L’INTERVISTA/1: Cavallo: “Il riconoscimento diventi automatico” (La Repubblica)

LA REPUBBLICA

L’intervista
Melita Cavallo, autrice due anni fa del verdetto confermato dalla Suprema Corte
Cavallo: “Il riconoscimento diventi automatico”

ROMA. «Avevano detto che era una sentenza eversiva, invece adesso è stata confermata dai giudici della Suprema Corte… Certo, è un grande risultato, vuol dire che sul fronte del diritto l’impostazione del mio collegio era giusta. Ma soprattutto sono contenta per tutti quei bambini, nati in famiglie omosessuali, a cui finora era stata negata la certezza di avere due genitori, e che invece potranno vedere riconosciuti i loro diritti».
Melita Cavallo, ex presidente del Tribunale per i minori di Roma, da qualche mese in pensione, non nasconde la sua soddisfazione. Era stata lei, nel 2014, a scrivere la sentenza su cui ieri si è espressa la Cassazione, la prima in Italia a riconoscere il diritto per il genitore non biologico ad adottare il figlio del partner all’interno di una coppia omosessuale. Aprendo il varco a decine di altri procedimenti, ma facendo scatenare, anche, un dibattito violentissimo tra chi continua a definire quella sentenza un attentato alla famiglia, e chi, invece, un passo avanti nella strada dei diritti.
Giudice Cavallo, adesso che cosa succede? «La Cassazione fa Giurisprudenza, quindi i tribunali non potranno ignorare questa sentenza. Anche se, come spesso ho precisato, non ho fatto altro che applicare la legge già esistente».
L’adozione in casi particolari? «Esattamente. Dove si privilegia il supremo interesse del minore, anche se la coppia, o il singolo a cui è stato affidato il bambino, non ha i requisiti solitamente richiesti per l’’adozione piena».
E di fronte ad una coppia omosessuale? «Noi non possiamo fare discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale. Ma l’importante è che la coppia dimostri di essere sana e salda, e di saper allevare con amore e responsabilità il minore. Proprio quello che cerchiamo anche in una coppia eterosessuale durante l’istruttoria per una adozione».
Il Parlamento però ha bocciato la stepchild adoption. Vi accusano di sostituirvi al legislatore. «Perché? Noi applichiamo leggi già esistenti interpretandole alla luce della società che cambia. Però credo che una legge sarebbe necessaria. Non sull’adozione del figlio del partner, bensì per rendere automatico anche nelle coppie omosessuali il riconoscimento del bambino alla nascita, da parte del genitore non biologico».
Senza passare per l’adozione insomma. È quello che chiedono le associazioni Lgbt, ma i tempi le sembrano maturi? «Il mio discorso è unicamente giuridico. E vedo il pericolo di una discriminazione tra le coppie conviventi, le coppie sposate eterosessuali, e chi costituisce una unione civile. Nel caso dei primi il riconoscimento del figlio è automatico, mentre per le coppie omosessuali si deve comunque passare al vaglio dei giudici».
Disparità di trattamento? «La Corte europea per i diritti dell’uomo potrebbe ritenerlo discriminante, e condannare l’-Italia».
Lei ha scritto quindici sentenze di “stepchild adotpion”, di cui una anche per una coppia di padri. Qual è stato il criterio di valutazione? «Accertare la serenità dei minori. Il fatto che veramente riconoscessero come madre o padre i partner dei loro genitori biologici. Ricordo che ci occupiamo di bambini che sono nati e cresciuti in quelle coppie. E nella maggioranza dei casi ho incontrato genitori molto responsabili, che avevano a lungo pensato al progetto genitoriale. E quando abbiamo avuto dei dubbi, il collegio ha chiesto il parere di centri specializzati e perizie sui bambini». m. n. d. l.

Foto del profilo di Andrea Gentile

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