L’INTERVENTO/4: Il sistema della giustizia tributaria? Da rivedere di Luigi Ferrarella (Sette – Il Corriere della Sera)

SETTE – Il Corriere della Sera

Il sistema della giustizia tributaria? Da rivedere
Si rende sempre più necessario per il continuo mercimonio di contenziosi fiscali, causato anche da una pericolosa osmosi di ruoli

di Luigi Ferrarella

Qualche migliaia di euro di tangente a uno dei tre componenti il collegio e
zac, ecco “aggiustato” un contenzioso fiscale anche da milioni di euro. A cadenza quantomeno semestrale, in qualche angolo d`Italia – da ultimo in questi giorni a Milano in una indagine della Procura di Milano scaturita dalla denuncia di uno studio legale straniero – viene indagato o arrestato qualche giudice tributario: cioè uno dei componenti misti (2.635 magistrati, 375 avvocati, 202 commercialisti, 243 ex funzionari pubblici, con 1.415 posti scoperti in organico) delle Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali che l`anno scorso hanno esaminato – rispettivamente con 247.00o decisioni in primo grado a fronte di 393.00o cause pendenti, e con 56.00o decisioni in secondo grado a fronte di 144.00o cause pendenti – le liti fiscali (cresciute del 6% nel 2015) tra i contribuenti e l`Erario per un valore di ben 34 miliardi di euro. Ovvio che la patologia criminosa, di qualunque fenomeno, non possa essere, da sola, pretesto per rivoltare da cima a fondo questa forma di giurisdizione speciale.
Ma la commistione di ruoli certo non lenita dalle autodichiarazioni di legge
sulle non incompatibilità – con l`osmosi di fatto tra il professionista che a
giorni alterni un po` fa il giudice delle tasse tra cittadino e Fisco, e un po` fa
(o lavora in studio gomito a gomito con) il commercialista o l`avvocato o il
consulente – è oggettivamente l`humus nel quale prolifera poi il mercimonio
di contenziosi fiscali. Tanto più in un sistema di giustizia tributaria che già di per sé non brilla in Italia per indipendenza, autonomia e imparzialità
nelle modalità di risoluzione dei contenziosi tra Fisco e cittadinicontribuenti.
Anche se ormai metabolizzata come fosse condizione del tutto normale, infatti, i dipendenti amministrativi della giustizia tributaria dipendono in tutto (selezione, status giuridico, valutazione della produttività, promozioni e sanzioni disciplinari) da quel ministero dell`Economia le cui Agenzie emanano proprio gli atti sottoposti al controllo dei giudici tributari. I quali non hanno un budget autonomo, di nuovo interamente rimesso al ministero dell`Economia, e ricevono un compenso determinato dal vertice
dell`amministrazione controllata.
PROPOSTA DI RIFORMA. Se si aggiunge che un terzo di tutto l`arretrato della Cassazione civile (105.000 procedimenti) è fatto proprio da un diluvio di ricorsi tributari, peraltro spesso seriali, forse è maturo il momento di prendere in considerazione l`invito, avanzato dal primo presidente della Suprema corte Giovanni Canzio, a «ripensare all`intero sistema della giustizia tributaria di merito come giurisdizione speciale. E a chiedersi se, nel perverso intreccio fra il proliferare delle fonti normative e le variegate letture giurisprudenziali, non sia preferibile» tornare alla giurisdizione ordinaria e «istituire presso i Tribunali e le Corti d`appello sezioni specializzate in materia di tributi». Uno spunto che potrebbe essere raccolto dalla «commissione di altissimo profilo» annunciata a fine febbraio dal viceministro dell`Economia Luigi Casero, con il compito di elaborare una proposta di riforma della giustizia tributaria all`insegna della «cancellazione dei rapporti tra lavoro privato e attività giudicante».

Foto del profilo di Andrea Gentile

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