IL FATTO QUOTIDIANO
Prescrizione, l’arte della mistificazione
di Bruno Tinti
Gli Ateniesi avvelenarono Socrate conia cicuta perché, tra l`altro, tentava di “far apparire migliore la ragione peggiore” (Platone, Apologia di Socrate).
Se il sistema fosse in vigore ancora oggi, la quasi totalità dei politici sarebbe morta da tempo; né so se sarebbe stato possibile rimpiazzarla: anche i nuovi sarebbero subito avvelenati. Prendiamo la canea in corso sulla riforma della
prescrizione, il che allargala categoria degli assuntori di cicuta agli avvocati. Gli oppositori utilizzano argomenti mistificatori; ed è la mistificazione lo
strumento con cui si tenta di “far apparire migliore la ragione peggiore”.
SE IL PROCESSO penale è di per sé una pena, bisogna almeno evitare
che la stessa abbia una durata irragionevole”, lo diceva l`avvocato Carnelutti nel 1946. È la ragione, ossessivamente riproposta dagli avvocati e fatta propria per imitazione dai politici, che sconsiglierebbe l`allungamento dei
tempi di prescrizione: “È inumano che un cittadino debba attendere
decenni (in realtà – in media – 8 anni, tempo comunque inaccettabilmente
lungo) per veder riconosciuta la sua innocenza o accertata la sua colpevolezza. È inumano infliggere la pena a persona che il decorso del tempo ha
reso diversa da quella che era al tempo del commesso reato (ovviamente
diversa in meglio; chissà perché l`ipotesi che sia diversa in peggio non viene mai considerata). Una prescrizione lunga significa un processo lungo;
un processo lungo, oltre che “inumano”, contrasta (dal 1999) con l`articolo 111 della Costituzione. Ovviamente Carnelutti aveva ragione.
Ma certamente il Maestro non ha mai nemmeno pensato che
un metodo per accorciare i processi fosse un termine di prescrizione
limitato. La durata del processo dipende in primo luogo dalle norme processuali (e quelle italiane sono demenziali), poi dal sistema organizzativo
dell`Amministrazione Giudiziaria (che è ridicolo) e infine dalla complessità delle indagini.
La prescrizione hanno scopo (giuridico) diverso: non serve ad incidere,
abbreviandola, sulla durata del processo; serve ad evitare che si celebri quando lo Stato non ha più interesse alla punizione del reo per il decorso di un lungo tempo dal momento della commissione del reato. È per questo che, quando questo interesse permane, come dimostrato dal fatto che si avviano
indagini o si proseguono processi, è assurdo impedire allo Stato di
terminarli. E infatti in nessun Paese, a eccezione dell`Italia, la prescrizione
decorre anche mentre i processi sono in corso. Argomento mistificatorio dunque, per far apparire valida un`argomentazione infondata. Ma c`è di più. Politici e avvocati sono anche contrari alla proposta di far decorrere la prescrizione dal momento in cui il reato viene scoperto (adesso decorre
dal momento in cui viene commesso).
Le indagini per reati contro l`ambiente, di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale etc. cominciano a distanza di anni dalla loro consumazione. Che senso ha, in questi casi, scomodare Carnelutti e l`”inumana” durata del processo? Fino a quando le indagini non cominciano non c`è nessun processo. Sicché
far decorrere la prescrizione dal momento in cui il reato è scoperto non allungherebbe affatto la durata del processo. Quale migliore esempio di
argomentazione mistificatoria? “L`allungamento dei tempi di prescrizione
permetterà ai magistrati di far durare i processi molto di più”. In sostanza
se la prenderebbero comoda; tanto c`è tempo, così direbbero. Mistificazione
per falsità dei presupposti.
I magistrati italiani (con le dovute eccezioni, si capisce) lavorano come
bestie, combattendo con un codice di procedura assurdo e con carenze
organizzative e strutturali indegne di un Paese civile.
TANTO È affermato, anno dopo anno, dal Cepej (Commissione Europea per l`Efficienza della Giustizia) che certo non ha alcun interesse
a sostenere che i nostri giudici lavorano più di quelli francesi, inglesi,
spagnoli etc. In realtà i magistrati italiani sono secondi in graduatoria dopo gli olandesi che però hanno un sistema giudiziario non comparabile con il nostro. Chi non volesse leggersi il rapporto Cepej può fermarsi a un dato di fatto: in Italia ogni anno si aprono 3 milioni di processi penali, in Inghilterra
300.000. C`è dubbio che il prodotto italiano, nonostante ogni
sforzo di magistrati e personale amministrativo, sia insoddisfacente?
Tutto ciò premesso, l`argomento in sé è privo di senso. In sostanza si afferma: “La prescrizione ammazza un numero elevatissimo di processi, in particolare quelli di maggiore offensività sociale. Allungarne i termini farebbe durare
di più i processi, il che è `inumano`. Meglio ammazzare un gran numero
di processi che concluderli con sentenza, sia pure dopo molto tempo”. Serve altro per dimostrare la mistificazione? Adesso la domanda è: perché politici e avvocati si adoperano con tanto accanimento per far “sembrare migliore
la ragione peggiore”?