L’INTERVISTA/1: Roberti: “Una mannaia assurda imporre di terminare un`indagine in 90 giorni” (La Repubblica)

LA REPUBBLICA

L`INTERVISTA/FRANCO ROBERTI, PROCURATORE NAZIONALE ANIINIAFIA
Roberti: “Una mannaia assurda imporre di terminare un`indagine in 90 giorni

ROMA. Franco Roberti, il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, legge le nuove norme sui tre mesi per chiudere le indagini ed esplode: «Sono superflue e pericolose perché introducono termini iugulatori che difficilmente il pubblico ministero può rispettare. Quindi contribuiscono solo a burocratizzare la sua funzione e rischiano di strozzare il momento più
delicato della sua attività, la valutazione degli elementi di prova raccolti».

Perché lei dice che sono norme «superflue», c`erano già nel codice e le riscrivono? «Parto da una norma molto importante ma poco citata del
codice di procedura, l`articolo 124, che obbliga tutti i pubblici ufficiali che intervengono nel processo, a cominciare dai magistrati, a osservare le norme. Il 124 obbliga il capo dell`ufficio a vigilare sul rispetto delle regole
“anche ai fini disciplinari”. Il procuratore generale vigila a sua volta su questo sistema, come già prevede la legge».

Se è già tutto scritto perché si fa una legge in più? «Anziché burocratizzare il processo penale con nuove norme, bisognerebbe far funzionare bene quelle esistenti, valorizzando il ruolo di controllo dei dirigenti. Nel codice di procedura c`è già l`articolo 405 che recita:  “Il pm chiede il rinvio a giudizio entro 6 mesi dalla data di iscrizione della persona indagata”, termine prorogabile fino a 2 anni per i reati più gravi come mafia
e terrorismo».

Ma il governo ora v`impone di chiudere tutto in tre mesi, a pena di avocazione… «Il rispetto di questo termine può non dipendere dal pm, perché la polizia giudiziaria può non aver depositato l`informativa
finale, perché il pm, in indagini complesse, sta studiando a fondo gli atti o perché il gip non ha ancora risposto sull`eventuale richiesta cautelare. L`intervento del Pg cadrebbe come una mannaia nella fase più delicata delle indagini, quella della valutazione delle prove in vista della richiesta
finale. Senza contare che il pm è obbligato a cercare anche le prove a favore dell`indagato e ciò può comportare ulteriori dilazioni».

Se il pm è lento non è giusto minacciare l`avocazione? «Nuove norme sono superflue. Basta leggere il codice di procedura dall`articolo 405 in avanti che disciplina già l`intervento del pg in caso di inerzia
del pm. Allora perché complicare ulteriormente questa fase già complicata? Da un lato si chiede al pm la massima ponderazione nel valutare i fatti,
dall`altro lo si inchioda a un ulteriore termine a pena di avocazione.
E non si valorizza, come si dovrebbe, il ruolo di controllo del capo della procura».
Il viceministro Costa dice che se si allunga la prescrizione serve un bilanciamento. «Non sono d`accordo perché, come ho già detto, la prescrizione dovrebbe essere bloccata con il rinvio a giudizio, mentre è
inutile e dannoso prolungarne a dismisura i termini, com` è stato fatto per la sola corruzione, in quanto significa solo rischiare di rimandare alle calende greche la definizione del processo in barba al principio costituzionale
di ragionevole durata del processo».

Forse si vuole punire il pm visto che si prevede anche un illecito
disciplinare se iscrive gli indagati con ritardo.
«Altra novità superflua perché c`è già l`articolo 335 del codice che obbliga il pm a iscrivere
immediatamente la notizia di reato e il nome dell`indagato dal momento in cui risulta, violazione passibile di sanzione disciplinare».

Ascolti fraudolenti, restano 4 anni di galera per chi registra un colloquio. «Inutile doppione perché già esiste l`illecita interferenza nella
vita delle persone. Penso soprattutto alla vittima di estorsione od usura che registra i colloqui col proprio aguzzino. È vero che la norma la fa salva in sede
giudiziaria, ma l`effetto potrebbe essere quello di un`ulteriore deterrenza per chi vorrebbe collaborare alle indagini. Ma la legge dovrebbe almeno definire
il concetto di fraudolenza».

È necessaria una legge per stabilire quali intercettazioni usare nelle ordinanze? «Invito tutti a leggere una direttiva del procuratore di Roma Pignatone sulla rilevanza o meno di un`intercettazione e sulla
sua trascrizione. Nei casi dubbi di rilevanza, la polizia deve sottoporre
il testo al pm che deciderà se va trascritta e riportata nell`informativa. È un eccellente esempio di assunzione di responsabilità del capo dell`ufficio e del pm che, se applicato sempre, renderebbe superfluo ogni ulteriore intervento normativo».
LIANA MILELLA 

Foto del profilo di admin-oua

admin-oua