IL MATTINO
Abuso d`ufficio, Legnini: la decadenza va cambiata
Il vice presidente del Csm al Mattino: rivedere la Severino
Dom.15 – Alleanza tra forze sociali per isolare le mafie; rispetto tra i poteri dello stato affinché si dia spazio ai migliori e la politica non abbia paura dei giudici (e viceversa); impegno chiaro con i cittadini per una magistratura trasparente, che metta online i perché di ogni singola nomina. Non è stato un incontro di routine, quello di ieri al Mattino per il forum della giustizia. Intanto per il prestigio degli intervenuti, con cinque componenti del Consiglio superiore della magistratura (l`organo previsto dalla Costituzione per l`autogoverno dell`ordine giudiziario) tra i quali il vicepresidente Giovanni Legnini, il quale è «vice» solo perché il presidente è per norma costituzionale
il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi per il momento in cui è accaduto l`incontro, con il caso delle minacce al capo della Procura di
Napoli Giovanni Colangelo. Infine per la profondità dei temi toccati, con
un confronto di opinioni schietto. Coordinato dal direttore del Mattino
Alessandro Barbano, al forum hanno preso parte due degli otto componenti
laici (cioè non magistrati) del Csm – il numero uno Legnini (espressione
del Partito democratico) e l`avvocato Paola Balducci (indicata da
Sel) – e tre dei sedici componenti eletti all`interno della magistratura: Antonello Ardituro, Lucio Aschettino e Francesco Cananzi. La Costituzione
prevede che i membri del Csm non siano tutti magistrati, per sottolineare
che l`ordine giudiziario è sì indipendente, ma è aperto alla società.
Il Mattino.
Presidente Legnini, lei ha toccato con mano alcune delle
emergenze della città. Dopo le minacce a Colangelo, che clima ha
trovato a Napoli? Legnini. «Abbiamo discusso di un tema di straordinario rilievo per Napoli, per la Campania, per il Paese, vale a dire l`organizzazione
giudiziaria. Spesso la magistratura è accusata di non curare abbastanza
l`organizzazione, ora lo stiamo facendo dando seguito a una scelta
strategica. Durante il convegno organizzato su questo tema dall`Anm
in Campania abbiamo espresso la nostra vicinanza a Colangelo, che è
un magistrato straordinario, un modello mi auguro per molti. Abbiamo affrontato le emergenze di Napoli e della sua provincia anche nel corso del vertice sulla sicurezza la scorsa settimana con i ministri Alfano, Orlando e tutte le istituzioni. Il 17 giugno torneremo in città per riunire i capi degli uffici del distretto e di Napoli Nord, per affrontare ulteriormente le emergenze del territorio».
Ci sono state centinaia di arresti nella lotta alla camorra e tuttavia assistiamo a una drammatica capacità di riproduzione del fenomeno, più veloce di quanto la sfida repressiva riesca a fare. C`è un numero di richieste di custodia cautelare che sono evase con tempistica inadeguata. Come si affronta questo nodo? Legnini.
«L`efficacia dell`azione di contrasto è elevatissima: sono stati ottenuti
risultati straordinari che sono sotto gli occhi di tutti. Dopo l`arresto dei
capi e di moltissimi camorristi bisogna estirpare il cancro. La criminalità organizzata è particolarmente pervasiva. Abbiamo bisogno di un`alleanza tra la società, il mondo economico e le istituzioni per battere la camorra. La sola
repressione non basta».
Avverte un calo di tensione nel Mezzogiorno rispetto a qualche
decennio fa e alle grandi mobilitazioni del passato? Legnini. «Certo, si è affievolita la tensione rispetto alla stagione delle stragi. Però per fortuna la nostra società e le istituzioni hanno dei formidabili anticorpi, a fronte di un
fenomeno che rischia di inghiottire interi pezzi di economia. E non dimentichiamo che abbiamo la legislazione antimafia più avanzata al mondo e le capacità investigative della procura nazionale antimafia e della Dda sono apprezzate anche all`estero. Diverse magistrature straniere vengono da noi per studiare il nostro modello di risposta giudiziaria. Penso quindi che
possiamo esser fieri degli strumenti, però abbiamo bisogno di una
mobilitazione generale aggiuntiva. Possiamo fare di più e meglio senza far gravare tutto sulle spalle di forze dell`ordine e magistratura. Non è possibile affidarsi solo alla repressione, occorre che tutta la società collabori, ci vuole una consapevolezza nuova».
