LA REPUBBLICA
D’Ambruoso: “Pochi giudici specializzati per un reato così complesso il rischio è che tornino libere persone pericolose”
ROMA. «Non conosco le carte, quindi mi limito a dire che le decisioni del giudice sono sempre rispettabili».
Il magistrato Stefano Dambruoso, prima di essere eletto alla Camera con Scelta civica nel 2013, si è occupato di Al Qaeda, ha ricoperto incarichi all`Onu e alla Ue come analista della materia, ed è persona troppo esperta per
entrare nel merito dell`inchiesta di Bari.
Dambruoso, non è però la prima volta che vediamo presunti terroristi scarcerati pochi giorni dopo l`arresto. C`è il rischio di liberare persone pericolose? «Il rischio, obiettivamente, c`è. Anche perché il profilo del terrorista non è univoco e non è sempre semplice individuarne i connotati. Ci sono ad esempio i lupi solitari, che si radicalizzano senza uscire di casa davanti al web, e ci sono i criminali di quartiere che, come a Molenbeek, mutano le loro inclinazioni dallo spaccio alla jihad. Il terzo profilo, quello più preoccupante, riguarda i gruppi che dalla Siria e dall`Iraq arrivano in Europa per compiere attentati».
Se un gip decide per non convalidare un fermo, vuol dire che quel soggetto è vittima di un errore? «Non necessariamente. In molti casi il giudice ritiene che gli indizi raccolti siano comunque sufficienti per considerare una persona pericolosa per la sicurezza nazionale e quindi da espellere dal territorio italiano. L`associazione terroristica internazionale è
un “reato di pericolo”, che ci consente di intervenire prima che si compia il fatto. Non dobbiamo dimostrare che l`attentato sarà commesso in
Italia, o in Siria, perché la norma è orientata alla prevenzione e quindi non lo richiede. Negli ultimi mesi ci sono state stragi preparate in 20-30
giorni, e non è sempre possibile intervenire con una investigazione classica».
Nel suo libro, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti scrive che potrebbero essere utili giudici specializzati sui reati di terrorismo. È d`accordo? «Sì. Altrimenti può capitare che a valutare situazioni complesse siano gip che nell`arco di una mattinata passano da casi di bancarotta a furti aggravati e terrorismo. Appena sono arrivato in Parlamento ho depositato una proposta di legge ad hoc, recepita dal decreto Alfano del 2015 nella parte in cui proponevo l`istituzione di una Procura nazionale antiterrorismo. Non è stata accettata, invece, la parte sulla magistratura giudicante».
Perché? «Magistrati importanti come Armando Spataro e Giuseppe Pignatone in commissione Giustizia si sono detti contrari».
Perché lei ritiene che sia un reato così diverso dagli altri? «Per la prima volta è entrata nelle considerazioni del nostro legislatore l`attività condotta prevalentemente all`estero. Quando studiavamo legge noi, ragionavamo sulla competenza territoriale, senza pensare a cosa succedeva fuori dall`Italia. Questo fa davvero la differenza rispetto alla stragrande maggioranza dei reati commessi dalla criminalità organizzata non terroristica». FABIO TONACCI