L’INTERVENTO/3: La grande fatica dei professionisti per diventare liberi di Lionello Mancini (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

La grande fatica dei professionisti per diventare liberi

di Lionello Mancini

Lun.4 – Non è impresa da poco rimettere in carreggiata questa Italia, tanto oppressa da una crisi che non finisce mai quanto restia a ridefinire gli standard etici necessari a ripartire su nuove basi, evitando di replicare gli errori del passato. Per fortuna vincendo la fatica, le critiche non sempre costruttive, gli scoramenti, gli scetticismi istituzionali più o meno esplicitati, qualcuno ci ha provato e ci sta provando.
Tra questi, gli animatori dei movimenti nati in momenti particolari e in territori speciali, come la Federazione antiracket (Fai), Addiopizzo, Liberofuturo, Liberi professionisti, nati dalla buona volontà di normali cittadini del Sud i quali, per sorte, cultura o professione, hanno reagito all’occupazione mafiosa del territorio e (a differenza delle generazioni precedenti) hanno preso in mano il loro destino, anche perché intanto lo Stato (a differenza dei decenni precedenti) aveva preso a contrastare con forza i fenomeni criminali.
Tra queste realtà spontanee, Liberi professionisti si è assunta un ruolo peculiare, forse meno pericoloso di altri, ma sicuramente più faticoso e misconosciuto dalla pubblica opinione: operare controcorrente in quel mondo ovattato che ha ripetutamente dimostrato di non voler cambiare, formato da persone acculturare, privilegiate, benestanti, di norma non mafiose, ma che non sempre provano ribrezzo all’idea di mettere il proprio know how a disposizione di una cosca, ovviamente in cambio di lautissimi compensi. Esentasse. Un mondo discreto di individui, associazioni e ordini, che hanno spesso finto di non sapere, di non vedere, di non capire e riparandosi dietro l’attesa di una sentenza definitiva, prima di sospendere un indagato o almeno togliergli il saluto. Ci sono stati architetti, ingegneri, commercialisti, avvocati, notai, medici, che si sono prestati a gestire beni illeciti, portare messaggi, favorire latitanze, stilare certificati falsi, sottoscrivere atti fasulli, ma che sono rimasti per anni membri delle loro corporazioni. Così, in tanti sapevano come un professionista diventava ricco e anche a chi rivolgersi per una speculazione edilizia abusiva o una diagnosi per ottenere la finta pensione d’invalidità. E mentre lo Stato si attrezzava per sequestrare beni e mettere in galera i delinquenti socialmente etichettati, i maestri delle scatole cinesi, delle diagnosi inventate e delle contabilità fasulle, prosperavano nella distratta acquiescenza dei loro ambiti professionali.
A questa deriva si è opposto il movimento nato cinque anni fa a Palermo, presieduto dall’architetto Emanuele Nicosia (che ha appena lasciato il posto a ……), denunciando con ostinazione l’immobilismo degli ordini e subendo gravose querele per diffamazione da parte di soggetti non ancora formalmente colpevoli.
Solo in anni recenti alcune condotte sono state formalmente ricondotte a quell’”area grigia”, senza la quale – lo dicono le sentenze – le mafie sarebbero meno potenti e i loro beni più aggredibili dallo Stato. Eppure, solo episodicamente i probiviri degli ordini professionali si sono scossi dal sonno, anche se da ora – grazie alla riforma del 2014 – i consigli di disciplina potrebbero far meglio. Ma non è certo, se è vero che, per esempio a Palermo, i candidati sono stati selezionati sulla base dell’anzianità: un metodo burocratico che già in passato ha congelato ogni sforzo di cambiamento.
Per i Liberi professionisti – un migliaio, molto concentrati in Sicilia, con una gemmazione calabrese e una palpabile indifferenza dei colleghi settentrionali – la sfida non è tanto nel denunciare estorsori violenti, quanto nell’incrinare il perbenismo arroccato dietro vecchie regole, statuti obsoleti, garantismi d’accatto, codici etici che non mordono.
I primi a rompere questi schemi di sostanziale omertà sono stati, nel 2007, gli industriali siciliani, seguiti dall’intera Confindustria e poi, nel 2011, dai Professionisti di Palermo. Liberi innanzitutto di svolgere a testa alta il proprio lavoro in un mercato vero, che anche grazie a loro premi i migliori anziché i più versati a servire i disonesti.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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