I magistrati sono insufficienti come spesso si denuncia? Tra dieci mesi Colangelo andrà in pensione, a settant`anni. Il presidente del
tribunale Ettore Ferrara ha detto con una metafora forte che quello che non è riuscito a fare la camorra lo farà lo Stato con la quiescenza. Cosa accadrà? Legnini. «Le carenze sono un fatto antico e noto, il ministero ci ha assicurato che presto provvederà all`attesa revisione degli organici. Vi è una scopertura aggiuntiva frutto della norma che abbassa l`età del pensionamento. Ancora più grave la carenza di personale e di mezzi,
dobbiamo assumere migliaia di cancellieri per far funzionare la macchina, altrimenti rischiamo di non produrre i risultati sperati. Ma, chiarito ciò, non è possibile affidare tutto alla repressione. Serve un`alleanza tra la politica, le
associazioni di categoria delle imprese, sindacati, società civile. Occorre alimentare la consapevolezza che combattere il crimine organizzato e l`economia illegale e sommersa conviene al Paese; avremo fatto un grande passo avanti. Quanto alle parole di Ferrara su Colangelo preferisco condividere la sua seconda affermazione, quando chiarisce che non c`è collegamento tra le minacce a questo grande magistrato e l`abbassamento dell`età pensionabile. Il suo è stato uno sfogo».
Di questo ne siamo tutti certi. Sul tema della prescrizione, condivide il fatto che allungandola possono ridursi i tempi dei processi? Francamente sembra difficile spiegare al lettore che una
prescrizione lunga accorci i processi. Legnini. «E invece spesso è proprio così. Questa equazione è legata a un fenomeno che si verifica nella realtà: l`approssimarsi della data della prescrizione spesso incentiva un
atteggiamento dilatorio e la propensione a proporre impugnazioni. Certo, va previsto un limite temporale ai processi, questo ci trova tutti d`accordo, ma i tempi dei processi devono essere ridotti. L`organo che presiedo ha espresso
un parere preciso in favore della sospensione del termine della prescrizione quanto meno dalla sentenza di condanna, rilevando comunque la
positività di un prolungamento della prescrizione di tre anni».
E pensare a una corsia preferenziale per determinati reati come la
corruzione, come fa il lodo Falanga? Legnini. «È possibile e già accade nei processi contro la criminalità organizzata. Comunque il testo della
norma ancora non è stato precisamente formulato».
Però come si fanno a definire le emergenze per legge? Anche la violenza sessuale lo è. Legnini. «Non si può negare che ci sia un`emergenza corruzione e che tutti vorremmo processi celeri. Bisogna coniugare i nuovi termini di prescrizione con una riduzione dei tempi effettivi dei processi. Quella dei tempi è una battaglia da vincere. In un Paese con la cultura giuridica come l`Italia non è possibile rassegnarsi all`idea che i processi non si fanno mai o vengono cancellati perché vanno in prescrizione».
Ci sono uffici dove manca l`organico eppure la prescrizione non c`è. E il 40% delle prescrizioni sono nelle indagini preliminari, che dovevano durare 6-18 mesi e invece durano anche tre anni. Spesso la prescrizione arriva quando si è ancora nella fase dell`indagine…
Legnini. «Accade e ciò è sintomatico di un problema che esiste. Ma sulla base dei dati disponibili non è facile stabilire se ciò dipende dall`inefficienza o dal fatto che i reati in linea vengono denunciati o scoperti dopo troppo tempo».
