IL CORRIERE DELLA SERA
Orlando: «Riformare il Csm
Interverremo entro l’estate»
«Discutibile schierarsi sul referendum
I giudici valutino il peso delle loro parole»
Il ministro: «Entro l`estate il progetto di riforma del esili, a partire dal sistema elettorale»
ROMA Reduce dagli incontri con i vertici del «sindacato dei giudici» e con il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, il ministro Guardasigilli Andrea Orlando traccia un bilancio degli ultimi giorni
inaspriti da nuove tensioni tra politica e giustizia. A cominciare dal diritto delle toghe di partecipare alla campagna referendaria sulle riforme costituzionali. «Che i magistrati contribuiscano al dibattito con le loro opinioni non solo è legittimo ma anche salutare. La partecipazione militante ai vari comitati è però un passaggio ulteriore che io considero discutibile, pur escludendo ogni ipotesi di divieto».
Ma perché dieci anni fa, quando alla consultazione sulle riforme berlusconiane molti giudici fecero propaganda per il no, non furono sollevate questioni? «A parte che non ho memoria di magistrati
in prima linea, per me è un discorso che vale oggi come ieri».
Forse stavolta è cambiato il peso politico del referendum, attribuitogli dal premier. «Io credo che il problema sia generale, e del
resto se l`Associazione nazionale magistrati ha deciso di occuparsene con una discussione interna significa che la mia considerazione non è così peregrina. Credo anche che la questione dell`opportunità abbia una sua gradazione; se
si schiera un componente del Csm o un magistrato che ricopre un alto incarico, il ruolo istituzionale che ricopre attribuisce maggior peso alla sua posizione. Fermo restando che non si può proibire nulla, la valutazione dell`opportunità, dei toni e degli argomenti dipende anche dalla funzione svolta».
Dopo il chiarimento con Legnini considera chiuso il «caso Morosini»? «Le ulteriori precisazioni fatte oggi dal consigliere Morosini permettono di considerare chiuso il capitolo dell`intervista smentita, ma
per quanto mi riguarda resta aperto il confronto con il Csm su alcune questioni toccate da quel colloquio: il funzionamento del Consiglio e le nomine asseritamente condizionate da influenze esterne; i pareri sulle leggi approvate dal Parlamento che non devono sfociare in valutazioni politiche estranee alla materia tecnica; l`attività dei magistrati messi fuori ruolo per
collaborare anche con istituzioni governative, che non può essere demonizzata. Su questo vorrei che si aprisse una discussione politica seria, senza interventi censori ma anche senza richiudere tutto in un cassetto».
In vista di una riforma del Csm? «E’ un punto del nostro programma non ancora affrontato, ma la faremo. Al Csm ho già inoltrato le conclusioni delle commissioni di studio, e Legnini mi ha detto che presto faranno le loro valutazioni, dopodiché allargheremo il confronto e conto di presentare un disegno di legge organico sulla riforma del Consiglio entro l`estate. A partire dal sistema elettorale».
Quando parla di non demonizzare i magistrati fuori ruolo, si riferisce al suo capo di gabinetto in corsa per la nomina a procuratore di Milano? «Parlo in generale, non entrerò mai nel merito
di nessuna nomina. Considero però inaccettabile che l`aver reso un servizio per la Repubblica fuori dalla giurisdizione si trasformi automaticamente in una controindicazione, altrimenti bisognerebbe vietare gli incarichi nei
ministeri, alla Giustizia e non solo; ma ogni volta che se n`è parlato, sono insorti malumori proprio dall`interno della magistratura. E una materia che va disciplinata, evitando gli abusi, ma senza che assuma connotazioni negative al momento delle valutazioni; si può discutere se il candidato sia migliore o peggiore proprio guardando a come ha svolto i diversi incarichi».
Crede che il conflitto tra politica e giustizia dipenda dalle inchieste che toccano rappresentanti delle istituzioni? «Su questo il presidente del Consiglio è stato già abbastanza chiaro: non crediamo ad alcun complotto. Il lavoro dei pubblici ministeri e dei giudici deve andare avanti in ogni direzione ed è fatto salvo dalla Costituzione, che nella parte in cui regola il funzionamento della magistratura, per scelta, non è stata toccata».
Però Renzi non ha risparmiato frecciate, quando ha parlato di «barbarie giustizialista» e di sentenze che arrivano troppo tardi.
«Si riferiva non alle indagini ma alla loro strumentalizzazione. E la velocizzazione dei processi è uno degli obiettivi fondamentali della nostra azione di governo».
Il procuratore generale di Palermo Scarpinato sostiene che i giudici hanno il dovere di «vigilare» sull`attività dei politici. «Il controllo di legalità è un cardine dello Stato di diritto e dev`essere applicato a tutti. Questo è un servizio per la democrazia. Se però il racconto di questa attività si accompagna a generalizzazioni e banalizzazioni che coinvolgono intere categorie di persone anziché i singoli implicati in un illecito, allora si rende un cattivo servizio alla democrazia, perché non si mettono i cittadini nella condizione di distinguere. Questo vale per i politici come per tutti gli altri protagonisti delle istituzioni pubbliche».
Che idea s`è fatto delle inchieste di Potenza, Napoli e Lodi che a vario titolo hanno investito rappresentanti politici, e nel caso di
Lodi hanno provocato anche la censura di un rappresentante al Csm indicato dal Pd? «Non parlo delle inchieste in corso né della
dialettica interna al Csm. Sarebbe curioso da parte mia mettere in guardia dal pericolo di esorbitare dalle proprie funzioni, anche nell`organo di autogoverno dei giudici, e poi cedere a considerazioni di tipo uguale e contrario».
Allora parliamo di prescrizione: davvero avete trovato l`accordo grazie alla proposta del senatore verdiniano Falanga? «Di questo emendamento ho letto sui giornali, aspetto di vederlo presentato in un atto ufficiale. Noi cerchiamo accordi all`interno della maggioranza e interlocuzione con tutti, guardando al merito delle proposte. Se un`idea è buona non dev`essere respinta, da qualunque forza politica provenga. Anche se al di là della riforma, restano problemi di organizzazione degli uffici di cui ho parlato anche con l`Anm». Giovanni Bianconi