L’INTERVENTO/3: Mattarella e i nodi su politica e toghe di Marcello Sorgi (La Stampa)

LA STAMPA

Mattarella e i nodi su politica e toghe

di Marcello Sorgi

Nella vita di ogni Presidente della Repubblica c`è sempre un momento
– a volte più di uno – in cui è chiamato a intervenire nel conflitto tra politica e magistratura.
Senza andare molto indietro, al 1985 in cui Cossiga mandò i carabinieri nella
sede del Consiglio superiore della magistratura per impedirgli di pronunciarsi contro il governo Craxi, basta solo ricordare cosa è toccato in sorte
agli ultimi tre Capi dello Stato. Scalfaro, che da ex magistrato si rifiutò nel `93 di firmare il cosiddetto “decreto colpo di spugna”, dopo aver assistito alla rivolta dei giudici di Mani pulite, grazie a quella mossa potè varie volte, nel corso del suo settennato, intervenire per denunciare gli eccessi nell`uso di arresti e manette da parte dei pm contro i politici. Ciampi si trovò
stretto tra l`offensiva, e in qualche caso l`accanimento, delle procure contro Berlusconi, e le prime “leggi ad personam” varate dall`ex-Cavaliere (tra cui la riscrittura del falso in bilancio e l`accorciamento dei termini di prescrizione
che adesso si tenta di nuovo di allungare). Napolitano, per aver criticato con parole chiare le esagerazioni di certe toghe e per aver politicamente riabilitato lo stesso Craxi, cioè la vittima numero uno di Tangentopoli, si ritrovò coinvolto, seppure come testimone, nel processone di Palermo per la presunta “trattativa” tra Stato e mafia, e dovette sopportare nel 2014 l`intrusione dei pubblici ministeri al Quirinale, dove venne sottoposto a un lunghissimo (quanto inutile) interrogatorio a proposito di alcune affermazioni del suo consigliere giuridico Loris D`Ambrosio. Adesso tocca a Mattarella. L`approccio del Presidente, al momento, è mediato: dal vicepresidente del Csm Legnini, che domenica ha ricordato come i magistrati possano legittimamente esprimere le loro opinioni politiche, ma dovrebbero evitare di far propaganda; o dal presidente del Senato Grasso, quarant`anni di toga sulle spalle, che non a caso ha ricordato come, al momento di impegnarsi, abbia concretamente cambiato mestiere (dimettendosi anche dalla magistratura, sebbene molti altri suoi colleghi entrati in Parlamento prima di lui, avessero scelto l`aspettativa).
Basteranno queste parole che verosimilmente non sarebbero mai state pronunciate senza il consenso preventivo del Capo dello Stato? A giudicare
da quel che hanno detto, sebbene con accenti diversi, il procuratore Spataro e
l`ex-procuratore Caselli, a proposito del referendum e delle conseguenze della riforma istituzionale sul Csm e sulla Corte costituzionale, sembra di no. Mattarella potrebbe presto dover prendere atto dell`insufficienza della moral
suasion per interposta alta carica dello Stato, ed essere portato a intervenire personalmente sulla questione.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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