A Napoli il tempo medio per l`ufficio del gip per esaminare una richiesta di custodia cautelare è di due anni. La camorra è molto più veloce. Non le sembra inaccettabile? Legnini. «Il problema c`è, i giudici di Napoli lo hanno ben rappresentato. I numeri di Napoli sono insostenibili, eccezionali. Il nodo c`è e va affrontato».
Ardituro. «La Procura di Napoli rappresenta per la città un punto di
riferimento, è l`argine al Far West. Pensiamo cosa sarebbe questa città
senza l`operato della Procura e delle forze dell`ordine, in una città unica,
dove si operano 5.000 arresti l`anno. I tempi per arrivare al processo vanno
valutati tenendo conto del problema nella sua complessità: non va
delegittimato il lavoro della magistratura».
Cananzi. «C`è un problema di carenza di uomini ma a Napoli c`è una
straordinaria forza di chi lavorano negli uffici, come in quello del gip. Un
suggerimento, ad esempio, è quello di far lavorare al gip anche i giudici onorari. Un gip si occupa dal reato di guida senza patente, ora depenalizzato, fino a un plurimo omicidio di camorra. Un gip ha responsabilità enormi e una mole di lavoro impressionante».
Abuso di ufficio, Cantone al Mattino ha detto che si può cambiare. O rivedendo la fattispecie del reato, oppure differendo la sospensione al giudicato. Lei è d’accordo? Legnini. «Ho detto in passato, in tempi non sospetti, prima dell`esplosione di casi noti in Campania e altrove, che la decadenza dopo la sentenza di primo grado era una scelta non sufficientemente meditata, da cambiare. Quindi sono d`accordo con Cantone. Se si modifica la decadenza, una parte del problema si risolve. Quanto al reato di abuso d`ufficio, la norma si può migliorare, tuttavia c`è già stata una riforma che ne ha ristretto la portata. Nei reati contro la pubblica amministrazione la prescrizione una norma di chiusura come il reato
di abuso credo sia ineliminabile».
Cananzi. «Sull`abuso d`ufficio la giurisdizione non può essere imbrigliata. In ogni caso mi chiedo: è giusto come fa la legge Severino agganciare degli effetti, come la decadenza o la sospensione dall`incarico, a una sentenza di primo grado, quindi non definitiva? La scelta è del legislatore ma io sono con la proposta di Cantone. Lasciamo il reato di abuso d`ufficio ma rivediamo le modalità della Severino».
Abbiamo lanciato sulle colonne di questo giornale una provocazione: in sei anni, tra il 2007 e il 2012, le inchieste hanno azzerato la classe dirigente del nostro territorio e anche la caduta del governo Prodi coincide con alcune indagini che a Napoli hanno avuto una centralità; ma tutte le inchieste si sono di fatto chiuse con l`assoluzione… Ardituro. «Avrei qualche perplessità, conoscendo la materia».
Diciamo la maggior parte. Ardituro. «Insomma… una parte».
Non sarà che l`impatto così invasivo della giustizia sulla vita di uomini e istituzioni scoraggi di fatto anche i migliori a stare dentro la politica e quasi incoraggi i peggiori a stare nella politica?
Legnini. «Preferisco non tornare sui rapporti tra magistratura e politica.
Credo nella separazione dei poteri e sono un garantista non da oggi. Da
quando sono stato eletto al Csm non ho più tessere di partito, mi sono
dimesso dl Parlamento, dal governo, dall`avvocatura, esercito la mia funzione in modo libero, autonomo e indipendente, ma la mia storia è nota e provengo dal Pci, che era un partito profondamente garantista, il partito della
questione morale. Ricordo, da ragazzo, che ai militanti si diceva sempre:
combattete le vostre battaglie con la politica, mai con gli esposti, le denunce alla magistratura, la quale deve fare il suo lavoro di repressione dei reati. Detto ciò comprendo i timori del Mattino e mi preoccupa che ci sia un clima che possa allontanare i migliori dalla politica».
