IL MESSAGGERO
Ferri: «Rispettare le norme, le registrazioni
non siano strumento di lotta politica»
lun.11 – ROMA Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia del governo
Renzi, la legge così: «Le intercettazioni non possono diventare strumento di lotta politica».
E mentre la riforma, ferma al Senato, subisce una nuova accelerazione
dopo l`inchiesta di Potenza, Ferri assicura che il provvedimento, sul quale adesso il governo spinge, non limiterà l`impiego degli “ascolti” nelle indagini
delle procure. L`obiettivo è però sempre lo stesso: per il governo è prioritario tutelare la privacy di chi non è indagato e delle persone che sono addirittura
estranee alle indagini. «Basterebbe il rispetto delle norme già vigenti», dice. Ma poi puntualizza che è indispensabile una disciplina sulla questione.
Dopo l`inchiesta di Potenza la riforma delle intercettazioni è tornata ad essere una priorità, secondo lei, l`approvazione deve avvenire più velocemente possibile? «Le intercettazioni sono uno
strumento investigativo indispensabile: hanno portato grandi risultati nella lotta contro la criminalità organizzata o per i reati contro la pubblica amministrazione. Non possono però diventare strumento di lotta politica.
Di qui la necessità di evitare la pubblicazione quando riguardano fatti estranei all`oggetto delle indagini».
Secondo lei, da chi vengono utilizzate per la lotta politica? «Parlo in generale, le intercettazioni devono avere una valenza solo all`interno del processo»
Quali sono gli ostacoli da superare? «Non ci sono ostacoli basterebbe
applicare sempre quanto affermato più volte dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea dei diritti dell`uomo, che hanno ribadito la necessità di
tutelare la privacy dei soggetti non indagati e, addirittura, degli stessi indagati in relazione a vicende private estranee ai reati contestati».
Pensa che le modifiche riguarderanno anche l`uso delle intercettazioni nelle inchieste? «Il Presidente del Consiglio lo ha escluso, non si può rinunciare ad uno strumento così importante, del resto, i presupposti previsti sono già rigidi e stringenti se correttamente applicati, come di regola avviene. È necessario invece rafforzare e attuare pienamente le regole che impediscono sin dall`inizio l`ingresso nelle carte processuali di conversazioni che non hanno alcuna ” attinenza con l`oggetto specifico dell`indagine stessa».
La delega non prevede soltanto un innalzamento delle garanzie in merito alla riservatezza ma anche una revisione dell`impiego delle intercettazioni in fase cautelare, pensa che lavorerete anche su
questo fronte? «Credo che ogni intervento normativo non possa riguardare
la modifica dei presupposti di autorizzazione delle intercettazioni ma debba andare unicamente nella direzione appena indicata».
Il clima tra governo e magistratura è di nuovo teso, pensa che la nomina di Davigo possa aiutare a trovare una mediazione? «Penso che la partecipazione alla giunta di tutte le componenti dell`Associazione nazionale magistrati rafforzerà il dialogo costruttivo anche con la politica. Un dialogo di cui il nostro Paese ha forte bisogno: politica e magistratura devono confrontarsi senza pregiudizi reciproci per il bene dell`Italia. L`equilibrio tra i poteri dello Stato è fondamentale per il nostro assetto costituzionale. In questa direzione va anche la volontà del Governo di dare una giustizia di qualità al Paese in linea con gli standard europei».
Alcune procure hanno già dato direttive alla polizia giudiziaria di escludere le conversazioni che riguardano la vita privata degli indagati e le persone estranee alle indagini, secondo lei, sarebbero sufficienti linee guida di questo tipo? «Si tratta di iniziative importanti,
meritorie, ma adottate da singoli uffici. Proprio per questo motivo sarebbe opportuno che ciò fosse recepito a livello nazionale. Sono soluzioni che
possono essere anche organizzative e comunque necessitano di una disciplina
di carattere generale ed organica sul punto». Valentina Errante