L’INTERVENTO/2: Mandiamoci i migliori di Tommaso Servetto (La Voce dell’Agorà)

LA VOCE DELL’AGORA’

Mandiamoci i migliori

di Tommaso Servetto

Caro Presidente,
ci è sembrato doveroso posizionare la Tua risposta, al mio articolo titolato “Prezzo del Prestigio”, in apertura di giornale onorati del Tuo intervento.
Il Tuo pensiero, che noi abbiamo condensato nel titolo, merita certamente grande rispetto ma introduce però un tema di rilevante spessore.
Da una mia parziale e personale indagine tra i colleghi, ho scoperto che nessuno sa come siano eletti (o forse designati) i Consiglieri nazionali.
Questo è dovuto, non tanto al fatto che conosciamo poco la legge professionale e tutti, o quasi, tendono a delegare ogni incombente che non sia squisitamente lavorativo, ma proprio perché di questa elezione, che dovrebbe avere per noi, come dici Tu, una decisiva importanza, non se n’è mai parlato e non se ne parla mai. Di più; nessuno sa chi sia e dove stia il nostro Consigliere al Consiglio Nazionale.
Per questo preferisco il termine “designati” rispetto a quello di eletti perché di tale elezione non è data pubblicità, non sono raccolte candidature al di fuori di due o tre soggetti ben addentrati che si propongono, non sono esaminati i programmi che si intendono portare avanti e che cosa si andrà a fare a Roma una volta eletti (oltre a prendere il gettone di presenza, se mi si consente un pizzico di ironia).
La mia critica al provvedimento espresso da questo Consiglio è incentrata sul conflitto di interesse perché, come ho detto, non hanno deciso per il futuro ma per loro!! E questo non va bene.
Il Tuo pensiero, oltreché grande rispetto, merita anche condivisione ma i presupposti per l’elezione debbono essere diversi e non una elezione “a umma, umma” come avviene oggi. Se l’elezione diventa pubblica potrebbero esserci “teste fini” (e tra di noi ve ne sono molte) che potrebbero candidarsi a ricoprire il ruolo e non solo la poltrona.
A ricoprire questo incarico dobbiamo inviare i migliori (non solo a tenere le pubbliche relazioni) perché come mi insegnava il mio saggio nonno: “Chi a sà nen fè a sa nen comandè” (chi non sa fare non sa comandare).

Foto del profilo di Andrea Gentile

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