Con tutte queste inchieste scendere in campo spaventa i cittadini,
soprattutto nel Mezzogiorno. E d`accordo o considera questo
allarme un estremismo giornalistico? Legnini. «Non credo sia estremismo giornalistico. Però personalmente non ho avuto timore a impegnarmi e penso che non ce l`abbia la maggioranza dei cittadini. Spero che i migliori si impegnino in politica, come nella magistratura o nelle
professioni. La mia risposta non è evasiva: per tale obiettivo dobbiamo
far crescere la cultura della separazione dei poteri. La politica non deve temere la magistratura e viceversa. Serve rispetto reciproco. Un`inchiesta, ovviamente, si può sbagliare e per fortuna ci sono rimedi. Ma l`errore dev`essere l`eccezione, non la regola».
Ardituro. «La nostra Procura negli anni scorsi è stata elogiata per il contrasto alla criminalità organizzata, poi è stata criticata per leinchieste sui reati della pubblica amministrazione. Ci dobbiamo interrogare perché in merito ad alcuni reati è più difficile fare indagini e fare processi contro i corrotti. Per esempio non si può utilizzare lo strumento dei collaboratori di giustizia come con la criminalità organizzata. Inoltre una cosa sono le indagini, nelle quali è protagonista solo una delle parti, e altra cosa è il processo, nel quale c`è un equilibrio tra accusa e difesa. Quindi è fisiologico che non tutte le inchieste arrivino a una condanna».
La fisiologia di cui lei parla, se diventa patologia, porta alla metastasi se riferita all`impatto dell`inchieste. Sassolino, Iervolino, Pansa, Mastella sono finiti sotto inchiesta per poi veder tutti i processi chiudersi con le assoluzioni. Ardituro. «Ci sono centinaia di processi che si sono chiusi con sentenze di condanna passate in
giudicato. Ripeto: non delegittimiamo la magistratura, che in questa città è un punto di riferimento, soprattutto per le classi sociali più deboli».
Gli articoli del nostro giornale sono lì a testimoniare il sostegno alla magistratura, il che non ci esime dal raccontare le contraddizioni di un sistema. Aschettino. «La discrasia tra esito dell`inchiesta ed esito del processo è fisiologica. È naturale che le
tesi accusatorie possano trovare una prospettiva diversa nel corso del contraddittorio. L`esito del processo quindi può e deve essere differente».
Sono i tempi a cambiare queste coordinate da fisiologiche in
patologiche. Nel caso del processo sul termovalorizzatore di Salerno De Luca è stato condannato in primo grado con quattro
motivazioni che in appello sono state completamente ribaltate. È
come se ci fossero due diritti, uno punitivo e uno riparatorio.
Legnini. «Sarebbe più grave se ci fosse solo il primo».
Su questo non c`è dubbio. Cananzi. «Il caso De Luca può esserci anche al rovescio: assoluzione in primo grado e sentenza di secondo grado ribaltata».
I dati confermano che è un caso rarissimo. Ardituro. «I processi per abuso d`ufficio sono davvero pochi: la restrizione del reato è stata molto
forte».
Presidente Legnini, cosa risponde a chi accusa i magistrati di esprimere giudizi personali, come sul referendum costituzionale? È chiuso il caso del componente del Csm Piergiorgio Morosini?
Legnini. «Non ho mai pensato né ho mai detto che i magistrati debbano tacere perché sarebbe gravissimo e contrario alla Costituzione, hanno il
diritto ad esprimere la loro opinione come gli altri cittadini. Registro però che dopo le vicende di questi giorni si è sviluppato un confronto molto acceso con contributi disegno diverso e credo che il dibattito stia portando a un rasserenamento. Il magistrato deve improntare i suoi comportamenti a riserbo, sobrietà, tutelando la terzietà che è un bene prezioso per i magistrati e per i cittadini».
