lavorato in estate devono godere le ferie a settembre e ottobre. Per ineliminabili ragioni di servizio – così prevede la norma – ne possono usufruire anche in periodo successivo, fino a dicembre; e, per specialissime ragioni di servizio, nel primo semestre dell`anno successivo.
Manco adirlo, è uno stillicidio, ognuno si spezzettai suoi 51 giorni quando gli fa più comodo, con le conseguenze di cui sopra. Detto questo, resta il fatto che la riduzione delle ferie a 30 giorni (in realtà 36) non cambierà nulla. Altro provvedimento demagogico, di pura propaganda.
Prima di tutto niente è stato detto su sentenze e altri provvedimenti che scadono in periodo feriale. Se un magistrato va in ferie e però deve scrivere sentenze perché il termine di deposito scade mentre lui è in vacanza, è ovvio che quelle non sono ferie, sono giorni di lavoro. Dunque bisognerebbe prevedere la sospensione dei termini di scadenza dei provvedimenti giudiziari per ogni singolo magistrato in relazione al suo personale periodo di ferie: un casino mai visto ma i computer possono fare questo e altro.
Oppure prevedere una settimana di pre-ferie durante la quale il magistrato
scriverà i provvedimenti che scadono. Siccome questo lo si può fare benissimo a casa propria senza andare in ufficio, si ritornerebbe di fatto alla situazione precedente: il giudice va in vacanza con il borsone pieno di fascicoli e lavora fra un bagno in mare e una partita di tennis.
IN SECONDO LUOGO, fare il giudice non è come stare alla catena di montaggio: i processi vanno studiati prima di celebrarli. Sicché non è possibile che, tornati dalle ferie, il giudici si trovino catapultati in udienza:
un po` di tempo per studiare i fascicoli lo devono avere, altrimenti si ritorna
alla situazione precedente, quando lì si studiava sotto l`ombrellone una settimana prima di tornare a casa. Anche qui però, c`è lo stesso problema: non c`è bisogno di stare in ufficio per studiare, lo si può fare anche in vacanza.
Infine c`è il problema della retribuzione. Non è giusto pagare lo stesso stipendio se riduci le ferie al lavoratore e lo fai lavorare 15 giorni in più. Qui un ricorso al Tar dovrebbe avere esito favorevole.
In conclusione, i magistrati si potevano risparmiare una battaglia molto impopolare. 30 giorni di ferie, va bene; però sto a casa (o al mare) una settimana prima per scrivere sentenze e una dopo per studiare i processi. E questo lo poteva stabilire il Csm con una circolare. Come direbbe
Shakespeare, molto rumore per nulla.