LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Giustizia penale la riforma azzoppata
di Sergio Lorusso
lun.3 – E’ uno scacco al decisionismo renziano il rinvio sine die del varo della
riforma della giustizia penale, legato alla decisa opposizione dell`ANM – Piercamillo Davigo in testa – che ha indotto il Presidente del Consiglio a ritornare sui suoi passi recedendo dall`intenzione di chiedere la fiducia per chiudere finalmente la partita sul punto.
Eppure il disegno di legge in materia di «Modifiche al codice penale e
al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e
la durata ragionevole del processo nonché all`ordinamento penitenziario
per l`effettività rieducativa della pena» – che accorpa una serie di precedenti disegni di legge – naviga tra Camera e Senato ormai da oltre un anno e rappresenta per il Governo un importante impegno teso, nelle intenzioni, a dare maggiore efficienza al processo penale senza per questo sacrificare le garanzie difensive. Il provvedimento normativo presenta luci ed ombre, pur presentandosi come la riforma di settore più significativa dell`attuale legislatura.
Riproduce alcuni vizi di fondo della produzione legislativa in materia di questi ultimi anni: carenza di sistematicità, scarsa organicità degli interventi che
appaiono frammentari e non sempre coerenti. Non solo. A fronte di alcune modifiche estremamente specifiche, come l`inasprimento delle pene per reati di particolare allarme sociale quali quelli di furto in abitazione, furto con strappo, rapina e scambio elettorale politico-mafioso, utilizza lo strumento
della delega legislativa al governo per alcuni interventi “di peso” destinati ad incidere sulle misure di sicurezza e sull`ordinamento penitenziario, lasciando ampi spazi alla discrezionalità dell`esecutivo. Alla delega legislativa si ricorre
anche per realizzare – in un`ottica deflattiva – l`estensione della perseguibilità a querela di parte dei reati contro la persona e contro il patrimonio di minore entità. Mira a diminuire i carichi processuali anche l`introduzione dell`art. 162-ter c.p.p., che prevede l`estinzione del reato a seguito di condotte riparatorie. Centrale nel provvedimento è poi la controversa riforma della prescrizione – originariamente inserita in un autonomo disegno di legge – con la quale si intende porre un freno alla frequente ineffettività della pena nel nostro ordinamento: con il rischio concreto, tuttavia, di dilatare ulteriormente i già lunghi tempi processuali del nostro Paese. Si tratta di un tema che costituisce un aperto terreno di scontro tra magistratura (favorevole) e avvocatura (contraria). Inutile dire che, piuttosto che accrescere i termini della prescrizione, e con essa la durata dei processi, sarebbe più coerente agire sulle ragioni che stanno alla base dei comportamenti dilatori e delle stasi processuali; ragioni che sono legate a fattori procedimentali, ordinamentali, di “cultura del processo” e di carenza di risorse. Non sempre le riforme “a costo zero” producono effetti concreti.
È sul terreno più strettamente processuale, tuttavia, che si collocano la maggior parte delle novità, di per sé contraddistinte da un più elevato grado di tecnicismo e la cui ratio è quella di ridurre per quanto possibile i tempi morti tra le fasi processuali, di potenziare il ruolo della persona offesa, di rafforzare l`appetibilità dei riti differenziati e di potenziare le garanzie
difensive. È prevista, infine una delega legislativa al Governo per modificare la spinosa materia delle intercettazioni, croce e delizia del processo penale, e quella delle impugnazioni, sempre nell`ottica di ridurre i carichi della giustizia penale. Non sappiamo quale sarà la sorte di questa articolata riforma. Nel frattempo, le toghe, hanno minacciato sabato scorso di ricorrere
all`astensione dalle udienze se non verranno accolte le loro rivendicazioni, mentre si è tenuto a Bologna (30 settembre-2 ottobre), con la presenza del guardasigilli Orlando – il XVI Congresso ordinario delle Camere penali, il cui tema – “Separare i giudici dai pubblici ministeri, i magistrati dai media, la politica dalla magistratura. Per un giusto processo” – dimostra come magistratura, avvocatura e politica viaggino troppo spesso su binari paralleli: un`incomunicabilità di sapore quasi pirandelliano, che rappresenta il vero male della giustizia italiana. Sergio Lorusso