A Legnini, come privato cittadino, chiediamo se c`è ancora oggi una questione morale nella politica come denunciava Berlinguer,
anche nel suo ex partito. Legnini. «C`è, nei fatti ed è evidente,
una questione morale nella politica. Non sono un nostalgico del Pci,
assolutamente, penso che l`evoluzione del quadro politico sia positiva, ma tutti i partiti dovrebbero essere, su questo tema, come il vecchio Partito comunista: il massimo del garantismo e nello stesso tempo avere una forte
tensione etica, morale, non disconoscendo il fatto che ci sono problemi».
Si parla da anni di una riforma del Csm. Adesso ci sta lavorando il ministro Orlando ma la sensazione è che si vada verso un modello gattopardesco, che nella sostanza lasci tutto com`è, con il potere alle correnti. Lei se lo immagina un Csm senza correnti così politicizzate? Legnini. «Mi sono sforzato di immaginare una soluzione, ma non c`è un metodo che abolisca le correnti. Certe discussioni non le
comprendo oltre a non condividerle. In democrazia c`è libertà di associazione, garantita dalla Costituzione, e penso che le associazioni tra i magistrati arricchiscano il dibattito. È la degenerazione torrentizia che va
perseguita, come del resto per i partiti. Qualcuno pensa per caso di abolire i partiti? No. Ci sono molti che pensano che ci sia una degenerazione? Sì. Chiarito questo, noi l`autoriforma la faremo e diremo la nostra sulla riforma che il ministro Orlando si appresta a proporre. A giugno completeremo la riforma del regolamento con una straordinaria operazione di efficienza e
trasparenza. Si potrà verificare nomina per nomina, ordine, i criteri seguiti per le assegnazioni degli incarichi, con regole molto più chiare e stringenti di prima. Spiegheremo perché è stato scelto un magistrato rispetto a un altro. Renderemo più aperta l`istituzione, sviluppando una cultura organizzativa che in passato mancava e promuovendo il più grande ricambio ai vertici degli uffici che sia mai stato fatto in questo Paese. Non chiedo applausi perché
bisogna vedere i risultati, non le intenzioni. Anche perché innovare è
un dovere».
Sull`uso delle intercettazioni il dibattito è ancora aperto. Nella
bozza Gratteri ci sono dei limiti soprattutto per i giornalisti nella
pubblicazione. Ritiene che il vero problema sia la diffusione o
l`acquisizione delle stesse? Le intercettazioni sono diventate un
elemento di indagine esclusivo che coinvolge anche chi non è indagato. Ci sono intercettazioni non rilevanti che finiscono comunque nel faldone. Il problema non è l`acquisizione delle intercettazioni? Legnini. «Viviamo nella società della comunicazione, per via telefonica e per via digitale. Pensare di indebolire lo strumento dell`intercettazione sarebbe un grave errore non solo per la giustizia ma per il Paese. I delinquenti avrebbero più spazi, si pensi soltanto alla pedofilia via
internet. No a limitazioni quindi ma sì a un equilibrio più avanzato. Ci sono
tutte le condizioni per conseguirlo tra i valori in gioco: diritto di cronaca, diritto di difesa, diritto alla privacy e dovere a indagare per perseguire i reati. Abbiamo formulato un parere e stiamo facendo un lavoro raccogliendo i
contributi dei procuratori Colangelo, Pignatone, Spataro e Creazzo, il Csm
sta lavorando per stabilire delle linee guida, dei criteri a cui ciascuna procura potrà attenersi per contemperare gli interessi e i valori in gioco. L`obiettivo è che si eviti che ciascuno si regoli come gli pare, il che è inaccettabile».
Balducci. «Sul tema delle intercettazioni ci sono alcuni modi di intercettare vietati dalla legge. Chi vuole usare intercettazioni illecite o illegittime va colpito. Spesso c`è una fuga di notizie e gli indagati apprendono dai giornali di essere sotto inchiesta. Al cittadino non arriva mai un`informazione di
garanzia, quando un indagato lo scopre da un giornale ciò è una cosa
molto grave».