IL TEMPO
Prescrizione, politica ormai schiacciata
di Vincenzo Comi – Componente Direttivo Camera Penale di Roma
lun.23 – Astensione nazionale degli avvocati penalisti il 24, 25, 26 maggio e manifestazione a Roma per denunciare gli «allarmanti elementi distorsivi del modello accusatorio introdotti dagli ultimi emendamenti governativi in particolare in tema di prescrizione, intercettazioni e video conferenza». Un progetto di legge del 2014 e oggi sembra al traguardo con modifiche che ne hanno pregiudicato sistematicità e modello legale. La politica ha abdicato al suo ruolo, schiacciata da istanze populiste o di categoria. Le vicende mediatico giudiziarie hanno condizionato il Legislatore finito per archiviare un progetto coerente per indulgere in decretazioni d’urgenza: l’obiettivo sono i consensi piuttosto che i diritti. Sulla prescrizione: previsione di un aumento per alcuni reati, e soprattutto introduzione di nuove ipotesi di sospensione dei termini (sentenza di condanna non definitiva di primo grado sospensione per due anni, sentenza di condanna di secondo grado sospensione per un anno). I dati statistici ufficiali dimostrano che il 70% delle prescrizioni dei reati maturino nel corso delle indagini preliminari, fase in cui il fascicolo è nella disponibilità del pubblico ministero che non ha termine perentorio per le determinazioni. L’indagato non ha certezza della durata delle indagini, il suo nome potrà rimanere iscritto nel registro delle notizie di reato per un tempo indefinito (dopo un avviso di garanzia spesso si attendono anni). E non dipende certo dal numero degli avvocati e dalle loro attività, come provocatoriamente riferito negli ultimi giorni dal presidente Anm Davigo. Prima di intervenire sulla prescrizione sarebbe doveroso eliminare i tempi morti del processo, fissando termini perentori anche per il pm nella fase delle indagini preliminari («il processo Thyssen è arrivato alla conclusione prima della prescrizione solo per il fatto che le indagini preliminari hanno avuto una durata molto breve»; citazione del pm Guariniello). Il problema è di natura organizzativa e basterebbe un maggior investimento di risorse per ridurre le carenze e i tempi morti del procedimento. Così concepita la prescrizione viola la presunzione d’innocenza e il diritto della collettività a conoscere entro il più breve tempo possibile se un imputato sia colpevole o innocente. Ne consegue un allungamento dei tempi dell’appello, con un imputato – presunto innocente – senza decisione di secondo grado o – vista sotto altra prospettiva – un colpevole senza condanna definitiva. Si propone un modello di processo che rafforzi il momento genetico – quando gli arresti suscitano interesse mediatico – piuttosto che il dibattimento. E in questo senso non solo la prescrizione ma anche la proposta di riforma sul processo a distanza (presenza alle udienze degli imputati detenuti solo in video conferenza) rappresenta una marcia indietro sul piano dei diritti. Oggi è difficile celebrare i processi in video conferenza con i detenuti sottoposti al 41 bis per mancanza di idonei apparati tecnici. Anche sulle intercettazioni vanno denunciate le norme proposte sulla riservatezza dei terzi e la procedura di distruzione delle conversazioni irrilevanti. Siamo di fronte a riforme importanti che finiscono per disegnare un nuovo processo penale; per questo è essenziale rivendicare con forza il rispetto dei principi costituzionali. Come più volte affermato, l’obiettivo degli avvocati penalisti delle Camere Penali è far circolare la cultura del rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie del giusto processo, diversamente da chi considera l’accusato colpevole prima del processo, o fa i processi in televisione invece che nei tribunali o ritiene la difesa un intralcio a una rapida condanna e il difensore il complice dell’imputato, o infine la sentenza assolutoria come una sconfitta per la giustizia.