AVVENIRE
Spataro: «Giustizia minorile, no improvvisazioni»
Non intervengono solo i magistrati minorili nell’acceso dibattito di queste settimane sulla proposta di riforma allo studio del Parlamento che – in nome della razionalizzazione della spesa – mira ad abrogare i Tribunali per i Minorenni e le Procure Minorili, accorpandoli come ‘Sezioni specializzate distrettuali’ ai Tribunali e alle Procure ordinari. Anche i giudici della giustizia ordinaria stanno esprimendo perplessità e invito alla cautela prima di smontare un ordinamento che funziona e che è considerato tra le eccellenze della giustizia italiana.
Tra questi un magistrato di lunga esperienza come Armando Spataro, attuale procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino che sottolinea come la giustizia minorile costituisca di fatto un ordinamento totalmente diverso dalla giustizia ordinaria, a partire dalla competenze dei giudici che se ne occupano. «La preparazione specifica che deve avere un magistrato per occuparsi di minori – spiega il procuratore – non è una preparazione che si possa formare e arricchire in brevissimo tempo. Dunque se si immagina di poter facilmente trasferire e spalmare nelle Procure ordinarie, attraverso l’accorpamento, la cultura propria delle Procure minorili, a mio avviso, si sbaglia. Perché è ovvio che trattandosi di individui ancora in formazione, e non di adulti, occorre concentrarsi in quella funzione e su quei compiti specifici: io invidio le conoscenze e le competenze che hanno i colleghi delle Procure presso i minori e che noi delle Procure ordinarie non possiamo improvvisare.
E questo è un ulteriore argomento che rafforza la cautela con cui si devono proporre accorpamenti o quant’altro». «Ed è per questo un grave errore – continua il magistrato – equiparare l’attività dei magistrati delle Procure minorili ad una possibile specializzazione interna di quelle ordinarie, come quella dei gruppi che si occupano di mafia, di terrorismo o di corruzione». Secondo Armando Spataro, concepire le riforme solo a partire dalla necessità – assolutamente condivisibile – di contenere i costi è una semplificazione che anziché sortire miglioramenti del sistema giudiziario può causare l’effetto contrario. «Riforme di questo genere, che mirano ad una riorganizzazione del sistema per renderlo più efficiente, hanno bisogno di ampie riflessioni che non mi sembra ci siano state – continua il procuratore –. Quando parlo di differenze ordinamentali, voglio proprio dire questo: la giustizia minorile è una materia a sé, con un suo specifico.
Un altro dato fondamentale da tenere presente è che l’attività dei procuratori presso i Tribunali dei minori è anche in buona parte una attività di prevenzione che si declina nell’attenzione alla crescita del minore, dell’ambiente in cui vive, all’intervento in suo favore non in quanto responsabile di un reato ma perfino come vittima. I minori sono persone ancora in crescita, in formazione». Il giudice Spataro avvisa che – qualora la riforma della giustizia minorile venisse approvata – la giustizia ordinaria non sarebbe in grado, anche per la drammatica carenza di personale amministrativo di cui soffre l’intero apparato giudiziario, di mettere in atto gli interventi di prevenzione specifici della giustizia minorile. «L’attività di prevenzione normalmente non è un’attività di nostra competenza – precisa il procuratore di Torino –. Le Procure ordinarie si occupano di trovare le prove di responsabilità degli autori di reati.
E questa non è prevenzione, lo è solo indirettamente poichè se un criminale sta in carcere si spera che in quel periodo non possa commettere reati, anche a prescindere dall’attività di recupero e rieducazione che nelle carceri vengono attuate in vista del reinserimento del detenuto una volta scontata la pena. Ma non vi è dubbio, invece, che l’attività di prevenzione in senso proprio è tipica dell’attività della giustizia minorile: questa è forse la differenza sostanziale rispetto al sistema di giustizia ordinaria. Quindi, accorpando i due sistemi, si finirebbe anche con il danneggiare gli interessi e i diritti dei minori». MARINA LOMUNNO