IL TEMPO
Il pensiero unico di Davigo
di Beniamino Migliucci – Presidente Unione Camere penali
Il Presidente dell’Anm ha rilasciato alcune dichiarazioni che, evidentemente, rappresentano anche il pensiero del sindacato dei magistrati. Non destano meraviglia, perché si tratta di considerazioni datate. La presunzione di innocenza, secondo il dottor Davigo, sarebbe un fatto tutto interno al processo e non avrebbe riflessi nei rapporti sociali e politici. L’affermazione è errata, non solo perché il principio è inserito nella Costituzione nella parte riguardante diritti e doveri dei cittadini, ma anche perché non si può sostenere ragionevolmente che sia indifferente che una persona sia innocente o meno nei rapporti sociali. Voler sostenere tale idea significa prescindere da un precetto oggettivo, ripreso dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, per introdurre valutazioni etiche e moralistiche che sono proprie di logiche autoritarie. L’attenzione si dovrebbe spostare, con logica inquisitoria, dal risultato del processo alle indagini, che diverrebbero guida per decidere della legittimazione di una persona a godere pienamente dei propri diritti civili. Che il ragionamento sia sbagliato è di solare evidenza, e l’ultima conferma, se ve ne fosse bisogno, viene dall’assoluzione degli imputati nel processo di Salerno sul quale puntava l’ex pm De Magistris per dimostrare il complotto ai suoi danni. La politica, appaltando alla magistratura una serie di deleghe, si è indebolita. E così, invece di dover definire le responsabilità dei singoli nel processo penale, la stessa ha assunto impropriamente il compito politico di lottare contro i fenomeni criminali. Non solo, ma la politica ha omesso di difendere il principio di presunzione di innocenza, emanando leggi che se ne discostano, permettendo così di sminuirne la valenza. Sostiene, ancora, il Dott. Davigo, che la politica è allergica al controllo di legalità. Bisogna, tuttavia, intendersi. Se ci si riferisce all’accertamento delle responsabilità individuali, è chiaro che questa competa alla magistratura. Se, invece, si allude a un esteso controllo sulla vita amministrativa e politica del Paese, si finisce con l’attribuire alla magistratura compiti che non ha. Il Dott. Davigo ha ricordato che i magistrati fanno un mestiere diverso dalla politica. Vero, lo pretende la salvaguardia degli equilibri costituzionali`