IL SOLE 24 ORE
Per il contenzioso un nuovo giudice professionale
di Mario Nussi – Presidente Aipdt
Dom.19 – L’Associazione italiana professori di diritto tributario, nell’ambito del dibattito in corso sulla riforma del giudice tributario, vuole dar voce alle istanze provenienti dal mondo accademico, auspicando l’avvio di un dialogo e di una collaborazione crescente con le istituzioni politiche e, in primis, con il legislatore (l’intero contenuto della mozione, qui sintetizzata, può leggersi sul sito dell’associazione, www.aipdt.it).
L’esigenza di un riassetto degli organi della giurisdizione tributaria è ormai improcrastinabile: la dottrina è unanime nel ritenere che il decreto legislativo 545/1992 sia del tutto inadeguato sotto i diversi profili dell’autonomia, dell’indipendenza, dello stato giuridico e retributivo dei giudici e del personale di segreteria (non a caso, su questi profili è pendente una questione di legittimità costituzionale).
Se è innegabile che la riforma del processo tributario dovrebbe inserirsi in un più complessivo e organico riordino del sistema tributario, che coinvolga innanzi tutto la funzione amministrativa, è altrettanto certa l’urgenza di affidare i processi tributari a un giudice professionale a tempo pieno.
La giurisdizione tributaria, infatti, è l’unica a essere interamente costituita da giudici onorari, privi di un adeguato stato giuridico e retributivo.
Nonostante la discreta celerità dei processi di merito non si può sottacere la scarsa qualità della maggior parte delle sentenze, massivamente impugnate avanti la Suprema Corte di cassazione, presso la quale l’arretrato è sconfortante.
A ciò si aggiunga l’indifferibile necessità di eliminare definitivamente ogni subordinazione al ministero dell’Economia e delle Finanze, inaccettabile a fronte di un giudice che possa definirsi veramente tale.
A fronte di questa complessa situazione di fatto, la nostra associazione riafferma la necessità che gli organi della giurisdizione tributaria siano giudici professionali, a tempo pieno, reclutati secondo criteri che garantiscano la loro preparazione, imparzialità, correttezza e indipendenza dal potere esecutivo.
In considerazione dell’assetto pluralistico del potere giudiziario attualmente positivizzato, la nostra associazione ritiene preferibile innestare le riforme nel solco della giurisdizione speciale, anche per salvaguardare le sottese peculiarità pubblicistiche della giustizia tributaria, caratterizzata da un processo di impugnazione di atti oggetto di una funzione amministrativa.
La soluzione più pragmatica, nonché più coerente con il sistema normativo sin qui esistente, pare quindi una incisiva riforma del giudice tributario, da rendere professionale e a tempo pieno, reclutato a regime in base a un concorso che garantisca la necessaria competenza della materia, con adeguata valorizzazione dell’esperienza degli attuali giudici onorari ai fini dell’incardinamento nella riordinata magistratura. L’obiettivo di una formazione omogenea dei giudici dovrebbe poi essere perseguito tramite una formazione permanente.
La validità dell’opzione per il riordino della giurisdizione speciale tributaria, trova conferma in sede di diritto comparato: negli ordinamenti tedesco e spagnolo, ritroviamo giudici speciali professionali a tempo pieno, mentre in quello francese, il giudice ordinario ha competenza solo con riguardo ai tributi diversi da quelli anche per noi principali (imposte sul reddito e Iva).
Tuttavia, i nuovi giudici dovrebbero giudicare meno per giudicare meglio.
Ancora gli studi comparati del processo tributario suggeriscono la previsione di un filtro amministrativo (da concepirsi in un’ottica non più frammentata, ma unitaria, e “giustiziale”) idoneo a limitare la fase contenziosa, evitando il costo del processo e, allo stesso tempo, valorizzando la funzione giurisdizionale, che non deve sostituirsi nella funzione amministrativa attiva di determinazione dei tributi.
In questo quadro, l’Aipdt sarebbe disposta a un importante sforzo per contribuire alla formazione professionale di un corpo giudicante preparato e competente, finalmente indipendente e capace di garantire un giusto processo tributario.
In sintesi, le controversie tributarie dovrebbero restare devolute agli organi della giurisdizione speciale tributaria, ma il corpo giudicante dovrebbe essere composto, a regime, esclusivamente da giudici a tempo pieno, che svolgano tale funzione in via esclusiva, reclutati secondo criteri che ne assicurino la professionalità e competenza in materia, con l’obbligo della formazione continua.
Ai giudici dovrebbero essere garantiti uno stato giuridico e un compenso adeguati al ruolo, nonché l’indipendenza dal potere esecutivo.
Un filtro amministrativo consentirebbe di ridurre il numero dei processi, migliorando la qualità e l’autorevolezza della giurisprudenza tributaria di merito.