L’INTERVENTO/2: Un patto per tutelare i figli dei detenuti di Agnese Moro (La Stampa)

LA STAMPA

Un patto per tutelare i figli dei detenuti

di Agnese Moro

Con la firma, lo scorso 6 settembre, del protocollo d’intesa tra Ministero di Giustizia, Garante dell’infanzia e l’associazione Bambinisenzasbarre (bambinisenzasbarre.org) si rinnova un’importante collaborazione, formalizzata già nel 2014 con una apposita Carta volta a tutelare i diritti dei 100.000 bambini e ragazzi che ogni anno frequentano le nostre carceri per andare a trovare i propri genitori.
È stata anche l’occasione per mettere a fuoco dei cambiamenti necessari per eliminare dal carcere gli aspetti potenzialmente violenti o traumatici per i minori. Eccone alcuni: mancanza di libertà e di movimento; perquisizioni; divieto di portare i propri oggetti all’interno del carcere; paura di punizione se tale divieto viene trasgredito; eccessiva severità nel comportamento degli agenti che potrebbero tendere ad assimilare i familiari, e, quindi, anche i bambini, ai detenuti facendoli sentire colpevoli; eccesso di rigore nel comportamento degli agenti nei confronti dei genitori detenuti in presenza dei figli.
Questo ultimo punto è delicato e importante. C’è il rischio che il genitore rimproverato, ripreso o punito in presenza dei figli sia percepito come un soggetto debole, e quindi incapace di proteggere, invece che come un riferimento sicuro; o anche come una vittima, mettendo in secondo piano il disvalore che il reato commesso dal genitore rappresenta, aprendo la strada a possibili emulazioni. Ovviamente tutto ciò richiede non solo di rimodulare le regole, ma anche di creare tra tutti i soggetti coinvolti un comune modo di sentire e una sensibilità nuova. A questo proposito Lia Sacerdote, presidente di Bambinisenzasbarre, ha annunciato che i firmatari del Protocollo hanno presentato un progetto europeo che, se approvato, permetterà di avviare una prima fase sperimentale proprio sulla formazione della polizia penitenziaria a un modo diverso di rapportarsi con i bambini e i ragazzi che entrano in carcere per far visita ai propri genitori.
“Per Bambinisenzasbarre – ha detto Lia Sacerdote – è sempre stata una questione prioritaria, e che comunque è stata già avviata con incontri sperimentali attraverso il Provveditorato della Lombardia e del Piemonte, utilizzando il modello di formazione che integra la nostra Ecole Enfants Parents, i laboratori di ricerca delle università con cui collaboriamo per un intervento di sistema”. Da seguire con attenzione.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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