L’INTERVISTA/1: Violante: «Se un magistrato fa militante allora non può più essere giudice» (L’Unità)

L’UNITA’

Intervista a Luciano Violante
Violante: «Se un magistrato fa militante
allora non può più essere giudice»
L`ex presidente della Camera: «Alcune toghe si comportano come una parte
politica ma in questo modo causano gravissime ferite agli equilibri costituzionali»

«Il dottor Morosini è un uomo colto, un magistrato autorevole, componente dell`organo di governo interno dei magistrati. Da lui ci si attende equilibrio, rispetto istituzionale e senso di responsabilità. Le sue dichiarazioni non rispondono a questi criteri: a me sembra che si sia posto fuori della deontologia professionale del magistrato. È un episodio che getta un`ombra preoccupante sul Csm e su una parte della magistratura. Perché se un giudice fa il militante di parte «non può più fare il giudice». Luciano Violante, ex magistrato ed ex presidente della Camera, ha un giudizio netto su quello che sta accadendo in queste settimane fra il governo e la magistratura.
La tensione è evidente e gli appelli ad abbassare i toni si fanno sempre più velleitari. Siamo allo scontro? «Ma la tensione la stanno creando alcuni magistrati: prima il presidente del Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo con le sue parole, ora l`autorevole consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura Piergiorgio Morosini. In che misura le posizioni del dottor Morosini sono condivise dagli altri magistrati? Gli altri componenti del Csm si riconoscono nelle descrizioni del loro collega?
E i giudizi insultanti da lui pronunciati sono compatibili con la terzietà del giudice? Queste prèse di posizione arrecano una grave ferita agli equilibri costituzionali. Mi chiedo: come si fa a dire che si vota “No” al referendum per difendere la Costituzione per poi comportarsi in modo così lesivo della Costituzione stessa?».
In molti dicono che si è tornati ai tempi di Berlusconi e del conflitto permanente con i giudici. È d`accordo? «Ma in quegli anni era l`onorevole Berlusconi che attaccava la magistratura per i propri problemi personali. In questo caso ci sono alcuni magistrati, e non la magistratura, che stanno diventando parte politica. Il tono del dottor Davigo, per quanto non accettabile, era ben diverso da quello del dottor Morosini: il tipo di proposizioni usate del consigliere del Csm fanno di un magistrato un militante di parte privo dell`equilibrio proprio del giudice che costituisce un diritto dei cittadini. Il magistrato deve essere e apparire imparziale. Quello di Morosini è un attacco che potrebbe fare un militante di opposizione, non un giudice. Domani con quale fiducia un cittadino può presentarsi davanti a lui?».
Sul tavolo ci sono la riforma della giustizia e quella costituzionale
che ad ottobre andrà alla prova del referendum confermativo. Ritiene che il momento politico abbia un qualche peso sulla situazione di tensione che si è venuta a creare? «Le riforme, intese come cambio di regole che disciplinano la vita sociale, politica e economica di un paese, cambiano gli equilibri di potere, anche personale; chi teme di perdere potere ovviamente protesta. Ciò non toglie che comunque bisogna andare avanti sulla strada delle riforme, ascoltando i pareri diversi, rispettandoli e eventualmente correggendo i punti che necessitano di miglioramenti; ma non bisogna farsi distrarre da polemiche e da uno scontro che ha come unico obbiettivo quello di bloccare tutto».
E chi vorrebbe bloccare tutto? «Non faccio l`errore di accomunare in questa categoria tutti i contrari alla riforma costituzionale. Ma un sistema
instabile fa comodo a chiunque ha acquisito in via di fatto poteri eccedenti
le regole costituzionali e le proprie competenze».
Certo non ha aiutato a stemperare la tensione la richiesta avanzata e poi ritirata dal consigliere laico del Csm, in quota Dem, Giuseppe Fan fani di aprire una pratica contro i magistrati di Lodi le cui indagini hanno portato all`arresto del sindaco. Non crede?

Foto del profilo di Andrea Gentile

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