IL MESSAGGERO
L`intervista/Santi Consolo
Consolo: «La carenza di organico non c`entra solo una drammatica coincidenza»
ROMA Una «drammatica coincidenza». Due suicidi in 24 ore a Regina Coeli, secondo il capo del Dap Santi Consolo, non possono essere letti «strumentalmente», soprattutto dopo il riconoscimento di Strasburgo sugli enormi progressi compiuti dall`Italia nell`affrontare la questione sovraffollamento.
È vero, presidente, i detenuti tre anni fa avevano toccato quota 68mila e oggi sono scesi a 52.700. Tuttavia, due detenuti che si tolgono la vita nella stessa sezione e che vengono soccorsi dal medesimo agente penitenziario non rappresentano un`emergenza? «Più che una situazione di emergenza è una triste coincidenza, peraltro verificatasi nell`ambito di un istituito, qual è Regina Coeli, che ha già avviato moduli detentivi nuovi e che sta dando particolare
attenzione all`attività trattamentale».
Facciamo un passo indietro: i sindacati lamentano una grave
carenza di personale. «I dati dicono che la sezione nuovi giunti ospita 107 detenuti di cui sei in alta sicurezza. Si tratta di 58 camere detentive su tre livelli. Non si può parlare dunque di sovraffollamento ma di difficoltà
nell`organizzare l`accoglienza. Si tratta di detenuti spesso accusati di gravi reati e che vivono una situazione di grande disagio. Non tutti sono in regime di grande o grandissima sorveglianza, peraltro non da noi arbitrariamente decisa ma all`esito di valutazioni psicologiche e psichiatriche».
Ma quanti erano gli agenti in servizio, per l`esattezza? «Quando si è tolto la vita Ludovico Caiazza erano in due, tre il giorno successivo quando si è suicidato Theodor Eduard Brehuescu».
Un numero sufficiente? «È evidente che vi è una situazione di carenza di organico, non solo a Regina Coeli ma in tutta Italia. Abbiamo dovuto far fronte ad altre esigenze, come la sicurezza nei tribunali o le istanze di
altri magistrati. E` anche vero, però, e questo va ben chiarito, che i suicidi non si sono verificati per carenza di organico. Ridurre il dibattito a questo è inutile e sterile».
Cosa intende dire? «Per Caiazza era stata prevista la grande sorveglianza, con controlli ogni quindici minuti, che sono stati rispettati, in esito a
una visita psicologica. Avrebbe dovuto incontrare anche uno psichiatra. Brehuescu, invece, dal 14 maggio non era più in regime di sorveglianza ma era stato trasferito, su sua richiesta, in una cella singola: non aveva mai manifestato pensieri suicidi, ma era comunque un ragazzo di 18 anni,
straniero e in una situazione di grande disagio».
Sta forse dicendo che c`è una carenza di psichiatri e psicologi? «Senza dubbio abbiamo bisogno di una più completa assistenza. La sanità in carcere, un tempo in capo al ministero della Giustizia, è ora affidata alle Regioni e alle Asl. Si tratta di affinare i percorsi di sostegno e di potenziarli».
Ma perché non mettere le persone a rischio suicidio in cella con altri detenuti anziché da soli? «L`esperienza purtroppo ci insegna
che, in questi casi, la persona che decide di farla finita si apparta in bagno e compie il gesto estremo».
Perché, allora, non fornire loro lenzuola di carta? «Si può anche immaginare una cella completamente vuota e il detenuto completamente nudo. Forse, però, c`è da chiedersi se sia un bene: una situazione di questo tipo non rischia alimentare un istinto suicidario? La soluzione passa per la collaborazione di tutti gli operatori nell`offrire la speranza di costruire un
progetto di vita futura».
I sindacati penitenziari lamentano una carenza del 20% di personale: 39mila a fronte di un organico di circa 45mila. «Purtroppo è un problema che condividiamo con le altre forze di polizia e il ministro Orlando ha fatto propria la mia richiesta di implementazione dell`organico. Già da tempo stiamo analizzando la possibilità di applicare
il personale presente al Dap presso gli istituti del Lazio, una volta a settimana. Si potrebbe recuperare un discreto numero di personale». Silvia Barocci