LA STAMPA
Ma il sistema-giustizia va cambiato
di Carlo Federico Grosso
In Senato la riforma della prescrizione sembra essersi sbloccata: se ne dovrebbe discutere presto e forse prima dell`estate una nuova e funzionale disciplina di tale istituto diventerà legge. Finalmente, si dirà.
La riforma, se riuscirà a essere varata, potrebbe costituire una pietra miliare. Prima di lasciarci avvincere dall`entusiasmo, cerchiamo tuttavia di capire
quali sono, davvero, le poste in gioco.
Innanzitutto: perché sì alla prescrizione? Perché, si dice, quando molto tempo è passato dalla commissione del reato, l`esigenza punitiva si attenua e, tranne che per i reati più gravi, può apparire improprio colpire chi, magari, si è allontanato dal crimine e si è rifatto una vita.
In secondo luogo: esistono condizioni indispensabili affinché la prescrizione possa coesistere con un processo penale efficiente? Sicuramente sì: occorre che i tempi necessari a prescrivere un reato siano attentamente calibrati su quelli necessari per concludere i processi. Una prescrizione troppo breve rispetto ai tempi processuali ragionevolmente necessari conduce alla catastrofe (all`estinzione di migliaia di reati). Una prescrizione troppo lunga rischia di favorire, all`opposto, le pigrizie dei magistrati o altre cause di ritardi e, pertanto, abnormi dilatazioni nella durata dei processi.
Oggi la situazione è sbilanciata nella prima direzione: i tempi necessari a prescrivere sono troppo brevi rispetto ai tempi necessari per esaurire i processi, e sono troppo brevi, soprattutto, con riferimento a processi per reati «sensibili» quali la corruzione, i reati satelliti della corruzione, un certo numero di reati economici o di reati contro il patrimonio. Questa situazione non è, d`altronde, il risultato del caso; è stata consapevolmente cagionata da una legge che, nel 2005, ha d`un colpo solo dimezzato i tempi della estinzione di molti reati, senza preoccuparsi di rafforzare nel contempo gli strumenti giudiziari. Si spiega così perché nel 2014 il numero dei reati prescritti abbia raggiunto la cifra esorbitante di 132.296 e perché nel 2015 essa sia ancora aumentata.
Ecco perché una riforma generale della prescrizione in grado di restituire efficienza al sistema penale appare indispensabile. Né mi preme a questo punto stabilire – ammesso che vi sia davvero la volontà di un cambiamento positivo – quale possa essere stato il motivo di un così repentino mutamento di rotta della politica, che fino a ieri pareva volerla nascondere nel cassetto.
Chiediamoci piuttosto che cosa ci si debba attendere da una riforma ben confezionata dell`istituto: appunto, la prima posta in gioco. Occorre, come dicevo, che il Parlamento sia attento a dosare la misura della prescrizione sulla durata, allo stato, dei nostri processi: né più, né meno, di quanto appare necessario per evitare l`attuale ecatombe dei reati. In quale modo? Confesso che le discussioni sulla tecnica preferibile per ottenere tale risultato non mi interessano più di tanto; importante è che si adottino soluzioni incisive ma nel contempo ragionevoli.
Si allunghino pertanto adeguatamente i tempi necessari a prescrivere, magari distinguendo reato da reato a seconda delle maggiori o minori difficoltà della loro scoperta e del loro accertamento; si evitino compromessi al ribasso, scambi furbeschi, veti incrociati; si evitino anche gli eccessi, come bloccare del tutto il decorso della prescrizione a partire da una certa fase del processo
(dopo la sentenza di primo grado, addirittura dopo la richiesta di rinvio a giudizio, come vorrebbero alcuni magistrati).
All`estremo opposto, neppure mi piacerebbe che si confermasse che dopo il primo grado l`estinzione scatta automaticamente se entro due anni non si perviene alla sentenza di appello e dopo un anno ulteriore a quella di cassazione: blocchi ghigliottina di questo tipo rischierebbero infatti di reintrodurre fattori di abnorme dilatazione del fenomeno estintivo.
Mi si consenta a questo punto un`ultima considerazione. Come dicevo, una buona riforma della prescrizione è essenziale. Renzi la consideri pertanto una bandiera e la porti al successo. Sappia tuttavia che in questo modo, pur avendo eliminato una grave stortura, non avrà sicuramente ancora provveduto alla riforma del sistema giustizia del Paese (processi rapidi, processi giusti, ecc.), che, ad onta delle iniziative andate in porto o messe in cantiere fino ad oggi, appare ancora lontana. Eppure si tratta della seconda posta in gioco, quella decisiva.